La Berlinale è donna e parla europeo: tutti i vincitori dell'edizione 68

Autore: Elisa Giudici ,

Non se lo aspettava nemmeno lei di alzare al cielo di Berlino l'Orso d'Oro, il più ambito premio della Festival Internazionale del film tedesco. Lo ammette candidamente Adina Pintilie, la regista rumena di Touch Me Not, il film trionfatore di un'edizione della Berlinale all'insegna di una qualità quantomeno altalenante dei film in concorso. 

Il titolo che ha trionfato durante la premiazione di Berlino non ha fatto impazzire la critica. Touch Me not racconta della terapia psicologica intrapresa da una donna che ha difficoltà a lasciare che gli altri entrino in intimità con lei e tocchino il suo corpo. Il ricordo di una molestia subita anni prima la tormenta, ma tenterà di superare le sue paure partecipando a una terapia di gruppi i cui pazienti hanno corpi e menti devastate in maniera più o meno visibile o lottano con gravi disabilità.

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Vittoria effetto dell'ondata femminista cinematografica che rialza la testa? Non proprio. Già nel 2017 a trionfare era stata una donna, l'ungherese Ildikó Enyedi, regista dello struggente Corpo e Anima (che ha strappato una nomination agli Oscar come miglior film in lingua straniera). 

Il trend del cinema femminile proveniente dall'ex blocco sovietico si conferma anche per il secondo posto. A portare a casa l'Orso d'Argento (l'equivalente del gran premio della giuria) è infatti Mug della regista polacca Małgorzata Szumowska. Il film è un'opera durissima sull'ipocrisia della Polonia di oggi, raccontata in chiave allegorica, attraverso l'incubo di un uomo costretto a sottoporsi a una plastica facciale che gli cambia i connotati. 

Il vincitore più famoso è indubbiamente Wes Anderson, premiato dalla Berlinale per la regia del suo ultimo film L'isola dei cani. A ritirare il premio in vece del regista texano già rimpatriato, c'era l'attore e amico Bill Murray, che ha scherzato sornione dal palco: 

Sono arrivato a Berlino con un cane e torno a casa con un orso. 

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L'Isola dei cani è il nuovo progetto d'animazione del regista di Gran Budapest Hotel, che approderà in Italia solo a maggio 2018. Il lungometraggio - che vede tantissime star hollywoodiane doppiare i protagonisti canini - è ambientato nella fantomatica cittadina giapponese di Megasaki in un futuro vicino in cui i cani sono stati esiliati su un'isola di rifiuti. Il malvagio sindaco ha deciso di bandirli per via dell'influenza canina che gli animali hanno contratto, ma il suo figlioccio adottivo 12enne troverà il modo di arrivare clandestinamente sull'isola, alla ricerca del suo perduto amico a quattro zampe. 

Berlino 68, tra Europa e Sud America

Tradizionalmente poco incline a favorire il cinema più glamour e hollywoodiano, Berlino ha confermato anche nel 2018 la sua anima autoriale e attenta alle cinematografie più lontane ma di altissima qualità. Tra i film più apprezzati che hanno vinto Orsi ci sono infatti due lungometraggi sudamericani.

Due esordienti in particolare hanno sbaragliato la concorrenza: il regista Marcelo Martinessi e l'attrice protagonista Ana Brun hanno portato a casa due premi di peso con il film paraguayano Para Las Herederas . Il lungometraggio racconta della travagliata vita di due ex ereditiere, costrette a vendere il proprio patrimonio per sopravvivere alle avverse fortune finanziarie della famiglia. 

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Si rimane in America Latina anche per il premio alla miglior sceneggiatura, vinto dai messicani Manuel Alcalá e Alonso Ruizpalacios per Museo. Il film, che vede nel cast Gael García Bernal, racconta dell'incredibile furto messo a segno da una banda di rapinatori nel 1985. Il gruppo di criminali riuscì a trafugare 140 preziosi cimeli pre-ispanici dal Museo di Antropologia di Città del Messico, beffando la sicurezza. Tra gli interpreti spicca anche Alfredo Castro, uno degli attori sudamericani più noti a livello internazionale. 

Da sempre attenta alle tematiche spirituali, Berlino ha anche premiato come miglior attore Anthony Bajon, il protagonista di La Prière di Cédric Kahn: il lungometraggio racconta del tentativo di un tossicodipendente di porre fine alla sua dipendenza entrando in una comunità religiosa isolata tra i monti.

Nonostante i riscontri più che positivi della critica, sono rimaste a bocca asciutta due cinematografie di rilievo. L'unico film italiano in concorso, l'intenso Figlia Mia di Laura Bispuri, non ha vinto alcun titolo, nonostante sia piaciuto alla platea berlinese. Il risultato più deludente però è stato quello del cinema di casa: di film tedeschi dalle buone recensioni se ne sono visti parecchi a Berlino, ma il presidente della giuria Tom Tykwer non ha voluto favorire i connazionali, sorprendendo i bene informati e sbaragliando i pronostici.

Berlino 68: tutti i vincitori

  • Orso d'oro
    Touch Me Not di Adina Pintilie

  • Orso d'argento
    Mug di Małgorzata Szumowska

  • Orso d'argento per la regia
    Wes Anderson per L'isola dei cani

  • Orso d'argento per il miglior attore
    Anthony Bajon per La prière di Cédric Kahn

  • Orso d'argento per la migliore attrice
    Ana Brun per Las herederas di Marcelo Martinessi



  • Orso d'argento per la migliore sceneggiatura
    Manuel Alcalá e Alonso Ruizpalacios per Museo

  • Orso d'argento per il miglior contributo artistico
    Elena Okopnaya per i costumi e la scenografia di Dovlatov

  • Miglior opera prima
    Touch Me Not di Adina Pintilie

  • Premio Alfred Bauer
    Las herederas di Marcelo Martinessi

  • Orso d'oro alla carriera
    Willem Dafoe
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