Split, la recensione: Shyamalan costringe e convince con James McAvoy

Autore: Elisa Giudici ,

Il successo incredibile di Il Sesto Senso è stato la croce che M. Night Shyamalan è stato costretto a portarsi dietro sin dal 1999. Nel 2017, dopo aver abbandonato i progetti faraonici degli studios e aver iniziato una prolifica collaborazione con il produttore Jason Blum, il regista horror sembra aver trovato la sua giusta dimensione. Split non è solo il primo thriller a tinte horror che convince davvero in questa nuova annata cinematografica, ma è anche una sferzata di positività e un enorme passo avanti nella carriera di un regista messa in crisi dalle aspettative talvolta castranti di produttori e pubblico. 

Universal
La recensione di Split
Anya Taylor-Joy diventera la nuova principessa del genere horror?

Le possibilità di Jason Blum, nonostante il supporto di Universal, sono comunque limitate, però sono proprio questi limiti a tirare fuori il meglio di Shyamalan. Con Split il regista sfrutta a suo vantaggio i limiti fisici (una location sotterranea costretta, dove manca lo spazio e la luce) e produttivi della pellicola (pochissimi attori, una sola star e davvero una manciata di set da decorare), tornando a puntare innanzitutto sulla regia e sui movimenti di camera, sul come e quando inquadrare cosa per dare precise sensazioni allo spettatore e guidarlo come vuole nella sua storia, senza l'assillo di colpi di scena o twist da servigli. 

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Quello che il regista nato in India serve in sala è invece un thriller capace di angosciare il giusto, di costruire una tensione via via più acuta, di dare quel brivido generato da una personalità imprevedibile e psicotica. Sin da subito ci viene però suggerito che la mente non convenzionale potrebbe non essere quella di Kevin, corpo ospitante di 23 distinte personalità che si danno il cambio nei "momenti di luce", ma anche quella di Casey, la riservatissima e scostante ragazza che si ritrova con due coetanee nell'incubo sotterraneo del loro rapitore.

L'unico vero passo falso di un film che conosce il suo valore e aspira a giocarsi al meglio le proprie carte, senza strafare, è il minutaggio dedicato alla psicologa che segue il caso di Kevin; è un inutile momento spiegone che sottrae tensione a un thriller che non punta certo tutto sulla sua trama.

Universal
La recensione di Split
La locandina del film

Se il volto di Anya Taylor-Joy è ancora una volta la tela perfetta su cui dipingere orrori psicotici (dopo i già ottimi The VVitch e Morgan), la parte del leone la fa James McAvoy, che si ritrova per le mani il dilemma di caratterizzare una decina di personaggi differenti e ne esce con notevole malizia e maestria, puntando sulla fisicità delle personalità che abitano il corpo di Kevin. Risulta efficace anche l'idea di accostare visivamente il senso grottesco di un adulto "abitato" da un bambino o da un'impettita signora. L'impressione è che, libero dall'assillo di impressionare o piacere, McAvoy si diverta anche parecchio.

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Split insomma è un solido film d'intrattenimento che vede Shyamalan riprendere confidenza con le sue doti di regista e conferma due volti interessanti del cinema di oggi. A volte l'accesso ai budget enormi degli studios e la popolarità del pubblico possono rivelarsi un legaccio più che una possibilità, come ci ha raccontato lo stesso regista in una recente intervista con gli attori protagonisti.

Split arriverà nelle sale italiane dal 26 gennaio 2017.  

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