Seven, i segreti del finale shock del film con Brad Pitt e Morgan Freeman

Autore: Emanuele Zambon ,

7 vizi capitali e un serial killer che non vediamo mai in azione. In compenso è facile intuirne la ferocia passeggiando sulla scena del crimine assieme ai detective William Somerset e David Mills.

Il film, nemmeno a dirlo, è Seven, thriller poliziesco del '95 diretto da David Fincher, tra i più raccapriccianti mai realizzati. Una resa delle immagini granulosa - ottenuta anche grazie all'utilizzo della tecnica del bleach bypass, che desatura i colori aumentandone il contrasto - e una pioggia incessante che accompagna l'intero svolgersi delle indagini sono due degli artifici di cui il regista si serve per tracciare una spirale di violenza metropolitana.

Se7en ripropone i classici canovacci del noir-poliziesco, indugiando sui particolari assai macabri di alcuni omicidi che scuotono la city. Le indagini vengono affidate ad una coppia di investigatori - altro cliché del genere - e la cartolina fradicia del film rispolvera un altro classico pulp: la zona d'ombra cittadina in cui pullula la feccia della società, perennemente attraversata da una pioggia battente (il rimando a Blade Runner è fin troppo evidente).

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Eppure il thriller di Fincher presenta elementi che lo rendono unico nel suo genere. La macchina da presa, ad esempio, non immortala mai il serial killer in azione, bensì vengono mostrate le conseguenze delle sue azioni.

Ciò è strettamente legato al finale del film, tra i più shockanti di sempre. L'unico omicidio commesso in diretta nel corso dei 122 minuti è quello dell'impulsivo agente Mills (ovvero Brad Pitt), che uccide proprio il maniaco assassino John Doe impersonato dal mefistofelico Kevin Spacey. Il tutto avviene in una zona desolata, popolata solamente da tralicci dell'alta tensione, nell'unico giorno del film in cui - curiosamente - fa capolino il sole.

Quello di Seven è un epilogo spiazzante, se non addirittura disturbante. Una scatola consegnata da un fattorino al detective Somerset - lo interpreta Morgan Freeman - contiene al suo interno la testa mozzata della giovane moglie di Mills, uccisa la mattina stessa dallo psicopatico, reo confesso dinanzi all'attonito agente che, accecato dall'ira (macchiandosi quindi dell'ultimo peccato capitale), svuota il caricatore della propria pistola addosso a Doe.

Il finale di Seven, a detta di molti, è pressoché perfetto. A vincere innanzitutto è "il cattivo", il che non lo rende assolutamente conciliante. Le cose, però, sarebbero potute andare diversamente.

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La sceneggiatura del semisconosciuto Andrew Kevin Walker era stata giudicata troppo dark da New Line Pictures. La casa di produzione optò per un finale alternativo, ma inviò a Fincher la bozza originale di Walker. Il finale alternativo includeva l'uccisione di Doe da parte di Somerset/Freeman (e non di Mills/Pitt) e, al posto della testa decapitata di Tracy, il capo reciso di un cane.

Sia Somerset che Pitt minacciarono di annullare la propria partecipazione al film se il finale fosse stato cambiato. New Line, preoccupata dopo i primi screening test, accettò con riluttanza, consegnando così alla storia del cinema uno dei finali più tesi e angoscianti di sempre.

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Brad Pitt e Morgan Freeman sul set di Seven

A proposito di curiosità: per i due protagonisti, Fincher pensò a Denzel Washington e Al Pacino. Il primo rifiutò, mentre l'attore di Scarface fu impossibilitato a partecipare a causa delle riprese di City Hall. Per la parte di Mills furono presi in considerazione anche Sylvester Stallone (che ancora oggi si rammarica per non aver detto sì) e Harrison Ford.

Per il killer John Doe, prima di Spacey (ingaggiato appena due giorni prima l'inizio delle riprese), furono presi in considerazione Val Kilmer e il frontman dei R.E.M., Michael Stipe. L'assassino fa un'apparizione fugace al minuto 54:50 del film, travestito da fotografo.

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Inutile poi aggiungere che la chiamata che annuncia l'inizio della serie di omicidi giunge al settimo minuto esatto del film e che il detective Somerset, a sette minuti esatti dalla fine, annuncia: "Vincerà lui", riferendosi a John Doe. Perché Seven è (anche) una questione di numeri.

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