Serial Killer della Storia: Gianfranco Stevanin, il Mostro di Terrazzo

Autore: Rosanna Donato ,

Nel 1994 l’Italia fu sconvolta da una serie di omicidi ad opera di Gianfranco Stevanin, il Serial Killer che uccise ben sei donne - strangolandole e provocandone la morte per soffocamento - e fu soprannominato Il Mostro di Terrazzo e Il Landru della Bassa.

La vita di Gianfranco Stevanin

Gianfranco Stevanin nacque a Montagnana, in provincia di Padova, il 21 ottobre 1960 da Noemi Miola e Giuseppe Stevanin. Ancora bambino, all’età di quattro anni fu mandato in collegio dai genitori. Nel frattempo sua madre cercò di portare avanti una gravidanza che si concluse con un aborto.

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Dopo il collegio e aver frequentato la scuola elementare, compiuti i sette anni Stevanin - ai tempi un bambino molto socievole - si ferì alla testa usando un attrezzo agricolo. Una ferita che necessitò di quattro punti di sutura e che provocò una forte reazione nei genitori, tanto grande da mandarlo in un collegio di suore, dove rimase fino al primo anno di superiori.

Tornato a casa il futuro Serial Killer decise di proseguire con gli studi, iscrivendosi in una scuola pubblica a Legnano. Il 21 novembre 1976, però, ebbe un grave incidente stradale guidando la moto, che gli procurò una frattura frontale e un notevole trauma cranico.

In seguito fu sottoposto a un intervento, che non andrò come previsto a causa delle gravi lesioni riportate dopo l’incidente: lesione bilaterale dei lobi frontali e delle vie nervose collegate al sistema limbico. Questa fu la diagnosi. L'atrofia gli provocò, tra l’altro, delle crisi epilettiche.

Da quel momento in poi la vita di Gianfranco Stevanin cambiò in maniera radicale, avendo riportato un danno neurologico non da poco. Fu lo stesso protagonista, che dopo il fatto lasciò gli studi, ad ammettere che la vita vita non era più quella di una volta:

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Dopo il trauma sono cambiato, ho dovuto cambiare. Sono tornato dall'ospedale e mi sono ritrovato senza amici, senza compagnia. Non potevo più fare il motocross, il mio sport preferito. Ero diventato più tranquillo, misuravo le parole e i fatti. Mia madre era diventata ancora più protettiva di prima, ero sempre sotto una cappa. A scuola non riuscivo a rimanere concentrato a lungo e avevo forti emicranie.

Il Mostro di Terrazzo, Gianfranco Stevavin

Gianfranco Stevanin e la sua vita sentimentale

Nel 1980, all’età di 20 anni, conobbe Maria Amelia, con la quale rimase intimo fino al compimento dei 25 anni. Un rapporto che lo stesso Stevanin considerò il più lungo e importante della sua vita. I due si lasciarono a causa di una malattia che colpì la ragazza. Ma, stano a quanto dichiarato dal Serial Killer, il vero motivo della separazione fu da attribuire ai genitori di lui:

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Finì per colpa dei miei genitori. Hanno fatto di tutto perché la lasciassi. Intervenivano sempre, non mi consideravano un adulto. Dopo di lei ho avuto altri rapporti sentimentali, ma si sono sempre interrotti perché io cercavo la sua sosia e non la trovavo.

Finita la relazione tra i due, Stevanin intraprese una serie di rapporti occasionali, senza instaurare alcun legame con le sue “avventure” di una notte. Fu proprio in questo periodo che iniziò ad immergersi nel mondo delle prostitute, fatto di sesso a pagamento e di grandi soddisfazioni fisiche.

Gianfranco Stevanin: il sesso e le prostitute

Per Gianfranco Stevanin il sesso fu una parte importante della propria vita, tanto da emergere anche nel modus operandi dei suoi omicidi. Il Serial Killer scoprì la sessualità a dodici anni e consumò il suo primo rapporto sessuale a tredici, con una ragazza sposata di 24 anni.

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Queste le parole di Stevanin sulla sua prima esperienza sessuale:

Lei mi ha usato e non mi è dispiaciuto, in questo modo ho conosciuto il sesso in prima persona.

Il problema con il sesso derivò dal provenire da una famiglia molto cattolica, dove la sessualità ebbe un forte peso nella loro vita. La madre, infatti, gli regalò un libro sull'educazione sessuale, senza mai approfondire l’argomento di persona.

