Salvati e condannati dal desiderio: la recensione del libro di Chiamami col tuo nome

Autore: Elisa Giudici ,

Sei settimane, una vita. Lo scrittore che visse due volte il successo, André Aciman, costruisce il suo romanzo a partire dal ribaltamento di valori tra queste due misure temporali. Un mese e mezzo di un'estate come tante sulla Riviera ligure non può essere paragonato agli avvenimenti e alla ricchezza di una vita intera, spesa tra viaggi, affetti e arte. Arte con la a maiuscola, tra musica, libri, cinema, filosofia; quella vera, quella che è al contempo una prerogativa di chi vive nell'agiatezza e una necessità per gli spiriti inquieti che naturalmente tendono all'alto e al bello. 

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Chiamami col tuo nome

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Chiamami col tuo nome - Libro

Il libro da cui è tratto Chiamami co tuo nome, il film di successo di Luca Guadagnino.

Eppure in uno dei loro rarefatti, sofferti incontri, i protagonisti di Chiamami col tuo nome arrivano a declassare i lunghi anni trascorsi dopo quella galeotta estate come una vita parallela, addirittura un coma. Il romanzo di Chiamami col tuo nome vive tutto di quella tesissima, dolorosa sospensione tra la presenza e l'assenza dell'altro, un amico e un amante che è diventato parte di sé in quel primo fatidico incontro, ma che nessuna separazione può recidere di netto o cancellare. Neanche quella operata volontariamente da uno dei due, per timidezza prima, per rientrare nella consuetudine poi.

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Professore universitario e scrittore di successo, André Aciman non è certo un illustre sconosciuto nel mondo letterario. Nemmeno quando James Ivory e Luca Guadagnino cominciarono a lavorare a quello che sarebbe stato il film che avrebbe (ri)portato tutti e tre agli onori delle cronache e nel cuore degli spettatori e lettori di mezzo mondo. Il gioco letterario è irresistibile: chi dei tre ha reso il servizio migliore ad Oliver e Elio, chi ha immortalato meglio il tormento e l'estasi della loro storia d'amore?

Chiamami col tuo nome: la recensione del romanzo

Della versione di Guadagnino vi ho già detto: è un grande film, il cui merito cinematografico può essere misurato con svariati metri di giudizio, ma il cui impatto emozionale sull'immaginario e il sentito internazionale è l'innegabile cifra di quanto sia riuscito. 

Undici anni fa il romanzo di André Aciman fu un successo letterario, ma non altrettanto esplosivo. Anzi, si può dire che sia stato sdoganato davvero solo nel 2018, quando scala una seconda volta le classifiche di vendita di mezzo mondo. Oltre a un certo pregiudizio latente verso i romanzi sentimentali e quelli a tematica omoerotica, a pesare sul responso parecchio altalenante del libro è il taglio che ne dà l'autore. 

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Show hidden content Chi ha già visto il film non troverà enormi sorprese narrative nell'affrontare il romanzo. A cambiare è soprattutto l'ambientazione (dalla Bassa brianzola alla Riviera ligure), la fuga finale dei due (da Bergamo a Roma) e l'arco temporale coperto dal romanzo. Aciman infatti si spinge molto più in là del Natale successivo alla separazione di Oliver ed Elio, narrando alcuni cruciali incontri e i lunghi silenzi tra di essi nei vent'anni successivi a quell'estate, che nel romanzo è quella del 1987. James Ivory però saccheggia ampiamente quel pugno di pagine che racconta il dopo dell'ultimo "Dopo" di Oliver; con l'eccezione dell'indimenticabile, affranta chiusa finale, i picchi emotivi e le parole cruciali che i due si scambiano nei vent'anni successivi sono già anticipati nell'arco temporale del film. 

Eppure gli Oliver e Elio di Aciman sono personaggi profondamente differenti da quelli che vediamo su grande schermo, perché incarnazioni di messaggi e suggestioni che vanno molto più in là dell'adolescenza e della gioventù. Guadagnino mette al centro l'estate della vita e dello spettro sentimentale. La sua è la prima storia d'amore paradigmatica, quel struggente, indimenticabile grande amore visto attraverso la lente del cineasta, benedetto dal miracolo di due persone capaci di separarsi senza danneggiarsi irrimediabilmente.

