Mad Max: Interceptor, le curiosità sul film che ha dato inizio alla saga

Autore: Emanuele Zambon ,

A metà anni '70 George Miller aveva già alle spalle una lunga esperienza come medico del pronto soccorso dell'ospedale St. Vincent di Sydney. Venne quindi a sapere di un radio-giornalista che lavorava al seguito della polizia sui luoghi teatro di drammatici incidenti stradali, raccogliendo le dichiarazioni dei testimoni oculari dei sinistri.

Quelle interviste, sommate all'esperienza personale del futuro regista - il cui lavoro richiedeva uno stretto contatto con mutilati e vittime di stragi su strada - shockarono a tal punto Miller da ispirarlo nella stesura di una sceneggiatura che avrebbe poi intitolato Mad Max. Da noi il film che ne seguì - realizzato nel '79 - venne distribuito col titolo di Interceptor, future road movie che lanciò la carriera del semisconosciuto Mel Gibson.

Interceptor: le curiosità sul primo Mad Max

Interceptor fu girato all'epoca con una povertà di mezzi tipica dei b-movie. Nonostante, però, lo striminzito budget di 350mila dollari a disposizione, gli stunt del film furono sorprendentemente all'avanguardia, sia per la complessità delle acrobazie che per la loro aderenza ad una storia ambientata in un futuro non meglio precisato, caratterizzato da una crisi energetica senza precedenti.

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Nel giro di 3 anni la pellicola incassò 100 milioni di dollari. Il suo stile visivo cinetico, unito ad una sceneggiatura asciutta ma dinamica, ne hanno fatto nel tempo un autentico cult copiato da molti ma mai eguagliato da nessuno.

Il personaggio di (Mad) Max Rockatansky nacque, come anticipato in apertura, con le fattezze di un giornalista della Melbourne anni '70 reso insensibile e brutale da tutte quelle stragi su strada che monopolizzavano la cronaca di allora. Come reporter, però, il personaggio non funzionava. Così Miller pensò bene di trasformarlo in un poliziotto.

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Lavorò alla sceneggiatura per circa 9 mesi, scrivendo nel retro di un'ambulanza con cui prestava all'epoca soccorso. Il regista credeva che una narrazione iperbolica si adattasse meglio ad un quadro delle vicende dalle tinte distopiche. Inoltre non lo entusiasmavano le uniformi e le volanti della polizia australiana di allora. Tutta questa serie di circostanze convinse Miller ad ambientare Interceptor in un futuro post-apocalittico, in una dimensione western mitologica.

Mel Gibson in una scena del film

Visto il budget ridotto, durante la stesura dello script Miller e James McCausland applicarono lo stesso metodo adoperato da Alfred Hitchcock, che nel copione era solito descrivere ogni singola ripresa e il tipo di angolazione richiesta per la scena.

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Per il titolo il regista australiano di origini greche pensò ad "un nome breve che presentasse un'allitterazione". Venne fuori Mad Max (il titolo originale di Interceptor), che grazie alla sola differenza dell'ultima consonante delle due parole - una D e una X - risultò essere potente e con un sound vagamente futuristico.

Non tutti sanno che Mel Gibson venne scelto per interpretare il protagonista Max quasi per caso. L'attore di Arma Letale accompagnò infatti l'amico Steve Bisley - suo compagno di recitazione al National Institute of Dramatic Art (NIDA), l'istituto australiano di arte drammatica - ad un provino ma, complici i postumi di una rissa (in cui fu coinvolto la sera prima dei casting), fu scelto per la parte grazie al suo look - non voluto - che rispecchiava l'idea che avevano Miller e soci dell'agente dell'MFP che sfreccia a bordo di una V8 Interceptor. Bisley ottenne poi la parte di Goose, il collega di Rockatansky ucciso dalla gang dei biker.

