Napoli, città di crimine, amore e musical: la recensione di Ammore e Malavita

Autore: Elisa Giudici ,

Un furgoncino giallo scarica un gruppetto di turisti elettrizzati e impauriti davanti alle Vele di Scampia, edifici simbolo del malaffare a Napoli dopo la consacrazione globale di Gomorra di Roberto Saviano. La scafata guida turistica locale trascina i clienti / ballerini nella performance di Scampia Disco Dance, il pezzo più iconico di Ammore e Malavita. La canzone, metà in inglese e metà in napoletano, è la summa dell'operazione tentata dai Manetti Bros; il quartiere infatti nasconde il suo lato gioioso e umano, interpretando per i turisti amanti del macabro il suo ruolo di "ultimate touristic experience", pericolosa e degradata. 

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Ammore e Malavita infatti è un musical su amore, criminalità e spirito partenopeo, forse la scelta più coraggiosa di Barbera per il concorso ufficiale di Venezia 74. Una scommessa stra-vinta, con la stampa nostrana positiva e la straniera entusiasta. Ammore e Malavita ha mantenuto la promessa di mostrare un'altra faccia del cinema italiano, quella che ai festival internazionali non arriva mai: divertente, giocosa, vicina ai film di genere, poco autoriale ma comunque capace di riflessioni sociali. 

Ammore napoletano: Ammore e Malavita

Non che la pellicola dei Manetti Bros. non pecchi del solito partenopeismo da stadio, talvolta un po' esasperante, ma ha il grande pregio di farlo al di fuori dei noti drammatici e ormai tradizionali che il cinema italiano ripete incessantemente, come una litania. 

Da sempre più vicini al cinema di genere e ai suoi linguaggi, i Manetti non rinunciano ad andare sopra le righe e fuori dagli schemi anche stavolta, aiutati da un'ambientazione - Napoli appunto - che si presta più di ogni altra a questo registro. 

Salutato da molti come il La La Land italiano, in realtà Ammore e Malavita è dichiaratamente ispirato al modello di Grease: quando c'è da ballare e cantare tutti - da Claudia Gerini pupa del boss a Serena Rossi guagliona innamorata - si scatenano, ma la lista di canzoni scritte per il film è intervallata da lunghi dialoghi e scene d'azione. Questo sforzo recitativo, canoro e danzante (guidato dal noto coreografo Luca Tommassini) racconta il tentativo di fuga di un boss e di sua moglie (l'intraprendente e cinefila "donna Gerini").

Ammore e Malavita a Napoli: il nuovo musical dei Manetti Bros.

Il capoclan decide di fingersi morto dopo un agguato andato storto, per poter fuggire con l'amata lontano dai doveri del suo ruolo di boss. Una giovane infermiera (Serena Rossi) però l'ha visto in ospedale e mette in pericolo il piano. Il destino vorrà che Ciro (Giampaolo Morelli), lo spietato sicario mandato dalla moglie del boss per ucciderla, sia il suo primo amore adolescenziale e mai sopito. 

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Rutilante e divertente, eccessivo e sopra le righe, Ammore e Malavita ha una verve comica piuttosto inconsueta per il clima festivaliero, ma non per la produzione media dei Manetti Bros. Se lo spunto e l'attacco del film sono geniali, purtroppo il resto della pellicola è vessato dai difetti che da parecchio tempo impediscono ai Manetti Bros di fare il salto di qualità. È vero che il tono connaturato ai due registi è quello di genere, ma qui come altrove vanno con la mano pesante a ricercare l'eccesso, il sopra le righe, il grottesco.

Se all'inizio strappa applausi a scena aperta, purtroppo il film si piega rapidamente al suo stesso gioco, perdendo di smalto e diventando al contempo irriverente ma tradizionale e buonista. Permettendosi un po' di rigore e cinismo in più, Ammore e Malavita avrebbe potuto essere un vero e proprio cult nostrano. 

Ammore e Malavita è  nelle sale italiane dal 27 settembre 2017.

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