Soldado, la recensione

Autore: Emanuele Zambon ,

L'ingresso di Stefano Sollima a Hollywood ha del sorprendente solo per chi non conosce la sua idea di cinema. Era inevitabile che quell'irresistibile mix di pathos, adrenalina e cinismo ad alto tasso di spettacolarità trovasse nell'industria d'oltreoceano un porto naturale in cui attraccare per scaricare proiettili e cadaveri, senza per questo scadere nel manierismo.

Con maturità, il regista italiano firma attraverso Soldado - sequel del film diretto nel 2015 da Denis Villeneuve, Sicario - un action thriller nervoso, angosciante, che alza il tiro rispetto alle tematiche trattate nel precedente, parlando del traffico di esseri umani al confine tra USA e Messico e del terrorismo internazionale, in un costrutto narrativo capace di amalgamarli tra loro - legandoli all'attualità trumpiana - e introdurre al tempo stesso una vendetta di Stato machiavellica e spietata da cui pochi - se non nessuno - escono immacolati.

Soldado, guerra di confine

Basta rapire un principe per dare il via ad una guerra. Ad iniziarla ci penserà il re. Soldado ritrova Josh Brolin e Benicio del Toro (ma perde Emily Blunt) e li trasporta dagli States al confine messicano per raccontare la feroce rappresaglia del Governo americano, determinato (così almeno pare) a voler spazzare via chiunque foraggi il terrorismo internazionale.

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In seguito ad un attentato suicida in un market di Kansas City, servizi segreti e Dipartimento della Difesa uniscono i puntini della pista cifrata, individuando i responsabili - grazie ad alcune triangolazioni - nell'alleanza tra l'Isis e i cartelli messicani della droga (uno di questi è capeggiato dal boss Carlos Reyes) volta ad introdurre illegalmente sul suolo statunitense numerosi kamikaze.

Gli USA reclamano giustizia a tutti i costi e per questo incaricano l'agente della CIA Matt Graver (Brolin) - che a sua volta assolda il cinico Alejandro Gillick (del Toro) per la missione - di smantellare con ogni mezzo l'organizzazione. Si sporcherà le mani, Graver, scatenando (almeno questa è l'intenzione) una guerra tra bande in seguito ad un barbaro assassinio in pubblico e al rapimento della figlia di Reyes.

01 Distribution
Josh Brolin e Benicio del Toro in una scena di Soldado

Romanzo americano

Impronte diverse tra loro segnano il territorio di Soldado. Appartengono al cinema dei grandi. Sollima racconta una "gomorra" dal respiro internazionale, mischiandola alla politica di oggi e alla lotta al terrore, coprendo ad ampie falcate lo sconfinato territorio dell'action, lì dove confina col western (l'inganno degli americani ricorda lo stratagemma adoperato da Clint Eastwood in Per un pugno di dollari) e col thriller. Lo fa imponendo il suo stile votato all'esaltazione della tensione, del climax insostenibile, strizzando l'occhio allo sguardo sprezzante dei Coen (fin troppo facile pensare a Non è un paese per vecchi), al documentaristico gioco di bugie e intrallazzi a cui ci ha abituato la Bigelow, fino ad arrivare alla poesia notturna e al senso di ineluttabile di Mann (c'è persino un momento, con del Toro e la giovane rivelazione Isabela Moner, che ricorda Logan).

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Il regista di Suburra racconta ancora una volta i mille volti del male, mostrando ciò che di norma ai comuni mortali non è consentito vedere: governi che operano nel torbido, brutali esecuzioni, equilibri politici basati sul ricatto e la tortura.

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Funziona l'ottima scrittura di Taylor Sheridan (già sceneggiatore del precedente oltre che dell'ottimo Hell or High Water), più interessata a nutrire l'azione (e non viceversa) rispetto a Sicario. 

Un Soldado liberale, quello messo in scena da Sollima, che rifiuta l'etichetta di film pro-Trump grazie ad una seconda parte in cui sposta i riflettori dalla tolleranza zero degli States nei confronti dell'immigrazione clandestina agli ideali corrotti che animano (presunti) buoni e cattivi. Un gioco al massacro da cui nessuno esce pulito.

Commento

cpop.it

80

Sollima racconta i mille volti del male in un film che si lega inevitabilmente all'attualità, Lo fa imponendo il suo stile, teso a esaltare la tensione. Ottimo del Toro, super la giovane Moner.

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