Gli attori che prestarono il volto agli sbandati motociclisti del film erano perlopiù comparse del posto, le quali intrapresero un viaggio di quasi mille km in sella alle moto modificate per spostarsi nei luoghi delle riprese. Durante l'avventurosa esperienza, maturarono la convinzione di appartenere davvero ad una gang di motociclisti, arrivando addirittura a minacciare gli attori protagonisti con scritte negli alloggi realizzate col sangue. L'atmosfera sul set, per Gibson e Bisley, fu quasi intimidatoria, frutto dell'immedesimazione dei comprimari nei personaggi loro assegnati.

Le auto e le motociclette di Interceptor

Capitolo bolidi. Il film è chiaramente figlio della car exploitation di quegli anni (pellicole a basso costo con protagoniste le muscle car), e riesce a dare eguale spazio a veicoli su due e quattro ruote, come del resto farà il quarto capitolo della saga datato 2015.

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"Sembrava velocissima, anche da ferma". La V8 Interceptor del titolo, potentissima vettura in dotazione alla Main Force Patrol, è in verità frutto della fantasia del producer Byron Kennedy (era l'auto nera che sognava di possedere dall'età di 15 anni) e dell'operato di meccanici e carrozzieri, costruita sulla base di una Ford Falcon XB GT Coupé del '73.

Kennedy viene descritto da amici e colleghi come un vero scavezzacolo ("Stava più lui che Gibson dentro la V8"). Sua l'idea di posizionare il compressore volumetrico sul cofano della Interceptor in modo da dargli l'aspetto di un veicolo del futuro. Era un appassionato di motori che conosceva a menadito tutte le location in cui poi hanno girato il film. Morì nel 1983 a soli 33 anni, schiantandosi con un elicottero da lui stesso pilotato nei pressi della diga di Warragamba, in Australia. 

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Bertrand Cadart, invece, era un progettista motociclistico definito uno "schizzato" dalle concessionarie dell'epoca. Realizzò i progetti a due ruote del film, modificando assieme all'ingegnere meccanico Jack Burger dieci Kawasaki Z1000 (più una KH250). Per le moto di Toecutter, Bubba Zanetti e Goose applicarono la carenatura integrale (incluso il basamento sottostante); per le altre utilizzarono invece una replica della carenatura di una Ducati 900SS, ma molto più piccola.

Come descrive il portale specializzato InSella, nel film compare anche una Honda CB 750 Four praticamente irriconoscibile; nel secondo capitolo fanno capolino la moto del "cattivo" Wez, una Suzuki Katana in versione "rat bike" e una Yamaha XS 1100 E sidecar, anche questa in una scena con il "villain" di turno.

La trilogia di Mad Max

Mel Gibson in una scena de Il guerriero della strada

Il primo Mad Max è un film iperviolento caratterizzato da un ritmo tutt'altro che lineare in grado di alternare inseguimenti spettacolari e istantanee indelebili, destinate ad entrare a far parte dell'immaginario comune. È il caso della scarpetta sull'asfalto, immagine shockante proprio perché non mostra bensì allude all'efferato omicidio ai danni della moglie e del figlioletto di Max commesso dagli psicopatici biker.

Due anni dopo l'uscita del film, fu la volta del sequel: Interceptor - Il guerriero della strada. Il secondo capitolo accentua la dimensione barbarica del precedente, con il prezioso carburante a fare da oggetto del desiderio di predoni e sbandati. Il risultato è un action che coniuga elementi medioevali al filone sci-fi in un modo che influenzerà non poco film e cartoon del decennio (da Ken il guerriero a 1997: Fuga da New York)-

Nel 1985 uscì Mad Max oltre la sfera del tuono, ideale chiusura di una trilogia che aveva ormai lanciato nell''Olimpo di Hollywood la stella di Mel Gibson. Dopo oltre 30 anni, però, George Miller ci ha ripensato e ha deciso di realizzare Mad Max: Fury Road, con il nuovo Max interpretato da Tom Hardy.

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