'Fermo o sparo': Callaghan e gli altri, i 20 migliori film polizieschi

Autore: Emanuele Zambon ,

Nottate trascorse sorseggiando un caffè annacquato, spese in casi rompicapo tra scrivanie ricolme di scartoffie e "strade violente". Dura la vita degli sbirri del cinema, figure complesse che hanno infarcito di piombo il grande schermo.

Dopo le classifiche delle più belle pellicole di sempre e del trash all'italiana, abbiamo selezionato i 20 migliori film polizieschi. Nel farlo abbiamo sacrificato diversi titoli che verranno però inseriti nella hit parade dei noir/thriller del cinema (che uscirà a breve sul sito).

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Mel Gibson e Danny Glover, coppia di sbirri in Arma Letale
Mel Gibson e Danny Glover in una scena di Arma Letale (1987)

Non preoccupatevi troppo, quindi, se nella Top 20 dei cop movies non vi sarà traccia di cult quali Seven, La fiamma del peccato o Il lungo addio. Troveranno spazio nella nostra prossima classifica. Questo perché sul grande schermo i confini del genere poliziesco, del noir e del thriller spesso sono apparsi labili, sfumati dalla letteratura hard-boiled (o pulp).

Prima di avventurarci nei polizieschi più entusiasmanti di sempre, è bello citare pellicole appartenenti a generi differenti ma che comunque presentano affinità con indagini e distintivi: da Chi ha incastrato Roger Rabbit, in cui il compianto Bob Hoskins dà vita al leggendario investigatore privato Eddie Valiant, a I due superpiedi quasi piatti, in cui Bud Spencer e Terence Hill risolvono il caso del "cinese del molo 16" a scazzottate. E che dire del maldestro tenente Frank Drebin (Leslie Nielsen) di Una Pallottola Spuntata, celebre parodia del filone assieme a Scuola di Polizia?

Nella serialità televisiva, poi, il genere ha trovato terreno fertile: da Starsky & Hutch a Miami Vice, deriva "pop-oliziesca" in cui gli agenti Don Johnson e Philip Michael Thomas somigliano più a dei modelli di Armani che al prototipo del piedipiatti.

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Ecco la Top 20 dei migliori polizieschi di sempre:

20) Roma a mano armata

Roma a mano armata, il poliziesco all'italiana di Umberto Lenzi
Tomas Milian e Maurizio Merli nella locandina di Roma a mano armata

Merita un posto nella nostra Top 20 del poliziesco anche uno dei titoli più rappresentativi del panorama italiano anni '70 del cosiddetto "poliziottesco". Un filone che prese il testimone dalle mani dello spaghetti western e che sostituì cavalli e sceriffi con volanti e commissari. Roma a mano armata, per la regia dello specialista del genere Umberto Lenzi, riunisce i due nomi di maggior successo del poliziesco all'italiana, ovvero Maurizio Merli e Tomas Milian (che sul set si detestarono). Il primo impersona, come sempre, il violento e ostinato commissario Tanzi, mentre il "Monnezza" Milian presta il volto al subdolo e sanguinario Gobbo, criminale partorito dalla penna dello sceneggiatore Dardano Sacchetti col contributo dello stesso Lenzi e vagamente ispirato alla figura di Giuseppe Albano, il Gobbo del Quarticciolo. Il film ripropone i canovacci del cinema di genere di quegli anni attraverso la consueta ricetta a base di violenza esasperata, inseguimenti e realismo, elementi questi fortemente debitori al rivoluzionario poliziesco di Friedkin, Il braccio violento della legge. Memorabili i ceffoni menati dall'angelico baffuto Merli e le battute pregne di volgarità ideate dallo stesso Milian ("A La Pira Galeazzo, siccome nun c'ho 'na lira t'attacchi ar ca*#o!"). Piombo rovente made in Italy.

