La classifica dei 20 migliori film del 2016: da Deadpool a Rogue One

Autore: Emanuele Zambon ,

Dopo la classifica dei migliori film del 2017, andiamo alla scoperta dei titoli più belli della stagione cinematografica precedente, quella del 2016. È stato un anno significativo per il cinema italiano grazie all'uscita nelle sale di alcune delle opere più esaltanti del panorama contemporaneo nostrano.

Non sono mancate, ovviamente, le produzioni hollywoodiane degne di nota e le sorprese a basso budget che hanno animato Festival e rassegne. Abbiamo cercato di stilare la classifica dei 20 migliori film del 2016 cercando di inglobare quanti più generi possibile.

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Universal Pictures
Channing Tatum in una scena del film

Restano fuori dalla Top 20 pellicole che hanno comunque ben impressionato e che meritano di essere citate: da Ave, Cesare! dei fratelli Coen al struggente biopic Love & Mercy incentrato sulla vita del fondatore dei Beach Boys, Brian Wilson.

Impossibile non celebrare poi un poliziesco strambo e movimentato - dal vago sapore anni '80 - come The Nice Guys oppure non soffermarsi un momento sulla caratura di tre docu-film che celebrano icone del calcio e della musica: se Ibrahimović - diventare leggenda rievoca le fasi iniziali della carriera di uno dei più forti attaccanti moderni, Pelé è capace di appassionare le nuove generazioni al campionissimo che fu. E poi c'è Oasis: Supersonic, pura estasi brit-pop innescata dai bad boys britannici, i fratelli Gallagher.

Ma ecco ora le 20 pellicole che hanno segnato il 2016 cinematografico:

La grande scommessa

Adam McKay rievoca sul grande schermo la genesi della pericolosa bolla venutasi a creare all'interno del mercato immobiliare statunitense a metà degli anni 2000, alimentata dalla vendita scriteriata da parte dei trader di titoli subprime, pacchetti azionari dal valore intrinseco pressoché nullo denominati con acronimi come CDO, AAA e così via. La Grande Scommessa, tratto dal libro inchiesta "The Big Short - Inside the Doomsday Machine" del saggista Michael Lewis (già autore di The Blind Side e Moneyball - L'arte di vincere), racconta infatti la sfida di 4 outsider 'illuminati' della finanza, i quali seppero in qualche modo prevedere il crack finanziario del 2008, quello del disastro Lehman Brothers e del procedimento per frode a carico dell'istituto Goldman Sachs. Scommettendo contro le banche con la creazione di un mercato di credit default swap, i "4 lupi di Wall Street" riuscirono a trarre ampi margini di profitto dal collasso del sistema.

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Universal Pictures
Ryan Gosling ne La grande scommessa

In perenne equilibrio tra l'ambizione da film inchiesta e i toni da commedia brillante, la pellicola è l'ideale trait d'union tra il circo mainstream di The Wolf of Wall Street e il tentativo di film denuncia di Margin Call, dal momento che le spiegazioni dei tecnicismi finanziari qui si riducono a divertenti digressioni in cui compaiono una Margot Robbie nuda (mentre sorseggia champagne nella vasca da bagno) e Selena Gomez che gioca al casinò. Cast in gran forma in cui brillano le stelle Ryan Gosling (il furbo trader Jared Vennett), Christian Bale (Michael Burry, il manager con la sindrome di Asperger che scoprì per primo la 'bolla'), Steve Carell (il nevrotico manager Mark Baum) e Brad Pitt (Ben Rickert, l'investitore ipocondriaco in pensione).

Il caso Spotlight

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Miglior film e sceneggiatura originale agli Oscar 2016, Il caso Spotlight ripercorre l'inchiesta del Boston Globe sugli abusi sessuali commessi da alcuni esponenti della Chiesa cattolica (la cronaca parlò di oltre 70 sacerdoti dell'Arcidiocesi di Boston coinvolti). Le indagini dei giornalisti - che nel film hanno i volti di Mark Ruffalo, Rachel McAdams e Micheal Keaton - si concentrarono ai tempi sulla figura dell'arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver insabbiato la vicenda. L'inchiesta valse il Premio Pulitzer di pubblico servizio al quotidiano nel 2003.