Gli omicidi di Gianfranco Stevanin

Il 16 novembre 1994 avvenne il primo incontro tra il Serial Killer e una ragazza austriaca di nome Gabriele Musger, abbordata per strada (una prostituta). Dopo averle chiesto di farle delle foto e aver ottenuto il suo consenso sulla fiducia, la vittima salì nella sua macchina, una Volvo 240 Station Wagon.

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Arrivata a casa di Stevanin, la donna fu vittima di rapporti sessuali violenti e di giochi erotici estremi. Il killer non mancò di scattarle anche qualche foto porno. In seguito, la Musger cambiò idea, rifiutando con un no categorico di farsi bendare e legare ad un tavolo.

Così Stevanin la minacciò con una pistola e la ragazza, il cui intento era quello di liberarsi dal “maniaco”, offrì a lui 25 milioni di lire, dopo il suo tentativo di fuga attraverso la finestra di un bagno. Per tutta risposta, infatti, il killer serial la violentò e la costrinse a salire in auto per ritirare i soldi a lui promessi.

Al casello autostradale di Vicenza Ovest Gabriele riuscì a scappare e a raggiungere una pattuglia della polizia vicino al luogo in cui Gianfranco Stevanin fermò l’auto per pagare il pedaggio. Le autorità lo arrestarono per violenza sessuale, estorsione e possesso di una pistola giocattolo priva del regolare tappo rosso. Successivamente venne condannato a 2 anni e sei mesi di carcere.

L'arresto di Gianfranco Stevanin

Gianfranco Stevanin: le indagini e l’arresto

La polizia perquisì l'automobile e il cascinale del giovane a Terrazzo, in provincia di Verona, che scoprirono essere una vera e propria dimora a luci rosse. Nel luogo furono trovati santini, testi religiosi, oggetti erotici e pornografici come intimo femminile, riviste, videocassette, vibratori, vestiti di cuoio, cinghie e lettere di amanti.

Perquisendo la casa di Stevanin, la polizia trovò ben settemila fotografie, schede particolareggiate di donne che aveva incontrato e contenitori per peli pubici.

Questi peli furono di alcune donne che lui stesso aveva rasato in precedenza. A rivelarlo fu lui stesso:

Provavo piacere a vedere una ragazza adulta come una ragazzina, mi piaceva sentire la pelle liscia, senza peli. Tenevo i peli pubici e i capelli perché pensavo di farmi l'imbottitura di un piccolo cuscino, c'erano già i peli e mi sono detto: perché non mettere anche dei capelli?.

Tra i documenti trovati nel cascinale furono trovati dati inerenti a Biljana Pavlovic e Claudia Pulejo, due ragazze che scomparvero improvvisamente nel 1994. L'uomo si giustificò dicendo di aver avuto con queste ultime solo delle normali relazioni e che i vestiti furono un pegno d'amore da loro lasciatogli.

La polizia si insospettì ulteriormente e fece altri controlli. Nel frattempo il Serial Killer venne condannato a tre anni di reclusione per violenza sessuale, sequestro di persona e tentata estorsione di 25 milioni ai danni di Gabriele Musger.

Il 3 luglio 1995 un agricoltore di Terrazzo trovò vicino alla casa di Stevanin un sacco con al suo interno dei resti di un cadavere. Stevanin venne sospettato di omicidio e il magistrato inviò delle ruspe per cercare altri corpi.

Il 12 novembre 1995 venne ritrovato il corpo di un'altra donna in un altro sacco. Il cadavere fu trovato in un terreno appartenente allo stesso Stevanin e, dopo il test del DNA, si scoprì che il corpo era quello di Biljana Pavlovic. L’1 dicembre 1995 venne ritrovato un terzo corpo, quello di Claudia Pulejo.

Durante l’interrogatorio, il serial killer mantenne un comportamento bizzarro. Tutto ciò che dichiarò, lo smentì poco dopo, sostenendo di essere vittima di vuoti di memoria. A Stevanin furono attribuiti anche gli omicidi di Roswita Adlassnig, un’altra prostituta austriaca presente nel suo schedario, e di una donna mai identificata, fotografata apparentemente morta mentre svolgeva atti sessuali. 

Il 24 settembre 1996, dopo la confessione di Stevanin, venne ritrovato nell'Adige un altro cadavere non identificato, che si scoprì essere di Blazenca Smolijo.

