Jurassic World: una teoria ipotizza dinosauri ibridi con DNA umano

Autore: Emanuele Zambon ,

Durante la sua brillante carriera Erwin Chargaff ha più volte ribadito l'impossibilità di "eliminare una nuova forma di vita". La saga di Jurassic Park sembra aver preso alla lettera le parole del biochimico austriaco scomparso nel 2002, riportando in vita creature estinte da milioni di anni le quali, di fatto, appaiono nuove agli occhi dell'uomo, abituato fin dagli sgoccioli dell'Ottocento ad osservarne solo i resti fossili.

È su un paradosso, quindi, che poggia prima il best-seller di Michael Crichton e poi l'intera serie di film: l'inserimento ex novo nell'ecosistema attuale di specie appartenenti al Mesozoico. Jurassic World - Il regno distrutto, in arrivo nei cinema italiani a partire dal prossimo 7 giugno, rinnova - anzi porta ad un livello ancora più estremo - il leitmotiv presente fin dalla prima, indimenticabile, pellicola diretta da Steven Spielberg: l'arroganza e l'incoscienza umana insita nel voler giocare a fare Dio maneggiando il DNA di animali di cui si sa poco o nulla.

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Prova ne è l'introduzione nel film diretto da J.A. Bayona del terrificante carnivoro chiamato Indoraptor, nuovo ibrido frutto di inquietanti sperimentazioni nei laboratori di genetica di una società privata per cui, con tutta probabilità, lavora il redivivo Herny Wu di B.D. Wong.

"Dio ci scampi, siamo nelle mani degli ingegneri!"

Una teoria nata nelle ultime ore ha acceso la curiosità degli appassionati della saga di Jurassic Park: è possibile che l'Indoraptor sia stato progettato utilizzando anche DNA umano? Innanzitutto, da dove nasce un pensiero del genere, ci chiediamo? In primis da una sceneggiatura, mai sfruttata, per quello che doveva essere Jurassic Park 4, film che non ha mai visto la luce e che è finito nel dimenticatoio per far posto invece all'operazione nostalgia Jurassic World. 

Anni fa furono incaricati di sceneggiare il quarto film della serie William Monahan e John Sayles. Entrambi quotati autori di script (Monahan aveva appena vinto un Oscar per The Departed a quei tempi), i due optarono per un allontanamento concettuale dalla trilogia originale, scrivendo di una misteriosa struttura scientifica che rivelava al mondo intero di aver combinato con successo il DNA di dinosauri e umani. Alcuni storyboard lasciarono intravedere ibridi eretti sulle zampe posteriori, equipaggiati con mitragliatrici.

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Monahan e Sayles non ottennero però il gradimento sperato da parte di Amblin Entertainment, per nulla soddisfatta delle concept art realizzate. Il risultato? Il progetto fu allontanato e un nuovo team creativo venne incaricato di realizzare una sorta di sequel/reboot del primo film, ovvero Jurassic World. Alcune idee, però, "sono sopravvissute".

Dinosauri modificati geneticamente con il DNA umano

In Jurassic World - Il regno distrutto fanno capolino diversi elementi presenti nello script del mai realizzato Jurassic Park numero 4: un vulcano attivo che minaccia Isla Nublar, la creazione di una nuova specie ibrida, il personaggio di Chris Pratt che ricorda da vicino quello di Nick Harris, protagonista della sceneggiatura accantonata.

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È chiaro un po' a tutti che, al quinto film, la saga ha bisogno di un rinnovamento. I dinosauri del primo Jurassic Park erano un'assoluta, terrificante novità. Ora non più. Dopo 4 pellicole abbiamo imparato a conoscerli e nessuna delle scene dei sequel con protagoniste le terribili lucertole ha mai eguagliato in orrore quelle dell'originale datato '93. Lo sanno bene gli sceneggiatori (così come lo sapevano benissimo i bioingegneri di Jurassic World, bisognosi di "più denti per impressionare il pubblico del parco"), che già a partire dal film acchiappaincassi con Chris Pratt e Bryce Dallas Howard hanno introdotto l'Indominus Rex, ibrido mostruoso ottenuto mischiando il DNA di animali diversi tra loro per genere e/o specie.

Perché, dunque, l'Indoraptor di Jurassic World - Il regno distrutto dovrebbe essere solamente un I-Rex in formato ridotto? Suonerebbe troppo come un déjà-vu narrativo. L'incrocio col DNA umano proietterebbe invece la saga verso orizzonti finora inesplorati.

Ma su che base si parla dell'Indoraptor come ibrido parzialmente umano? Visivamente parlando, il nuovo dinosauro è simile al "vecchio" Velociraptor. È però di taglia più grande, possiede denti più acuminati e arti più lunghi, per di più con l'aggiunta di un fattore per nulla secondario: la presenza del pollice opponibile, quasi totalmente assente nei dinosauri (eccezion fatta per l'Iguanodon o per l'immaginario Indominus Rex).

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È poi l'aspetto comportamentale dell'Indoraptor a suscitare interesse: presenta caratteristiche antropomorfe. Basta osservare il trailer di Jurassic World - Il regno distrutto per rendersene conto (lo osserviamo intrufolarsi nella camera di una bambina con una modalità che ricorda da vicino quella di un serial killer, un atteggiamento a dir poco anomalo per una bestia guidata dall'istinto).

La virata sull'horror dagli aspetti inquietanti del film non deve certo stupire. Già nel primo libro di Crichton si parlava di differenti versioni dei dinosauri, quasi fossero dei modelli di smartphone. E nel primo Jurassic Park osservavamo il comportamento estremamente intelligente dei Raptor (ne faceva le spese Muldoon), metabolizzando quelle che a prima vista avrebbero dovuto essere creature reali al 100% come Frankenstein imprevedibili ottenuti a partire dal DNA anfibio.

Fonte: ScreenRant

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