19) Danko/Cobra

Da Danko a Cobra, il cult d'azione anni '80
Arnold Schwarzenegger in Danko, Sylvester Stallone in Cobra

Impossibile non citare nella Top 20 dei polizieschi due pellicole significative delle icone action anni '80: Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone, alfieri del cinema muscolare di quegli anni. Con Danko il regista Walter Hill corregge il tiro: dal conflitto razziale che aveva caratterizzato 48 ore - sbirro bianco e irascibile vs detenuto di colore - alle divergenze politico-culturali di cui si rendono protagonisti il "sovietico" Schwarzenegger e lo yankee Jim Belushi, costretti a fare squadra per catturare il pericoloso trafficante internazionale Viktor Rosta. Un cult poliziesco che si permette il lusso di citare l'Harry Callaghan di Clint Eastwood (vedi la teoria della supremazia della 44 Magnum). La storia di Cobra ha inizio, invece, da... Beverly Hills Cop (il paragrafo in basso dedicato al film con Eddie Murphy spiega il perché). Marion Cobretti è lo spregiudicato tenente della polizia di Los Angeles, specializzato nella cattura (più che altro nell'uccisione) di maniaci. Dice di "andare pazzo per la conversazione" e si qualifica come la "cura" per il Male. Ray-ban a specchio, barba di tre giorni e stecchino tra le labbra: un personaggio che va al di là di un action poliziesco senza infamia e senza lode.

18) La calda notte dell'ispettore Tibbs

Dietro l'indagine su un misterioso omicidio si nascondono frizioni sociali declinate nella politica razzista di una piccola città del Mississippi. Il film diretto da Norman Jewison risulta un po' datato nella messinscena e nel ritmo (sul tema va ricordato anche il drammatico Mississippi Burning - Le radici dell'odio), ma vanta le formidabili interpretazioni di Rod Steiger e Sidney Poitier, rispettivamente il capo della polizia locale Bill Gillespie - afflitto dall'insonnia e gran consumatore di chewing-gum - e l'ispettore Virgil Tibbs, sobrio e valente investigatore della Omicidi di Philadelphia. Graffiante ritratto del malcostume tipico di una certa realtà americana degli anni '50 e '60, che regala alcune battute memorabili ("Cose che tu non devi fare, eh?", esclama il "razzista" Gillespie all'indirizzo di Tibbs mentre i due attraversano una piantagione di cotone).

17) La scorta

La scorta, Ricky Tognazzi firma un dramma dai toni documentaristici
Enrico Lo Verso, Claudio Amendola e Ricky Memphis in una scena del film

Più che un poliziesco un vero e proprio dramma calato in un contesto storico ben definito: quello dello stragismo di stampo mafioso dei primi anni ‘90. Il regista Ricky Tognazzi coniuga cinema di impegno civile e azione in un film che si inserisce nel filone del neo-neorealismo (alla stregua di Mery per sempre di Marco Risi). Complice quello che in gergo viene denominato “il pedinamento zavattiniano”, La scorta, che pure non brilla per azione e ritmo (difetti perdonabilissimi), ha il pregio di mostrare al pubblico gli equilibri e i rischi di una professione spesa in estenuanti attese e delicati spostamenti. Manifesto corale della lotta a Cosa Nostra in cui Claudio Amendola, Enrico Lo Verso, Ricky Memphis e Tony Sperandeo sono i fedeli agenti al servizio del coriaceo magistrato impersonato da Carlo Cecchi.

16) Serpico

Realismo e violenza al servizio di un dramma asciutto e senza retorica. Frank Serpico entra nella NYPD all'inizio degli anni '60, scoprendo via via abusi di potere e casi di corruzione all'interno del dipartimento. Rifiuta di aderire alle deplorevoli pratiche dei suoi colleghi, suscitando il disprezzo di buona parte del corpo di polizia. Finirà con l'agire senza la copertura dei partner in una delicata azione per conto della narcotici. Sopravvissuto ad un colpo d'arma da fuoco che lo centra in pieno volto, il detective di origini italiane denuncerà alla stampa e ai giudici il marcio nella polizia. Dirige Sidney Lumet mentre Al Pacino - doppiato in un misto di americano e napoletano da Ferruccio Amendola - impersona l'onesto e nevrotico Serpico (i due collaboreranno due anni dopo in Quel pomeriggio di un giorno da cani). Piccola curiosità: il look di Serpico e l'incorruttibilità dello stesso ispireranno il personaggio del maresciallo Nico Giraldi, protagonista di una fortunata saga trash con protagonista Tomas Milian.