Il processo di Gianfranco Stevanin

Gianfranco Stevanin fu sottoposto a perizia psichiatrica, la quale lo dichiarò processabile e capace di intendere e di volere. Gli esperti, infatti, sostennero che l’uomo era mentalmente capace, intelligente (QI 114) e un abile calcolatore.

La perizia venne contestata dalla difesa perché i disturbi del colpevole - secondo questi ultimi - furono da ricondurre all’incidente di moto, avvenuto in giovane età. È proprio per dimostrare ciò che il Serial Killer si presentò ad ogni seduta con la testa rasata, in modo da rendere evidente a tutti la sua cicatrice.

Il serial killer Gianfranco Stevanin durante il processo

Il 28 gennaio 1998 la prima sentenza della Corte d'Assise di Verona lo condannò all'ergastolo, di cui tre anni in totale isolamento diurno. Nel gennaio 1999 Stevanin decise di vendere tutte le sue proprietà, compresa la casa, per risarcire in qualche modo le famiglie delle vittime.

Il 7 luglio 1999 la Corte d'assise d'appello di Venezia decise di assolverlo dall'accusa di omicidio perché incapace di intendere e di volere, condannandolo solo a 10 anni e mezzo per occultamento e vilipendio di cadavere.

Successivamente la Corte di Cassazione di Roma annullò la sentenza per riesaminare il caso di Gianfranco Stevanin, mentre nel 2000, rinchiuso in un manicomio giudiziario, venne ferito al collo da un colpo di lametta. Il colpo gli fu inferto da un detenuto del carcere.

La sentenza definitiva fu stabilita il 23 marzo 2001, quando la Corte d'appello di Venezia dichiarò che Gianfranco Stevanin era perfettamente in grado di intendere e di volere. Per questo motivo gli venne confermata la condanna all’ergastolo, una sentenza che trovò la totale approvazione della Corte di Cassazione, la quale respinse tutte le istanze della difesa.

Nel 2010 affermò di non ricordare nulla del suo passato e di voler diventare un frate francescano laico. Questo, dopo la morte della madre.

Attualmente il Serial Killer si trova nel carcere di Sulmona, in Abruzzo, dove in passato salvò la vita di un suo compagno di cella, il quale tentò il suicidio per ben due volte.

Gianfranco Stevanin: dalla realtà al cinema

Gli atroci omicidi commessi in passato da Gianfranco Stevanin trovano spazio anche nel mondo del cinema. I due registi Luca Immesi e Giulia Brazzale, infatti, hanno pensato bene di raccontare la sua storia in un film del 2014 intitolato Holiday.

Il film erotico, che vede protagonisti Milton Welsh, Desirèe Giorgetti, Claudia Vismara, Fabio De Caro e Dario Leone tra i tanti, si ispira soltanto alle vicende che hanno visto coinvolto Stevanin.

La storia racconta di Gloria e Linda, due donne che hanno trent'anni e sono una coppia lesbo. La prima è da poco disoccupata, la seconda è una studentessa fuoricorso in rotta con i genitori, che le passano pochi soldi al mese. Per procurarsi il denaro necessario, le due si prestano a spettacoli erotici con la webcam e si prostituiscono.

Arriva l'estate e le ragazze vogliono andare in vacanza, ma non hanno molti soldi da parte: l'unica soluzione è continuare l'attività anche al mare. Tra i vari clienti incontrano Mark, affascinante uomo straniero in villeggiatura proprio vicino alla loro casa estiva: l'intesa è forte e si crea subito un ménage à trois appassionato.

Tra Mark e Linda si accende una fervida complicità, che suscita in Gloria frustrazione e gelosia. Ma l'atmosfera sta per cambiare radicalmente: Mark inizia ad avere comportamenti equivoci e nelle ragazze cresce il sospetto. Sarà lui il killer seriale che uccide solo d'estate proprio in quelle zone?

L’uomo sapeva corteggiare le donne, tesseva relazioni durature caratterizzate da rapporti sessuali border-line, le quali spesso andavano oltre ogni limite, concludendosi con la morte e la misteriosa scomparsa di queste ragazze.

Questa è la storia (liberamente ispirata) di Gianfranco Stevanin, l’uomo che abbordava le prostitute per soddisfare i suoi piaceri e poi le uccideva, senza curarsi delle conseguenze.

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