I Simpson e la polemica Apu: la soluzione di Adi Shankar

Autore: Federica Lucia ,

Proprio non va giù ai vip connazionali di Apu l’immagine che il gestore del Jet Market di Springfield porta avanti da quasi un trentennio. Essere rappresentati dal simpatico #Apu è stato più volte considerato razzista e superficiale.

La polemica si è inasprita lo scorso anno, quando il comico Hari Kondabolu ha prodotto il documentario intitolato The Problem With Apu, mettendo in evidenza l’insieme dei luoghi comuni rappresentati dal personaggio dei Simpson.

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E dopo aver detto la sua anche Priyanka Chopra la protagonista di Quantico, ora è il momento del produttore indiano Adi Shankar, che tramite un video su Twitter – pubblicato da Kanye West – ha proposto una soluzione al “Problema Apu”.

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Lo showrunner di Castelvania ha lanciato un concorso di sceneggiatura per riscrivere il personaggio Apu.

I Simpson sono malati e questo concorso è la cura del crowdsourcing

All’interno del concorso viene chiesto a tutti gli aspiranti sceneggiatori di inviare il copione di un episodio dei Simpson che affronta il controverso personaggio in modo più costruttivo e realistico.

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Lo script vincente verrà proposto agli sceneggiatori della serie d’animazione dei record e qualora non dovesse essere preso in considerazione, sarà proprio Shankar a produrre l’episodio riqualificante – come un fan film non ufficiale - ed inquadrarlo nel suo Bootleg Universe.

Il povero Apu sta diventando sempre di più una vittima di questa diatriba razziale, che forse ha radici ben più radicate della sua prima apparizione a Springfield.

Ad approfondire la questione ci ha pensato il sito Live Mint che ha posto alcune domande a Shankar sulla delicata questione dello stereotipo indiano.

Il pensiero di Shankar

L’eclettico produttore tiene a specificare che la figura di Apu non è uno stereotipo della cultura indiana, bensì un archetipo creato dai Simpson e scolpito nella coscienza globale da oltre 30 anni.

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Secondo Shankar lo stereotipo si basa su ciò che è la realtà e lo enfatizza – per gli occidentali tutti gli indiani sono dottori, ingegneri ed esperti nel settore tecnologico – mentre quello visto negli episodi dei Simpson è la caricatura di quello che rappresenta la minoranza indiana in America, creata solo per strappare qualche risata.

La satira ci esalta perché le battute si riferiscono ad una verità fondamentale. Le barzellette che circondano Apu mancano di una verità fondamentale, e la commedia senza verità è una beffa spiritosa.

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Shankar ha le idee ben chiare riguardo l’origine del problema, la sua cassa di risonanza e l’errore commesso sulla questione Apu.

Per il produttore indiano infatti, il problema degli stereotipi razziali esisteva molto prima dell’arrivo di Apu a Springfield. Essendo però I Simpson una serie famosa e conosciuta in tutto il mondo, l’accento sulla questione è stato posto proprio dalla creatura di Matt Groening.

Secondo Adi Shankar I Simpson hanno ampliato il problema a causa della loro fama, ma proprio grazie alla loro fama potrebbero rappresentare un elemento determinante per la risoluzione del problema.

Un altro elemento che, secondo Shankar, ha determinato il Problema Apu è la mancanza di sceneggiatori indiani all’interno della squadra dei Simpson.

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Questa assenza – sostiene Shankar – impedisce una chiara prospettiva e una satira autentica su un determinato gruppo etnico (indiano nel caso di Apu).

La grande satira è grande perché offre un nucleo di verità avvolto in una spassosa intuizione; e questo inizia con l’assunzione di persone che hanno effettivamente vissuto quella verità.

Vedremo come andrà a finire il Problema Apu e se la soluzione proposta da Adi Shankar verrà presa in considerazione dai produttori dei Simpson o gli verrà data una secca risposta in un nuovo episodio come per il documentario di Hari Kondabolu.

[QUIZ]

Di sicuro Apu sta diventando il personaggio secondario più chiacchierato di sempre e in fatto di stereotipi non è il solo a rappresentare una categoria nella serie.

Basti pensare agli italiani che popolano la città di Springfield, che sono tutti o mafiosi o pizzaioli.

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