15) Bullitt

Steve McQueen in Bullitt, cult poliziesco
Steve McQueen a bordo della mitica Ford Mustang del '68

San Francisco e i suoi caratteristici saliscendi, Steve McQueen e la Ford Mustang. Bullitt, per la regia di Peter Yates, stravolge i canovacci del poliziesco mettendo il re del cool al centro di una torbida vicenda in cui sono coinvolte politica e mafia. Frank Bullitt è il taciturno e diffidente tenente della squadra omicidi che indaga su un regolamento di conti in un thriller dai tempi dilatati divenuto un cult (anche) per la celebre sequenza dell’inseguimento in auto. Dietro lo sguardo corrucciato e i silenzi, McQueen modella un personaggio che travalica i confini del film di Yates per insediarsi nell'immaginario collettivo come icona di fascino e stile, di lealtà e (anti)eroismo. L'attore de La Grande Fuga studiò attentamente la figura del vero detective Dave Toschi, salito alla ribalta della cronaca nera per le indagini riguardanti i delitti dello Zodiaco, gli stessi che qualche anno più tardi ispireranno il primo film della serie di Callaghan e, in tempi recenti, il thriller con Robert Downey Jr. e Jake Gyllenhaal. Il remake di Bullitt con Brad Pitt, di cui si vociferava agli inizi del 2000, non ha mai visto la luce.

14) Black rain - Pioggia sporca

Due detective di New York - il Nick Conklin e il Charlie Vincent di Michael Douglas e Andy Garcia - catturano un gangster nipponico appartenente alla Yakuza (Yusaku Matsuda) e vengono incaricati di garantire l'estradizione del criminale fino ad Osaka. Katane, conflitti mai sopiti fra due superpotenze quali USA e Giappone e codici d'onore convivono in un action poliziesco diretto da Ridley Scott. Douglas accentua magistralmente i difetti di un disilluso veterano della polizia, sempre in vena di esternare al prossimo la propria arroganza. Due nomination agli Oscar (miglior sonoro e montaggio sonoro) e un villain subdolo che in origine avrebbe dovuto avere il volto di Jackie Chan. L'attore rifiutò e la parte andò a Matsuda, gravemente malato di cancro alla prostata e che, nonostante la malattia (sarebbe morto di lì a poco), si rese protagonista di una superba performance. La pellicola è dedicata alla sua memoria.

13) Beverly Hills Cop - Un piedipiatti a Beverly Hills

Per il ruolo dell’indisciplinato poliziotto di Detroit Axel Foley i produttori Jerry Bruckheimer e Don Simpson pensarono a Mickey Rourke. Era il ’77 e non se ne fece più niente. Venne in seguito contattato Sylvester Stallone. Sly mise mano allo script, cambiando il cognome del protagonista in Cobretti e riducendo al minimo le trovate umoristiche in favore di una più spiccata componente drammatica. L’attore di Rambo non convinse Paramount (le idee di Sly vennero in seguito sfruttate per Cobra) che decise di assoldare invece Eddie Murphy, star ai tempi del Saturday Night Live e già protagonista degli irresistibili 48 ore e Una poltrona per due. Nacque così uno dei cult anni ’80, tutto sparatorie e duelli verbali. Da ricordare gli escamotage di Foley per sfuggire ai pedinamenti e l’inconfondibile colonna sonora a firma Harold Faltermeyer.

12) Sherlock Holmes

Sherlock Holmes, Guy Ritchie rinnova il mito dell'investigatore londinese
Robert Downey Jr. e Jude Law in una scena del film

