Kingsman - Secret Service: le scene più memorabili e il controverso finale del film

Autore: Emanuele Zambon ,

Nell'offrire al teppistello Eggsy un'alternativa alla squallida prospettiva di una vita da perdigiorno, l'elegante Harry Hart (nome in codice: Galahad) offre al giovane tutta una serie di esempi cinefili, da Una poltrona per due a Nikita, finendo per rimanere sorpreso dalla citazione di My Fair Lady da parte di quest'ultimo.

E in effetti Kingsman - Secret Service incarna proprio lo spirito delle pellicole citate: dietro la parodia dei film di James Bond si materializza (anche) una commedia di costume giocata su forti contrasti, come dimostra l'ingresso di un ragazzo di estrazione proletaria - che vive nei bassifondi londinesi - in un'agenzia di intelligence classista nata un secolo prima dall'impegno di noti esponenti dell'alta società inglese.

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A rendere unica la pellicola diretta da Matthew Vaughn, adattamento cinematografico di una miniserie a fumetti scritta da Mark Millar e illustrata da Dave Gibbons, non è solo la formazione del protagonista, aspirante erede dei Cavalieri della Tavola Rotonda, ma diverse scene cult che fanno il verso ai film di spionaggio con 007, compreso l'assurdo (e discusso) finale.

Tra gadget avveniristici - che farebbero la gioia di Q, il capo sezione attrezzature dell'MI6 - e carneficine pulp di tarantiniana memoria, andiamo alla scoperta delle scene più memorabili di Kingsman - Secret Service, che già dai titoli di testa sulle note dei Dire Straits ("Money for nothing") rivela tutta la sua verve esplosiva:

Kill Lancillotto

Uno chalet isolato è il luogo ideale per tenere un ostaggio al riparo da sguardi indiscreti. Peccato che la Kingsman sia in grado di arrivare dappertutto. È l'agente Lancillotto a suonare il campanello dell'abitazione e, una volta aperta la porta, ha inizio la mattanza. La spia neutralizza i rapitori con estrema facilità, sorseggiando a colluttazione avvenuta un whisky del '62. Non farà però in tempo a finire il bicchierino perché una lama affilata stile Kill Bill - che scopriamo essere la protesi al posto della gamba della sadica assassina Gazelle (Sofia Boutella) - lo sventra, tra lo sguardo attonito del professore universitario rapito a cui presta il volto Mark Hamill.

Rissa nel pub

"I modi (pausa) definiscono (ancora una pausa) l'uomo". Abito sartoriale su misura, ombrello al seguito: l'Harry Hart di Colin Firth è un insospettabile spia programmata per uccidere o, all'occorrenza, dare una lezione ad una gang di balordi in un pub di Kensington. Ne sanno qualcosa gli aguzzini del protagonista Eggsy (Taron Egerton), messi fuori combattimento dall'elegante e occhialuto agente segreto.

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Tra slow-motion e coreografie, ecco l'azione al cardiopalma secondo Matthew Vaughn.

La vestizione di Eggsy

Lo abbiamo già evidenziato: Kingsman: Secret Service guarda ai film di James Bond. E la scena in cui Galahad introduce Eggsy allo stile dell'agenzia ne è la prova. Non solo Brogue e Oxford divengono "parole secondo cui vivere" (mentre si fa chiarezza sull'esatta riproduzione del saluto formale di un aristocratico tedesco), ma i gadget sono un chiaro omaggio al personaggio nato dalla penna di Ian Fleming e impersonato al cinema - tra gli altri - da Sean Connery e Roger Moore: penne di inestimabile valore e accendini d'oro nascondono la doppia funzione di veleni mortali e granate.

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20th Century Fox
Colin Firth e Taron Egerton nel negozio di abiti

La mattanza in chiesa

È forse la scena più iconica di Kingsman - Secret Service, quella che incarna meglio il gusto per l'eccesso del regista, qui impegnato a spingere al limite il pedale del pulp. Galahad vola fino in Kentucky per indagare sul misterioso piano criminale di Richmond  Valentine (lo impersona Samuel L. Jackson). Qui, in una chiesa, si scatena il finimondo, propiziato dal villain che controlla per mezzo di chip inseriti nelle sim card dei telefonini la popolazione.

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Dopo un'estenuante e sanguinario parapiglia, Galahad riesce ad uscire dalla chiesa. Ma le sorprese non sono certo finite.

Il controverso finale

Il finale del film, oltre a riservare al pubblico un'esplosione psichedelica di cervelli debitrice ai fumetti, è ricordato per una battuta volgare che è costata al regista Matthew Vaughn diverse critiche. È stato infatti accusato di misoginia dal momento che in una scena la principessa Tilde promette del sesso anale al protagonista in caso di successo della missione. Il cineasta si è difeso sostenendo che si trattava di una presa in giro dei finali "bondiani" vagamente maschilisti.

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