Smetto Quando Voglio - Masterclass, criminali con lode: la recensione

Autore: Emanuele Zambon ,

Come riuscire a dare vita ad un sequel che non provochi quel fastidioso effetto déjà-vu? Sydney Sibilia ha formulato - proprio come i nerd accademici di Smetto Quando Voglio - un secondo capitolo che vira con brio dalla farsa all'action comedy. Con Masterclass un'altra produzione italiana (dopo Lo chiamavano Jeeg Robot) reclama di diritto un posto nel cinema solitamente appannaggio quasi esclusivo di Hollywood.

Riecco le più brillanti menti in circolazione, i "ricercatori ricercati" capitanati dal neurobiologo Pietro Zinni (Edoardo Leo). Dopo aver sintetizzato e spacciato una sostanza psicotropa, sono stati arrestati. Sulle loro teste pendono capi d'imputazione che vanno dall'associazione a delinquere al sequestro di persona. Ma, paradossalmente, è la Legge stessa ad offrire loro la possibilità di un'amnistia.

Roma a laurea armata

L'ispettore Paola Coletti - la interpreta la new entry Greta Scarano - intende infatti servirsi del manipolo di accademici per catalogare oltre 30 smart drugs e sgominare il traffico di sostanze stupefacenti. La rappresentante delle forze dell'ordine stringe così un patto con la "banda Zinni": la fedina penale ripulita in cambio di un favore allo Stato. Un topos, quello utilizzato dal regista e dagli sceneggiatori Francesca Manieri e Luigi Di Capua, assai ricorrente sul grande schermo: da Quella sporca dozzina a Suicide Squad passando per 1997 - Fuga da New York e Romanzo Criminale (esplicitamente citato).

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Smetto Quando Voglio - Masterclass non si rifugia nei cliché e negli schemi dell'originale, da cui se non altro riprende l'idea di fondo: ritrarre una generazione di laureati finiti ai margini della società. Da specchio di un'impasse generazionale, la pellicola - ancora una volta - tradisce in realtà una vocazione per l'intrattenimento tout court. Stavolta, però, lo spirito monicelliano che aveva accompagnato le gesta dei soliti ignoti del primo film si lascia contaminare dalle influenze del cinema d'azione americano.

01 Distribution
La 'banda Zinni' alla guida di veicoli del Terzo Reich

Tu vuo' fa' l'americano

Come per la saga di Ocean's Eleven, spazio quindi alle new entry tra le fila dei prof. spacciatori: dai cervelli in fuga Marco Bonini e Giampaolo Morelli - rispettivamente anatomista acciuffato nei bassifondi di Bangkok e massimo esperto di terrorismo internazionale con l'aspetto di un imbonitore tv - all'esperto di diritto canonico Rosario Lisma, il paravento legale della banda.

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Smetto Quando Voglio, con Masterclass, acquisisce i tratti di una rocambolesca saga action girata - per quel che riguarda il sequel e il terzo capitolo intitolato Ad Honorem - back-to-back, in modo da assicurare continuità e fluidità narrativa. Fa (brevemente) capolino persino un enigmatico villain, cervellone pure lui, impersonato da Luigi Lo Cascio.

Funzionale all'epilogo della saga, il film di Sibilia sacrifica volutamente la caratterizzazione dei personaggi a beneficio dell'azione, componente innestata guardando ai successi hollywoodiani (ma non solo) e al cinema di genere nostrano anni '70: una Roma notturna, fotografata con gli stessi filtri acido-fluo dell'originale del 2014, fa da cornice alle scorribande di Leo & Co. a bordo di un furgone truccato come un bolide di Fast & Furious ed equipaggiato come l'iconico modello utilizzato dall'A-Team.

So 80's

In quello che è a tutti gli effetti un revival del cinema anni '80, il regista salernitano si diverte a disseminare qua e là riferimenti alla saga di Indiana Jones (il tunnel dove opera segretamente la banda), Ritorno al Futuro (la sequenza del treno in corsa, in cui viene citato anche 007) e Ghostbusters (chiedere a Pietro Sermonti e al sua bazooka anti-grandine).

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Ne viene fuori un ibrido che coniuga gag e background narrativo della commedia all'italiana con un cinema "alieno", solitamente osservato a distanza. Sydney Sibilia droga Smetto Quando Voglio - Masterclass di un'estetica a metà tra le action comedy hollywoodiane e i gangster movie di Guy Ritchie (Roma come Londra, popolata da una criminalità inverosimile e da ridere).

Il cineasta "stupefacente" poteva giocarsi la carta più prudente e italiana della ripetizione fedele di uno schema di successo. Sceglie di fare altro. Per fortuna.

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