È Solo la Fine del Mondo, la recensione: la famiglia secondo Dolan

Autore: Elisa Giudici ,

Nonostante le aspre recensioni di parte della critica, a Cannes ha conquistato il Grand Prix della Giuria e rappresenterà il Canada agli Oscar. Sembra quindi che il nuovo film del giovane cineasta più chiacchierato al mondo, il canadese Xavier Dolan, sia destinato a dividere il pubblico anche all'uscita delle sale italiane, dove approda questa settimana È Solo la Fine del Mondo. D'altronde a questo punto della sua precoce e sfavillante carriera, Dolan ha reso chiarissimo l'assunto che, sedendosi sulla poltroncina in vista dell'inizio di un suo film, non sapremo mai cosa ci attende. 

È Solo la Fine del Mondo lo ha lui stesso definito il suo film più oscuro e triste, in maniera figurata e letterale, grazie alle immagini scure e ai tagli di luce polverosi che regala la notevole fotografia di André Turpin a questo dramma familiare. Dolan infatti torna sul suo palcoscenico preferito, quello delle famiglie disfunzionali, adattando per il grande schermo un'opera di Jean Luc Lagarde. L'argomento è trattato in maniera così diretta, tuffandosi a capofitto nei rancori e nelle passioni di questo nucleo familiare, che il film sembra al contempo uno scatto secco, una sorta di cortometraggio di 90 minuti, e un'epopea senza fine, rendendo la pellicola quantomeno disorientante. 

Advertisement

LuckyRed
Il nuovo film di Xavier Dolan è È Solo la Fine del Mondo
Gaspard Ulliel in È Solo la Fine del Mondo

Il punto di vista scelto da Dolan è un personaggio vuoto, enigmatico, uno specchio che non esprime nulla, a parte una vaga insofferenza per un luogo a cui è tornato dopo 12 anni di assenza e dove non vorrebbe essere. Louis (Gaspard Ulliel) ha 35 anni e una malattia terminale, che lo ha spinto a tornare in Canada per informare la sua famiglia. Saranno proprio i tre parenti (una madre affettuosa, una sorella minore che vive del suo mito e un fratello maggiore velenoso e violento) a riempire il film, riflettendo gli estremi sentimenti di odio e di amore che provano nei confronti del figliol prodigo ritroso ed enigmatico. 

Sicuramente È Solo la Fine del Mondo è sorprendente (grazie alle soluzioni stilistiche sempre innovative di Dolan, che qui gira per la prima volta in CinemaScope) e intenso, ma stavolta persino a Dolan sembra sfuggire di mano il voltaggio impazzito di un film che non riesce ad essere sempre coerente con se stesso. Nonostante le ottime interpretazioni di tutto il cast (in cui va a mio parere segnalato in particolare un notevole Vincent Cassel alle prese con un ruolo davvero ingrato), l'impressione è che Dolan stesso sia Louis, un cineasta distaccato che vuole far provare sentimenti che descrive ma non sente, forse persino un po' distaccato dal pubblico che lo venera. 

LuckyRed
Xavier Dolan torna con È Solo la Fine del Mondo
La locandina italiana del film

Se È Solo la Fine del Mondo è il film della prima maturità del giovanissimo regista, allora non sta andando nella direzione attesa, sintomo com'è di un disagio covato nel profondo e mai espresso davanti alla cinepresa, dove invece il suo cinema è da sempre un rigoglioso fluire di passioni ed energia. Rimanendo in campo di melodramma, rimane inferiore a opere più contenute e studiate, ma incredibilmente più potenti, come il bellissimo Frantz di François Ozon, il grande trascurato dalla giuria di Cannes. 

È Solo la Fine del Mondo è nelle sale italiane dal 7 dicembre 2016.

Advertisement
Advertisement
Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!

Sto cercando articoli simili...