Captain Phillips - Attacco in mare aperto: la storia vera dietro al film con Tom Hanks

Autore: Silvia Artana ,

L'8 aprile 2009, la nave mercantile americana Maersk Alabama viene sequestrata da 4 pirati somali. La coraggiosa reazione dell'equipaggio impedisce che il cargo venga dirottato, ma il capitano Richard Phillips viene preso in ostaggio come merce di scambio.

Dopo un'estenuante trattativa, il 12 aprile l'uomo viene liberato da un corpo d'élite dei Navy SEALs della Marina degli Stati Uniti, in una operazione che costa la vita a 3 sequestratori. 

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Tornato in patria, il comandante viene celebrato come un eroe e ricevuto da Barack Obama alla Casa Bianca. In seguito, racconta la sua spaventosa e straordinaria esperienza nel saggio autobiografico Il dovere di un capitano (A Captain's Duty: Somali Pirates, Navy SEALS, and Dangerous Days at Sea).

Sony Pictures opziona i diritti del libro e nel 2013 arriva in sala Captain Phillips - Attacco in mare aperto (Captain Phillips), diretto da Paul Greengrass e con Tom Hanks nel ruolo del protagonista.

La pellicola segue con un buon grado di fedeltà gli eventi, ma la polemica è in agguato. Poco dopo l'uscita del lungometraggio, alcuni membri dell'equipaggio smentiscono la ricostruzione per il grande schermo del personaggio del comandante, affermando che non è affatto l'eroe che viene mostrato.

Rizzoli/Amazon
Il dovere di un capitano di Richard Phillips
Il dovere di un capitano, il libro su cui è basato il film Captain Phillips - Attaccon in mare aperto

Cosa è successo in quei cinque, drammatici giorni? Ecco la storia vera dietro il film.

Il sequestro della Maersk Alabama

A fine marzo 2009, la Maersk Alabama parte per una spedizione umanitaria per il Programma alimentare mondiale. Agli ordini del capitano Richard Phillips e con a bordo un equipaggio di 20 uomini, il mercantile salpa dal porto di Salalah (Oman) diretto a Mombasa (Kenya) con 17mila tonnellate di carico.

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L'8 aprile, mentre sta navigando a 240 miglia dalla costa della Somalia, il cargo viene abbordato da un motoscafo e 4 pirati armati di fucili d'assalto AK-47 riescono a salire a bordo. La maggior parte dell'equipaggio si nasconde nella sala macchine, dove rimane per 12 ore sopportando una temperatura di 55° C. Invece, il comandante resta sul ponte principale con 3 ufficiali e prova a trattare con i sequestratori. Phillips cerca di convincere i pirati ad accettare 30mila dollari contenuti nella cassaforte e a lasciare la nave, ma senza successo.

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Intanto, l'ingegnere capo Mike Perry disattiva tutti i sistemi e provoca l'arresto del mercantile. Quando il leader dei pirati, identificato come Abduwali Muse, scende nella sala macchine per capire cosa stia succedendo, l'uomo lo ferisce e lo cattura.

A quel punto, i membri dell'equipaggio iniziano una trattativa con i sequestratori. La proposta prevede uno scambio tra il comandante e il loro uomo e la possibilità di andarsene con i 30mila dollari della cassaforte.

I pirati accettano l'accordo e Muse viene liberato. Ma all'ultimo momento, i sequestratori prendono in ostaggio il capitano Phillips e lo obbligano a salire sulla scialuppa di salvataggio della Maersk Alabama messa a loro disposizione per lasciare la nave.

Nel frattempo, lo stato di emergenza del cargo USA viene comunicato a Frank Castellano, comandante del cacciatorpediniere USS Bainbridge, che raggiunge le acque in cui si trova il mercantile insieme alla fregata USS Halyburton e alla portaelicotteri USS Boxer. 

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La Maersk Alabama viene fatta proseguire verso Mombasa, mentre Castellano riceve ordine dal presidente Barack Obama di risolvere pacificamente la situazione, prima che la scialuppa raggiunga le coste somale. Per fare fronte a un eventuale insuccesso, in contemporanea viene pianificato l'intervento del gruppo di élite dei Navy SEALs della Marina degli Stati Uniti noto come DEVGRU (United States Naval Special Warfare Development Group).

Con l'aiuto di un interprete di nome Nemo, Castellano avvia una negoziazione con i pirati, ma la trattativa si rivela difficile e la sera del 10 aprile viene ulteriormente complicata dal tentativo fallito del capitano Phillips di scappare gettandosi in acqua.

L'11 aprile, la vicenda sembra arrivare a una svolta. Muse accetta di fare trainare la scialuppa dalla Bainbridge e di salire a bordo del cacciatorpediniere per trovare un accordo per il rilascio del comandante USA. Inoltre, un medico viene ammesso sulla lancia per verificare le precarie condizioni di Phillips. Ma la tensione tra i pirati sulla scialuppa continua a crescere e quando uno di loro spara alcuni colpi di fucile, il DEVGRU si prepara a entrare in azione.

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L'epilogo avviene il 12 aprile, quando uno dei rapitori minaccia con un AK-47 il comandante della Maersk Alabama. I tiratori scelti del gruppo d'élite dei Navy SEALs che stanno monitorando la situazione vedono quanto sta accadendo e sparano uccidendo i 3 sequestratori.

