American Assassin, la recensione: Dylan O'Brien, patriottismo e pallottole facili

Autore: Elisa Giudici ,

C'è qualcosa di profondamente statunitense e ormai canonizzato nel modo in cui un action hollywoodiano può descrivere come eroico il gesto squisitamente personale di un uomo che decide di armarsi e farsi giustizia da solo. In American Assassin raramente uno dei protagonisti si allontana troppo dalla pistola o dal fucile d'assalto e se lo fa è per la consapevolezza di poter essere altrettanto letale in ogni giuntura e muscolo del corpo. Da una parte c'è un Michael Keaton che se ne sta rintanato in qualche sperduta foresta della Virginia ad addestrare un'unità scelta della CIA. La Orion è una élite di agenti la cui umanità è stata raschiata via insieme ad ogni altra debolezza fisica, tanto che quando un ex membro soprannominato Ghost (Taylor Kitsch) riesce a liberarsi dalle mani dei torturatori in cui era caduto, non si fa problemi a mettere insieme un ordigno nucleare da vendere al miglior offerente. 

I presupposti di American Assassin sono insomma parecchio torbidi. Il patriottismo statunitense serve quel tanto che basta per trovare giustificazione a una violenza uguale e contraria a quella fin troppo macabra con cui si apre il film: un manipolo di terroristi apre il fuoco su una spiaggia di ignari turisti e colpisce con metodica precisione ogni bersaglio. A rimanere sulla sabbia senza vita è anche la promessa sposa di Mitch Rapp, destinato a diventare lo spietato e infallibile serial killer della CIA che ha fatto la fortuna dello scrittore Vince Flynn

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20th Century Fox
Michael Keaton imbraccia un fucile in American Assassin
Spietati e sempre armati di pistola: anche i buoni corrispondono a questa descrizione in American Assassin

American Assassin: Dylan O'Brien serial killer?

Basato sull'omonimo romanzo di Flynn, il film di Michael Cuesta avrebbe come obiettivo teorico quello di portare con successo un eroe ancora più tormentato e ambiguo dei vari Bourne e Ethan Hunt del passato. Il casting di Dylan O'Brien - che ha dovuto lungamente allenarsi per raggiungere la forma fisica necessaria dopo essere sopravvissuto a un grave incidente sul set - si rivela come previsto problematico. Nella sostanza sono solo 3 i cm di altezza che lo separano da Taylor Kitsch, che è un'atleta sin dall'età di 3 anni e ha al contrario una carriera costellata da ruoli giocati sulla sua fisicità. Tuttavia le proporzioni corporee dei due rendono davvero difficile immaginare il primo tenere testa al secondo. D'altronde O'Brien si è fatto le ossa in Teen Wolf e Maze Runner, con ruoli che al contrario puntavano sul suo aspetto giovanile di ragazzo longilineo, smilzo, veloce ma non certo statuario o possente.

20th Century Fox
Taylor Kitsch imbraccia un fucile in American Assassin
Taylor Kitsch dovrebbe essere il villain di American Assassin, ma raramente appare in scena

Bisogna comunque considerare che American Assassin narra le origini di un personaggio ancora grezzo e non al pieno delle sue potenziale; un giovanissimo che, colpito da un grave lutto, decide di mettere da parte tutto e diventare un'arma letale al servizio della CIA. Non metterla sul personale, lo ammonisce di continuo l'istruttore - despota di Michael Keaton, in un film che vorrebbe essere un ritratto senza sconti e compromessi della sottile zona grigia che divide terroristi e uomini dei Servizi. Cosa distingue i cattivi da coloro che girano il mondo (con anche una puntata a Roma) per uccidere obiettivi selezionati ai piani alti, senza troppo domandarsi chi decida chi vive e chi muore? La risposta dovrebbe essere il patriottismo statunitense, la sicurezza mondiale, ma è più che altro una giustificazione buttata lì tra una sparatoria e l'altra.

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La violenza delle immagini e la forza della componente action sta tutta nel mostrare le sparatorie, nell'inquadrare gli occhi senza vita della vittima senza sfumare alla scena successiva. L'impressione che se ne ricava però è lontana dall'essere cruda o davvero incisiva, perché poi Cuesta fatica a riprendere l'antagonista Taylor Kitsch che molla uno schiaffo a una donna, si nasconde dietro un taglio frettoloso che non ci fa mai vedere il pugno che colpisce un volto, i denti che strappano un orecchio, le pinze che torturano la carne. Più tardi Ghost improvviserà un mezzo spogliarello per mostrare le cicatrici che le torture subite gli hanno lasciato, uno dei rari momenti in cui il film si ricorda che un cattivo con una bomba atomica forse avrebbe bisogno di una storia altrettanto esplosiva. American Assassin sta tutto lì: mostra la crudezza del terrorismo e della violenza quando ormai è cicatrizzata, la esibisce come se fosse dolore vivo, mentre ormai è poco più di una traccia di qualcosa che ha fatto davvero male. 

American Assassin: sotto il patriottismo, niente

Sulla carta in American Assassin c'è un film quasi sovversivo, volto a mostrare quanto i due elementi dell'equazione "violenza" siano interscambiabil. Qual è la differenza ideologica tra una CIA senza scrupoli che opera al di fuori della legge e una cellula di terroristi che uccide ignari bagnanti? Entrambe si fanno scudo di giustificazioni diverse per compiere lo stesso tipo di azioni, sembra suggerire il film. Certo la realtà è ben più complessa, ma complicazioni di questo tipo sono decisamente fuori dalla portata di una sceneggiatura brutale per elementarità e semplificazione dei propri contenuti. 

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Nella sostanza approda su grande schermo un film scialbo dal punto di vista action, fiaccato da un protagonista poco credibile nella sua fisicità e da un'antagonista che ha 5 minuti di film a disposizione per minacciare il mondo, il tutto affossato da un finale ai limiti dello scientificamente ridicolo. Potrebbe bastare per chi vuole solo qualche sparatoria e la promessa di una rassicurante egemonia armata degli Stati Uniti sul mondo? Una risposta affermativa finirebbe probabilmente per sottovalutare anche il pubblico amante degli action. 

American Assassin è nelle sale dal 23 novembre 2017.

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