Creed - Nato Per Combattere

Warner Bros. Pictures
Michael B. Jordan e Sylvester Stallone in una scena del film

Quello di Rocky è un universo popolato da personaggi borderline, autentici sconfitti, perditori seriali messi k.o. nella vita di tutti i giorni ("nessuno colpisce duro come la vita" afferma il giovane Balboa nel primo film del 1976). La forza del pugile italoamericano impersonato sul grande schermo da Sylvester Stallone è quella di restituire colpo su colpo alle avversità, di non arrendersi mai di fronte agli ostacoli, di resistere stoicamente - incassando - agli urti della vita. Prova ne è Creed - Nato Per Combattere, il primo spin-off della saga incentrato sulla figura di Adonis Creed, figlio legittimo dell'ex campione dei pesi massimi Apollo, deceduto sul ring per mano (anzi pugno) di Ivan Drago: la "vecchia roccia" Rocky colpita da un montante lontano dal ring, minato nella salute fisica. Per la prima volta vediamo Balboa cedere all'arrendevolezza in quello che è uno strepitoso monologo che chiama in causa gli affetti e lo scorrere inesorabile del tempo. Il regista Ryan Coogler ci mostra un ex pugile stanco, in evidente affanno, che ritrova la voglia di lottare (e, di conseguenza, vivere) grazie al sostegno di un giovane impulsivo ma dal gran cuore.

Room

Fuori da una stanza asfittica c'è un mondo da scoprire, impossibile da raggiungere però. Come spiegarlo ad un bimbo di 5 anni? Come raccontargli una storia di violenza e libertà negata senza terrorizzarlo? Dovrà scoprirlo Joy, madre amorevole e ingegnosa. Oscar a Brie Larson, futura Captain Marvel. Un dramma potente ispirato ad una vicenda di cronaca nera.

Revenant - Redivivo

20th Century Fox
Leonardo DiCaprio in una scena di Revenant - Redivivo

La macchina da presa di Alejandro González Iñárritu raccoglie l'eredità di survival TV show come Man vs Wild, insinuandosi tra la boscaglia del Sud Dakota e per i sentieri probitivi battuti dai pellerossa a inizio '800; infine si immerge nelle gelide acque del Missouri per raccontare il calvario sottozero - siamo dalle parti, del resto, di una parabola cristologica - del trapper Hugh Glass, attaccato da un grizzly durante una spedizione nell'America dei pionieri. Tradito dal compagno di (s)ventura John Fitzgerald (lo interpreta un superbo Tom Hardy), il protagonista, in fin di vita, viene abbandonato dopo essere stato costretto ad assistere impotente all'uccisione del figlio. Revenant - Redivivo rievoca una storia (vera) estrema, in cui l'istinto di sopravvivenza di un uomo - il cacciatore Premio Oscar Leonardo DiCaprio - si alimenta della sua furia vendicativa.

Il cinema di Iñárritu è muscolare, salvo poi cedere al misticismo, regalando sequenze oniriche slegate dall'intelaiatura da revenge movie del film, quasi estemporanee rispetto alla storia. Revenant - Redivivo mette in scena la sconvolgente bellezza della natura selvaggia con intento parzialmente documentaristici: merito (anche) della fotografia ammaliante ed estatica di Emmanuel Lubezki, che qui si esalta con la luce naturale di una terra quasi primordiale.

The Hateful Eight

Leone Film Group
Jennifer Jason Leigh in una scena del film

Quentin Tarantino e l'elogio dello sparo, che poi è anche elogio della morte, mai veramente reale, perlopiù fumettistica e sensazionale. Tra duelli, parentesi infarcite di small talking, stalli alla messicana, dialoghi prolissi, la sfida più ardua per il regista pulp è quella di raccontare l'universo (dalla duplice veste, western e umana) rimanendo tra le pareti di una stanza. Ci riesce, anche se alla lunga tende a piacersi un po' troppo. Tarantino confeziona un micidiale congegno ad orologeria pronto ad esplodere ad ogni sequenza, avvalendosi di un pretesto di sceneggiatura: una tormenta di neve che costringe bounty killer, prigionieri, veterani di guerra e cow-boy a dividere gioco forza lo stesso tetto, quello di un emporio. 

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Non può sfuggire nemmeno stavolta l'omaggio del cineasta americano agli spaghetti western (ma anche le strizzate d'occhio a Truffaut e Godard). La citazione, sia essa accennata o spudorata, è una costante della filmografia di Tarantino, una rima interna che ricorre spesso e volentieri a definire il linguaggio filmico del regista, a sancire in modo indelebile l'ammirazione smisurata (e legittima) per il cinema di Sergio Leone. Proprio il regista di C'era una volta il West è una delle "vittime" preferite di QT, capace di nutrirsi in modo cannibalesco anche del rosso di Dario Argento, del cinismo di Sergio Corbucci, delle veloci panoramiche da un personaggio all'altro di Godard, dell'utilizzo virtuoso di steadicam e piano sequenza secondo i dettami di Martin Scorsese, infine dell'action orientale di John Woo (Le Iene è quasi un rifacimento di A Better Tomorrow).

In The Hateful Eight, sorta di thriller rompicapo che fa sue le atmosfere horror de La cosa di John Carpenter e guarda costantemente a Il grande silenzio di Corbucci, l'autore di Bastardi senza gloria riempie l'inquadratura di parole e pallottole, rendendo rossa come il sangue la neve bianca come il latte delle desolate terre del Nord America.