Intrigante, oscuro e bohémien: lo Sherlock Holmes rivisitato da Guy Ritchie è un dandy dall'intuito infallibile col volto di Robert Downey Jr. e i muscoli da Iron Man. Il detective di Scotland Yard abbandona mantellina e copricapo in un reboot ad alto tasso di adrenalina e filologia in cui si concentrano riferimenti all’originale - nato dalla penna di sir Arthur Conan Doyle - e curiosi stravolgimenti. Arguto e scaltro, Holmes è chiamato a sventare un piano criminale quasi fosse un antesignano di James Bond. Il regista di Operazione U.N.C.L.E. offre a Downey Jr. il ruolo della definitiva rinascita, rinforzando il cast con il fido Watson di Jude Law e il satanico villain Lord Blackwood di Mark Strong. Tuffi nel Tamigi, esplosioni e indagini sono gli ingredienti di un action "poliziesco" in cui le intuizioni del regista sono seconde per genialità solo a quelle del protagonista. E poi ci sono gli incontri clandestini nei bassifondi di Londra che assumono la veste di omaggio autoreferenziale a The Snatch (che déjà vu nel veder praticare il baritsu da Holmes, sembra di scorgere lì vicino anche lo "tsingaro" Brad Pitt) e un'affascinante ladra à là Eva Kant col volto di Rachel McAdams.

11) The Nice Guys

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In una psichedelica e notturna Los Angeles del 1977 opera l'investigatore privato Holland March, a cui presta il volto un baffuto Ryan Gosling. Maldestro, isterico e alcolizzato: l'ex autista di Drive è un detective sui generis che spilla soldi a vecchiette svitate e che vive con la scaltra figlia Holly (Angourie Rice). L'incontro fortuito con il "picchiatore" Jackson Healy (Russell Crowe) porterà i due ad indagare su una catena di omicidi nel mondo del porno. La pellicola di Shane Black, già sceneggiatore di Arma Letale e L'ultimo boy-scout, ibrida con equilibrio tempi comici e azione, scazzottate vecchia maniera e battute al vetriolo ("il matrimonio è comprare una casa per qualcuno che odi", sentenzia un disilluso Russell Crowe). Ne esce fuori un divertente pastiche che lega l'action comedy a personaggi che sembrano fuoriusciti dai romanzi hard boiled di Raymond Chandler, in cui una femme fatale come Kim Basinger rende omaggio ai personaggi femminili di James Ellroy. The Nice Guys, col suo perenne cortocircuito di risate e pallottole, si muove tra Vizio di Forma e Il Lungo Addio, questo senza che Black tradisca mai la propria vena da action writer anni '80.

10) Il mistero del falco

John Houston, che in futuro dirigerà titoli indelebili quali Gli spostati e Fuga per la vittoria, siede per la prima volta dietro la macchina da presa per un film noir tratto da un romanzo di Dashiell Hammett ("Il falcone maltese"). Humphrey Bogart ottenne la parte dopo il rifiuto della stella di quei tempi, George Raft. Il mistero del falco si rivelerà un poliziesco a tinte dark, innovativo dal punto di vista della messa in scena (più approfondimento psicologico ) e della fotografia, vedi il gioco di chiaroscuri che accentuano le ombre di un racconto che procede per indagini e sentimenti crescenti. 3 nomination agli Oscar e la definitiva consacrazione di uno degli attori più amati di sempre, che di lì ad un anno avrebbe raggiunto l'apice della propria carriera con Casablanca.

9) 48 ore

Nick Nolte ed Eddie Murphy, la strana coppia di 48 ore
Nick Nolte ed Eddie Murphy sul set di 48 ore

Nel 1982 il regista Walter Hill mette insieme Nick Nolte ed Eddie Murphy, plasmando poliziesco e commedia sulla spigolosità del primo e sull’inconfondibile risata del secondo. Il risultato è uno scoppiettante buddy movie impreziosito da battute al vetriolo ("Ho passato 3 anni in prigione e il c*#!o mi diventa duro anche con un pò di vento!") e inseguimenti. Politicamente scorretto, il film mette in scena un poliziotto scorbutico ad un passo dall'alcolismo (Jack Kates) e un detentuto sbruffone - Reggie Hammond - rilasciato per le sole 48 ore del titolo a scopo collaborativo. Hill rilegge schemi e strutture del poliziesco, giocando su contrasti (uno su tutti quello razziale) e affinità: si passa da movimentate sparatorie a fitti dialoghi senza che il ritmo ne risenta. Vero e proprio apripista di un sottogenere.

