Jukai - La foresta dei suicidi: se il mito non basta

Autore: Maico Morellini ,

Ci sono tanti modi per fare un film horror. Si può riprendere o continuare la mitologia di un'icona del cinema dell'orrore come accaduto in Leatherface. Si può raccontare qualcosa di nuovo basandosi su personaggi e dinamiche come accaduto in The Devil's Candy. Oppure un luogo reale, carico di inquietudini e stranezze, può catalizzare la voglia di trasformare quel posto in un film: per Jukai - La Foresta dei Suicidi è successo proprio questo.

La foresta dei suicidi

Aokigahara è una grande foresta che si sviluppa alle pendici del monte Fuji, in Giappone. La posizione, la conformazione del terreno e le condizioni geografiche la rendono un posto riparato, tranquillo e particolarmente silenzioso. Jukai, l'altro nome con il quale viene chiamata Aokigahara, è però anche famosa per un altro, triste motivo.

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A partire dal 1950 sono stati commessi, all'interno della foresta, almeno 30 suicidi l'anno tanto che il governo locale a partire dal 2010 ha deciso di non rendere più note le statistiche per evitare che strane suggestioni potessero spingere altre persone a commettere l'estremo gesto. Perciò una foresta silenziosa, una cultura ricca e il macabro vanto di essere il secondo luogo al mondo nel quale si verifica il maggio numero di suicidi.

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Sara è interpretata dall'attrice Natalie Dormer

Tre cose che messe insieme sono più che sufficienti per catalizzare l'immaginazione di ogni appassionato horror.

La nascita della foresta

Il produttore, sceneggiatore, regista e scrittore David S. Goyer (penna dietro la sceneggiatura della trilogia di Batman diretta da Christopher Nolan), leggendo su Wikipedia una articolo incentrato sulla foresta di Aokigahara si stupì del fatto che nessuno l'avesse mai trasportata sul grande schermo: da quella sorpresa era stato impiantato l'embrione che sarebbe diventato Jukai - La Foresta dei Suicidi.

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Nel film la bella Sara (Natalie Dormer) parte in fretta e furia alla volta del Giappone per cercare la sorella gemella Jess che insegna inglese nel paese del Sol Levante e che risulta sparita da qualche giorno proprio nei pressi dell'inquietante foresta. Jess e Sara, legate dalla particolare empatia che unisce i gemelli, condividono un passato complesso: la tristezza alberga nei cuori delle due ragazze e si sa che Jukai non è luogo per chi porta con sé oscuri sentimenti.

La forza del mito

Molta della forza di Jukai - La Foresta dei Suicidi è proprio legata alla grande potenza estetica e concettuale di Aokigahara. I lunghi nastri colorati che gli escursionisti usano per non perdersi o, come dice la guida Michi (Yukiyoshi Ozawa), per fare in modo che il loro cadavere venga trovato una volta commesso il suicidio, sono vere e proprie ragnatele di disperazione che ben rendono l'idea di quanto Jukai sia un luogo in bilico tra il mondo dei vivi e quello degli yūrei, spiriti inquieti e ostili in cerca di pace.

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Sara, la protagonista del film, perseguitata da uno spirito malvagio

Viene spontaneo paragonare Jukai - La Foresta dei Sucidi a #The Grudge (remake statunitense di Ju-on: Rancore), pellicola del 2004 interpretata da Sarah Michelle Gellar dove una ragazza americana era costretta ad affrontare micidiali fantasmi giapponesi. Ma se nel caso di The Grudge il regista Takashi Shimizu conosceva bene ciò di cui parlava, qui le cose sono diverse.

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La forza del mito di Jukai è straordinariamente potente, ma è sufficiente per garantire il successo del film?

A volte il mito non basta

Se ci si ferma all'apparenza, se non si riesce a scendere nelle profondità di una cultura complessa come quella giapponese, il rischio di confezionare un prodotto monco è molto, molto concreto. Quello che manca a Jukai - La Foresta dei Suicidi è proprio questo: una fusione efficace tra il mito orientale e la disarmata incapacità occidentale di comprenderlo fino in fondo.

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Sara Price è interpretata da Natalie Dormer

Come può una giovane donna occidentale confrontarsi con qualcosa che a malapena concepisce? Come può pensare di affrontare un luogo come Aokigahara contravvenendo alle leggi mistiche di quel posto? Queste sono le vere domande che il film non si pone investendo quasi tutto il suo minutaggio nello sfruttare la potente atmosfera della foresta senza però comprenderla mai fino in fondo.

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Il regista Jason Zada fa comunque diverse cose giuste: lo stratagemma delle gemelle è una scorciatoia per giustificare alcune delle scelte di Sara così come i continui flashback sono una via pratica per saldare il conto con la forte angoscia che Sara si porta dentro. Anche il personaggio di Aiden (Taylor Kinney) è interessante ma tutto quello che lo riguarda sembra correre su un binario parallelo, una sottotrama che non si intreccia mai fino in fondo con Jukai.

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Michi, Aiden e Sara sono interpretati da Yukiyoshi Ozawa, Taylor Kinney e Natalie Dormer

Nel complesso Jukai - La Foresta dei Suicidi è un film riuscito a metà: da una parte mostra grande rispetto per un luogo davvero suggestivo e sotto certi aspetti terribile. Dall'altro però, schiacciato proprio dall'imponenza dell'ambientazione scelta, non riesce a trovare una giusta chiave per fondere la storia che vuole raccontare con quella centenaria della foresta. Si affida a qualche luogo comune dove avrebbe dovuto osare di più.

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Commento

cpop.it

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Jason Zada fa alcune scelte giuste, che però non bastano a indagare a fondo una storia lontana dalla tradizione occidentale e che si meritava una maggiore cura.

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