Il desiderio e la memoria nella scrittura di André Aciman

La Riviera di Aciman è un luogo notturno di puro desiderio, così totalizzante e insopprimibile nel vorticare dei pensieri di Elio da occultare accuratamente quello che verrà dopo. La fatidica fine che farà la pesca nelle due versioni della storia misura la distanza tra una narrazione ingentilita da subito dal sentimento e da un tocco di pudicizia, laddove nel romanzo viene consumata fino all'ultimo morso. Cadute le difese e le reticenze dell'avvicinamento, Oliver pretende che tutto venga vissuto con consapevolezza. Elio in particolare negli ultimi giorni sarà ossessionato dal distruggere ogni reticenza residua, dall'esporre ogni lato della sua fisicità che vorrebbe nascondere; deve arrivare fino in fondo, vedere se, quando nulla sarà più segreto e il desiderio sarà finalmente esplorato in ogni sua parte, la comunione con Oliver cesserà.

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Elio coglie la pesca in Chiamami col tuo nome
Le due versioni della fantomatica scena della pesca segnano la distanza tra libro e film

Dall'amara scoperta che sotto il desiderio carnale si nascondeva il sentimento vero e proprio le strade dei due Elio si dividono nettamente. Quello illuminato dal film sarà per sempre adolescente e in mutamento, quello di Aciman diventerà spigoloso, tormentato dai fantasmi del passato, incapace di reclamare chiaramente quello di cui ha bisogno o di costruire un palliativo familiare come Oliver. Elio e Oliver nel film ricordano tutto, perciò condividono lo stesso sentito.

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Nel romanzo la memoria - elemento chiave per Aciman insieme al desiderio - si fa via via meno condivisa, ma mai meno dolorosa: nel ricordare quelle notti romane e quelle settimane di dubbio e passione, Oliver e Elio si allontaneranno sempre di più, senza per questo smettere di guardare nella direzione dell'altro, di soffrire la sua mancanza.

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Una scena di Chiamami col tuo nome
Il romanzo di Aciman è sospeso tra memoria e desiderio

Lo sguardo di Aciman sul ricordo e sul desiderio è cristallino sino all'impietoso, personale e perciò divisivo. Nella colossale dolcezza della figura paterna, negli spettri di amanti e in frammenti d'estate si coglie il riverbero letterario di un sentito personale, intimo. Quando spinge le proprie mani fino in fondo al desiderio, quando lo costringe a mostrarsi inchiodandolo con la sua scrittura, Aciman perde o conquista il lettore in maniera definitiva. Il risultato va oltre il mero valore letterario e umano, affonda nella biografia di chi legge, delle sue esperienze di vita e d'amore. 

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Una scena di Chiamami col tuo nome
Elio e Oliver vivono una relazione decisamente più esplica e passionale nel romanzo di Aciman

Certo, da italiani talvolta l'incanto si cristallizza a contatto dell'immagine sensuale fino all'eccesso che danno spesso le penne anglosassoni della Penisola e dei suoi abitanti. Dove si nascondono questi italici essere umani, capaci di trasformarsi in dissolute creature mitologiche del desiderio? Piccoli attriti, prospettive lievemente dissonanti. Quel che conta è che Guadagnino e Aciman raccontano la stessa storia per raggiungere conclusioni profondamente differenti, raggiungendo entrambi un raro momento di miracoloso equilibrio, come Oliver e Elio. 

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Il vero vincitore è però chi di queste due visioni ha creato una sintesi perfetta, inserendovi anche il proprio vissuto, portandosi a casa un'Oscar. Il vincitore morale di una sfida tra tre artisti nel loro piccolo creativo è a parere di chi scrive James Ivory, non a caso proprio colui che di anni di memorie e desiderio ne ha vissuti più di tutti.

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Leggere un romanzo è come confessare un'amore: non è detto che la risposta sia quella che ci aspettavamo, ma sicuramente quello con Aciman è un incontro che non lascia indifferenti. 

Commento

cpop.it

80

Il ricordo ci salva da una vita incolore o ci condanna a un'esistenza di rimpianti? Andrè Aciman affonda le mani nella carne viva del desiderio d'amore, con un romanzo tanto intenso quanto doloroso.

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