8) Infernal Affairs

Il cinema di Hong Kong al suo massimo splendore. Infernal Affairs rende omaggio alla tradizione hard-boiled orientale (quella che ha in Quentin Tarantino uno dei massimi estimatori) attraverso un gangster movie in cui si intrecciano identità e faide famigliari. Più che l'azione - che esplode nel corso del film - è lo script di Alan Mask a fare la differenza, supportato dalla pimpante regia di Andrew Lau. Se guardandolo avvertiste un "leggero" déjà-vu, sappiate che i diritti del film vennero acquistati in seguito da Martin Scorsese, che quattro anni dopo l'uscita della pellicola con Tony Leung Chiu-Wai e Andy Lau realizzò una sorta di remake: The Departed - Il Bene e il Male. 

7) L'infernale Quinlan

Un fulgido esempio del virtuosismo di Orson Welles, che per l'occasione scrive, dirige e recita. L'infernale Quinlan è un formidabile piano sequenza iniziale, un personaggio riprovevole e demoniaco - il capitano Quinlan impersonato da Welles - e un intreccio a dir la verità un po' banale, i cui difetti vengono brillantemente nascosti dal continuo e brillante esercizio di stile del regista di Quarto Potere. Certo che Charlton Heston - imposto al regista dalla produzione - nei panni dell'onesto poliziotto messicano Vargas non è il massimo della credibilità. Lui, biondo e alto quasi un metro e novanta...

6) Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!

Clint Eastwood è l'ispettore Harry Callaghan
Clint Eastwood in una scena del film di Don Siegel

Clint Eastwood è "Harry la carogna", così ribattezzato dai colleghi di dipartimento. Cinico, risoluto, l'ispettore Callaghan (che nell'originale non ha la "g" nel cognome, inserita dalla distribuzione italiana) agisce in solitaria con metodi spicci, anche se minaccia i criminali dicendo loro di non essere proprio da solo ("Fate i bravi, posate l'artiglieria, altrimenti dovrete fare i conti con noi 3: Smith, Wesson e me"). Il riferimento è alla formidabile Magnum Calibro 44, inseparabile arma con cui Callaghan liquida la feccia di San Francisco. Eastwood, che non fu la prima scelta di Don Siegel (prima di lui vennero contattati Paul Newman e Steve McQueen), lega così il suo nome ad un altro eroe western - seppure metropolitano - dopo il bounty killer senza nome della trilogia del dollaro di Sergio Leone. Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! inaugurò assieme a Il braccio violento della legge un nuovo modo di intendere il poliziesco, più crudo e realistico, meno sofisticato dei canoni in voga fino a quel tempo. Indagini più di sciabola che di fioretto, imitate dai più per tutto il decennio dei '70. Un nome su tutti: il Tanzi di Maurizio Merli.

5) Arma Letale

Uno vive in una roulotte sulla spiaggia e presenta una spiccata vocazione al suicidio, l’altro è un affabile veterano del L.A.P.D. più a suo agio dietro una scrivania che in un conflitto a fuoco: Martin Riggs e Roger Murtaugh danno vita ad un mix irresistibile in Arma Letale, poliziesco per antonomasia sceneggiato a soli 27 anni da Shane Black (futuro regista di Iron Man 3 e The Nice Guys) e diretto da Richard Donner, già dietro la macchina da presa di Superman e I Goonies. Battute cult (“sono troppo vecchio per queste stronzate”) condite da humour e pallottole, con due protagonisti formidabili: Mel Gibson e Danny Glover.

4) Cop Land

Sylvester Stallone, sceriffo da Oscar in Cop Land
Sylvester Stallone e Robert De Niro nel finale di Cop Land

Da New York, attraversando il fiume Hudson, si raggiunge la placida e immaginaria cittadina di Garrison, New Jersey. Famosa per l'alta concentrazione di poliziotti tra gli abitanti, ha permesso agli stessi - capeggiati dal veterano Ray Donlan (Harvey Keitel) - di instaurare una fitta rete di traffici illeciti e di rapporti con la criminalità. L'ingenuo sceriffo Freddy Heflin (un imbolsito Sylvester Stallone affetto pure da una parziale sordità) è all'oscuro dei fatti e garantisce la sicurezza della little city con lo stesso piglio del vigile Otello Celletti di Alberto Sordi. Una losca vicenda che coinvolge "Superboy", nipote del poliziotto corrotto Donlan, lo porterà a scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora, spalleggiato dal segugio della disciplinare, Moe Tilden (Robert De Niro) e dal tormentato Figgsy (Ray Liotta). Cop Land, terra di piedipiatti corrotti e sceriffi bolsi che si muovono come fossero in un western. A dirigere è James Mangold, capace di imbrigliare la tensione fino al sanguinario climax che trasforma l'everyman Stallone - ingrassato di oltre venti chili per la parte - in un paladino armato di fucile a canne mozze. Mangold tornerà su temi cari al western prima con Quel treno per Yuma e recentemente con Logan - The Wolverine.