Deadpool

20th Century Fox
Ryan Reynolds è Deadpool in una scena del film

Il supereroe irriverente, scostumato e innamorato. Ecco il mercenario Wade Wilson a.k.a. Deadpool: lame affilate, pistola in fondina, fattore autorigenerante, parlantina di Ryan Reynolds.

Divertente romantic comedy travestita da cinecomic, uno dei veri crac del 2016. In pochi avrebbero scommesso su un supereroe di secondo piano dei fumetti, per giunta politicamente scorretto e sboccato. Reynolds vince a mani basse la scommessa e noi tutti attendiamo con vivo interesse il sequel.

Perfetti sconosciuti

Chi è senza peccato, scagli sul tavolo il primo smartphone. Muovendo da una celebre frase di Gabiel Garcia Marquez che recita così: "Ognuno di noi ha una vita pubblica, una privata e una segreta", Paolo Genovese architetta un sottile gioco al massacro di cui rimangono vittime sette amici (tre coppie più un single) di vecchia data. La padrona di casa, Eva (Kasia Smutniak), propone agli invitati di mettere gli smartphone sul tavolo, in modo da condividere pubblicamente con i presenti ogni sms, telefonata, e-mail in arrivo. Dopo un'iniziale riluttanza, gli amici partecipano all'iniziativa.

Perfetti Sconosciuti somiglia ad una pièce teatrale coreografata alla perfezione, in cui gli attori - splendidi tutti, da Marco Giallini ad Alba Rohrwacher passando per Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston ed Edoardo Leo - sono sempre alla ricerca del precario equilibrio tra simulazione e dissimulazione. In attesa di un'eclissi che funga da sliding door.

Il club 

Film speculare a Il caso Soptlight, realizzato dal poliedrico Pablo Larraín. Il regista nato a Santiago del Cile getta sale su una ferita ancora aperta, procurata da insospettabili uomini di fede. Può il passato riuscire a cancellare il male (sia esso commesso oppure subito)? Larraín risponde attraverso i ritratti di alcuni dannati, un tempo aguzzini, chiamati ad espiare i propri peccati. Addirittura con una pistola.

Lo chiamavano Jeeg Robot

Lucky Red
Claudio Santamaria in Lo chiamavano Jeeg Robot

Un titolo che cita gli anime giapponesi e i cult - Trinità e Bulldozer - con Bud Spencer e Terence Hill: Gabriele Mainetti firma un'origin story che prende il via con un inseguimento a Ponte Sant'Angelo, si tuffa nel Tevere, attraversa Tor Bella Monaca e diversi generi cinematografici senza mai andare in secca e, infine, sfocia in un duello all'ombra dello stadio Olimpico. In poche parole Lo chiamavano Jeeg Robot sta ai film di supereroi come Per un pugno di dollari sta al western a stelle e strisce. Semplicemente adatta ai confini nostrani i cliché di un genere - quello dei cinecomic - per poi contaminarlo con il gangster movie a tinte pulp affibbiandogli una mise da "romanzo criminale" e permeandolo con una soundtrack che rievoca il rock nostrano di Gianna Nannini ("Latin Lover") e Anna Oxa ("Un'emozione da poco").

L'opera del regista del corto cult Basette mette in scena il super(anti)eroe italiano di periferia - Claudio Santamaria - e una nemesi degna dei Joker hollywoodiani (Luca Marinelli). Quello di Mainetti è già un cult che racconta di esistenze borderline a due passi dal G.R.A. e che vede protagonisti un everyman asociale e problematico e una nemesi mitomane ed esibizionista. Spaghetti-comic, anzi cacio e pepe cinefumetto. Di quelli saporiti.

Animali notturni

Vendetta su carta, quella di un ex marito abbandonato decenni prima. La gallerista Susan Morrow rimarrà scioccata (e via via sempre più coinvolta) nel leggere il romanzo scritto dall'ex consorte. Sette anni dopo l'esordio dietro la macchina da presa con A Single Man, Tom Ford torna a dirigere un film, optando per un thriller psicologico basato sul romanzo Tony & Susan scritto nel 1993 da Austin Wright. Cast formidable: da Amy Adams a Jake Gyllenhaal, da Aaron Taylor-Johnson a Michael Shannon, Isla Fisher e Armie Hammer.