Il capitano Richard Phillips riabbraccia la sua famiglia il 17 aprile e torna in servizio il 20 luglio 2010. Invece, Muse viene arrestato e sottoposto a processo negli USA, dove è condannato a 33 anni di carcere.

L'equipaggio contro il capitano Phillips: "Non è un eroe"

Quando Captain Phillips - Attacco in mare aperto arriva al cinema nel 2013, ottiene una buona accoglienza da parte di pubblico e critica. Il film incassa poco meno di 220 milioni in tutto il mondo e conquista diverse nomination agli Oscar, ai Golden Globe e ai BAFTA.

Ma non tutti applaudono la storia del coraggioso comandante portato sullo schermo da Tom Hanks. Anzi. Diversi membri dell'equipaggio della Maersk Alabama attaccano la pellicola proprio per la rappresentazione di Phillips, dichiarando che è tutt'altro che un eroe.

Un articolo pubblicato all'epoca dal New York Post riporta la contro-versione della vicenda, a partire dalla testimonianza anonima (per questioni legali) di uno dei marinai a bordo del mercantile nei giorni del sequestro.

Secondo l'uomo, il comandante si portava appresso 12 anni di pessima reputazione e aveva la fama di ipocrita e scontroso:

Phillips non era il grande leader che viene mostrato nel film. Nessuno voleva navigare con lui.

La ricostruzione fatta dal testimone della personalità e del comportamento di Phillips va in direzione diametralmente opposta a quella proposta sul grande schermo.

US Navy Scan Eagle UAV/Wikimedia
La scialuppa di salvataggio della Maersk Alabama su cui fuggono i sequestratori
La scialuppa di salvataggio della Maersk Alabama su cui i pirati tengono in ostaggio il capitano Phillips

Mentre nel film viene mostrato come un uomo molto attento agli avvisi che mettono in guardia le navi dalla recrudescenza degli attacchi pirati e preoccupato per la sicurezza dell'equipaggio e del mercantile, nella realtà il comandante sembra ritenere le misure anti-pirateria una sciocchezza:

Non voleva averci nulla a che fare, perché non corrispondevano ai suoi piani. Era davvero arrogante.

Secondo l'anonimo marinaio, Phillips avrebbe ignorato numerose comunicazioni che avvisavano di mantenere una distanza di 600 miglia dalla costa della Somalia (cosa confermata dal fatto che la Maersk Alabama navigava a 240 miglia quando viene abbordata) e avrebbe preso sottogamba il primo assalto da parte dei pirati.

Nel film, tale attacco avviene mentre l'equipaggio sta facendo una esercitazione antipirateria e il comandante ordina di sospenderla quando avvista due imbarcazioni sospette. Invece, il testimone sostiene che la simulazione in questione è l'annuale esercitazione antincendio e che Phillips non ritiene opportuno interromperla perché le lance dei pirati sono lontane 7 miglia (ma a quanto pare la distanza era minore).

In seguito, i sequestratori tentano un nuovo assalto alle 3 del mattino e un altro alle 7, riuscendo infine a salire a bordo della Maersk Alabama:

Phillips non ha detto cosa voleva fare. Il suo piano era che quando ci avessero abbordati, noi alzassimo le mani e dicessimo: 'Oh, ecco i pirati!'. 

Secondo l'uomo, l'idea di nascondersi nella sala macchine è dell'ingegnere capo, Mike Perry, che è anche colui che toglie la corrente e ferma i motori e poi cattura il capo dei pirati, Abduwali Muse.

Invece, Phillips e 3 ufficiali si ritrovano su ponte di comando con le armi dei sequestratori spianate contro. Ma secondo la replica fatta pervenire dal comandante al New York Post, "la nave non è mai stata effettivamente presa".

Ashamedpolitician/Wikimedia
Il capitano Richard Phillips
Il vero capitano Richard Phillips

Tuttavia, il momento del film davvero intollerabile per il testimone è quello in cui il comandante viene mostrato come un eroe, che mette gravemente a rischio la propria incolumità per salvare l'equipaggio, salendo a bordo della scialuppa offerta ai sequestratori per lasciare la Maersk Alabama. Secondo l'uomo, non c'è stato nessun atto di coraggio, ma solo uno scambio fallito:

Abbiamo giurato che lo avremmo portato nella tomba, che non avremmo detto nulla. Poi abbiamo sentito questa storia che lui si sarebbe arreso... e l'intero equipaggio ha detto: 'Cosa?'.

Dopo il sequestro, 11 membri del'equipaggio citano in giudizio per 50 milioni di dollari Maersk Line e Waterman Steamship Corp., accusando le due compagnie di "deliberato, gratuito e consapevole disprezzo per la loro sicurezza". E secondo l'avvocato dell'accusa, Deborah Waters, il capitano Richard Phillips ha una enorme responsabilità nel dirottamento:

L'equipaggio ha implorato il comandante di non avvicinarsi così alla costa somala. Lui ha risposto che non avrebbe permesso ai pirati di spaventarlo o di costringerlo a salpare.

Le parole del testimone gettano lunghe, lunghissime ombre sul comandante della Maersk Alabama. È un eroe come il protagonista del film con Tom Hanks o un uomo che con la sua arroganza e negligenza ha messo in grave pericolo la propria vita e quella dell'equipaggio che gli era stato affidato?

La verità è rimasta tra le onde...

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