3) Vivere e morire a Los Angeles

Vivere e morire a Los Angeles, Friedkin confeziona un thriller poliziesco perfetto
Willem Dafoe, splendido villain di Vivere e morire a Los Angeles

Dopo aver messo lo zampino su una delle vette del filone poliziesco - Il braccio violento della Legge - William Friedkin fa tabula rasa delle soluzioni visive e dei registri narrativi del genere con Vivere e morire a Los Angeles, nervoso police movie datato 1985. Realizzato con un budget esiguo, il film si avvale di funamboliche riprese di inseguimenti in macchina (omaggio alla tradizione a stelle e strisce dei car chase), effettuate attraverso convulse camera-car poi valorizzate in sede di montaggio. Il regista de L’esorcista sfuma Bene e Male ritraendo una Los Angeles sudicia in cui il poliziotto Chance - lo interpreta il carneade William Petersen - scende a compromessi pur di eliminare il mefistofelico gangster Rick Masters (l’ottimo Willem Dafoe).

2) Gone Baby Gone

È interessante notare come Boston sia una delle mete preferite dai grandi registi quando si tratta di filmare il crimine: Clint Eastwood con Mystic River (tratto dal noir "La morte non dimentica" di Dennis Lehane), Martin Scorsese con The Departed - Il bene e il male, Scott Cooper con Black Mass - L'ultimo gangster. Medesima preferenza anche per Ben Affleck, che nella capitale del Massachusetts ambienta il proprio esordio dietro la macchina da presa: Gone Baby Gone, torbida storia in cui si intrecciano i destini di una bambina di 4 anni, di una madre tossica e di una coppia di investigatori - Casey Affleck e Michelle Monaghan - impegnati a rovistare nel marciume dei bassifondi per risolvere un delicato caso dietro cui si nasconde un'orribile realtà. Sarebbe riduttivo chiamarlo (solo) un poliziesco. Ambientazione, drammaticità degli eventi, cast di altissimo livello (compaiono anche Ed Harris e Morgan Freeman) danno vita ad un'opera che scava nella cronaca nera, quella più aberrante ascoltata nei tg. Stavolta veri.

1) Il braccio violento della legge

Il braccio violento della legge, il cult che ha riscritto le regole del poliziesco
Gene Hackman durante un pedinamento ne Il braccio violento della legge

Il film che più di ogni altro ha stravolto i canoni del poliziesco tramite l'utilizzo di tecniche sperimentali di realizzazione e l'utilizzo di un linguaggio nuovo, meno ovattato, tipico della New Hollywood. Gene Hackman e Roy Scheider sono i detective Jimmy "Papà" Doyle e Buddy Russo, i quali indagano per conto della narcotici di New York su un carico di droga proveniente da Marsiglia. Il regista William Friedkin eleva il genere poliziesco al rango di capolavoro attraverso un film che aderisce a canoni documentaristici, in cui la dialettica è perennemente sospesa tra finzione e realtà. Così come accadrà per Vivere e morire a Los Angeles, ne Il braccio violento della legge una sequela di immagini stilizzate, la scelta di un montaggio ellittico e l'assenza di personaggi prettamente positivi contribuiscono a dare la sensazione di trovarsi dinanzi ad un film verità che ricostruisce con perizia quasi giornalistica il fenomeno della French Connection. Da ricordare la strepitosa e interminabile sequenza dell'inseguimento in macchina/treno, Gene Hackman che acciuffa uno spacciatore travestito da Babbo Natale e le location lugubri. Piccola curiosità: Sergio Rossi, il doppiatore di Hackman, presterà la voce anche al tenente Frank Drebin (Leslie Nielsen) nella saga di Una Pallottola Spuntata.

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