Land of Mine - Sotto la sabbia

Carnefici che recitano il ruolo delle vittime. Martin Zandvliet racconta le conseguenze della resa tedesca che pose fine alla Seconda Guerra Mondiale. Migliaia di soldati - perlopiù giovanissimi - deportati sulle coste danesi con il compito di ripulire la zona infestata dalla mine posizionate dai nazisti a conflitto in corso. Toccante war movie in cui il confine tra Bene e Male sfuma col passare dei minuti, nel bel mezzo di un panorama mozzafiato, macabro teatro di una tragedia senza fine: quella della guerra. Land of Mine è semplicemente uno dei migliori film in uniforme mai realizzati.

Veloce come il vento 

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Storia di redenzione e riscatto a quattro ruote: Matteo Rovere si affida al cinema di genere per dar vita ad un Gran Premio in cui campionesse in erba, veterani e splendidi perdenti affrontano le curve - quelle di un circuito ma pure (e soprattutto) della vita reale - e bilanciando perfettamente acceleratore e cambio di ritmo, dosando il pedale delle emozioni con sorprendente misura. Stefano Accorsi, in gran spolvero, si rifà alla figura dell'ex campione di rally Carlo Capone; Matilda De Angelis, all'esordio sul grande schermo, non commette nemmeno una sbavatura e merita di diritto un posto sul podio.

Neruda

Un biopic avvincente che rifiuta l'approccio didascalico: Neruda è l'obiettivo di un significante uomo delle forze dell'ordine di uno Stato votatosi ad un regime oppressivo, da caccia alle streghe. Così il poeta e senatore cileno, fervente comunista, è costretto alla clandestinità, in attesa di riparare - in esilio - in Europa (cinematograficamente, lo ritroviamo in seguito ne Il postino di Massimo Troisi, impersonato da Philippe Noiret). Dietro la macchina da presa di un noir di pregevole fattura troviamo Pablo Larraín. Perché, dopo Il club, two is megl che uan, specie nelle classifiche dei migliori film.

Oceania

Le principesse si sono estinte, come i dinosauri. Vaiana è il prototipo dell'eroina moderna: intraprendente, coraggiosa, ostinata. Girl power ad altezza di bambina inserito in un'avventura marittima travolgente. Disney Pictures infila un altro successo nel campo dell'animazione attraverso la storia di una giovane polinesiana intenzionata a cambiare il destino di un popolo confinato su un'isola.

Sing Street

BiM Distribuzione
La band di Sing Street

Romanzo di formazione ambientato nella Dublino di metà anni '80. Una famiglia difficile, il bullismo, il primo amore e una passione sfrenata per la musica accompagneranno il giovane Conor nella delicata fase di transizione dall'adolescenza all'età (sub)adulta. Sing Street è una frizzante romantic comedy che sciorina brani dell'epoca in modo assai coinvolgente. Dai Duran Duran ai Cure, che ritmo per John Carney!

Sully

In apparenza Sully, il biopic diretto da Clint Eastwood, ricostruisce (sotto diverse angolazioni) l'incidente del volo US Airways 1549 in cui il capitano Chesley "Sully" Sullenberger - a cui presta il volto Tom Hanks - effettuò un ammaraggio di emergenza di un Airbus A320 nelle gelide acque del fiume Hudson. In sostanza, però, il film è il racconto di un confronto tra un veterano dei cieli premuroso e abile e il gelido dato statistico riportato dalle scatole nere, ispezionate da un ente - l'NTSB - che intende liquidare in fretta l'incidente appellandosi all'errore umano. Di Sully trovate la recensione sul sito. 

La mia vita da zucchina

Da un'idiosincrasia tra realizzazione - l'utilizzo della tecnica a passo uno o stop-motion - e tematica (quella degli orfanotrofi e dell'infanzia negata, quasi una novità per quel che riguarda i cartoni animati) nasce un ibrido dell'animazione toccante e incisivo. Un cartoon che dà spazio ai più piccoli ai quali è stato negato il dono più grande, quello della famiglia. I giovanissimi potranno forse non recepire appieno il messaggio (e storcere il naso la resa visiva, assai démodé), i più grandi non potranno non apprezzare.

La pazza gioia

Road movie al femminile, nonché una delle opere più convincenti di Paolo Virzì, il quale mette in scena due donne sopraffatte dalla vita, rinchiuse in una casa di cura. Fuggiranno di lì finendo per vivere nuove avventure e per fare i conti con il passato. La pazza gioia è l'ennesimo tassello di un 2016 da incorniciare per il cinema italiano.

Rogue One: A Star Wars Story

Lucasflim
Una scena di Rogue One

La guerra è il fil rouge che lega fra loro i numerosi capitoli della saga di Guerre Stellari. E Rogue One non fa eccezione. La guerra, nel film diretto da Gareth Edwards, è protagonista assoluta. Una missione suicida per trafugare i piani della Morte Nera, la Resistenza e la repressione dell'Impero: è con Rogue One che la forza di una saga immortale si risveglia per davvero. C'è pure Darth Vader, cosa volere di più?

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