Massacro del Circeo: la notizia di una nuova vittima del branco

Autore: Rina Zamarra ,

Angelo Izzo, tra gli autori del terribile massacro del Circeo, torna nelle pagine di cronaca nera per il rapimento e l’assassinio della giovane friulana Rossella Corazzin, scomparsa il 21 agosto del 1975 dai boschi di Tai di Cadore in provincia di Belluno.

Secondo le sue rivelazioni, i responsabili del rapimento, delle violenze  e della morte della ragazza sarebbero gli stessi membri del branco che un mese dopo si accanì sulle povere Donatella Colasanti e Maria Rosaria Lopez.

Il rapimento di Rossella

Rossella si trovava in vacanza con la famiglia a Tai di Cadore. Quel 21 agosto, salutò i familiari per andare a fare una passeggiata nei boschi e scattare qualche foto e scomparve nel nulla. Attualmente, Izzo è detenuto nel carcere di Velletri e ha parlato ai pm romani del rapimento e dell'omicidio Rossella. Secondo le sue dichiarazioni, la 17enne fu scelta perché ancora vergine proprio dai suoi complici nel massacro del Circeo, Gianni Guido e Andrea Ghira.

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Le dichiarazioni sulla Corazzin risalgono al 2016, periodo in cui è stato ascoltato su sua richiesta dai pm romani Eugenio Albamonte e Michele Prestipino. In quella occasione, Izzo ha fatto diverse rivelazioni su fatti di sangue romani che hanno indotto i pm a denunciarlo per calunnia e autocalunnia. Tutte le dichiarazioni non riguardanti la procura di Roma, invece, furono inviate ai tribunali competenti. Quelle sul rapimento furono trasmesse a Belluno, che a sua volta le inviò a Perugia per competenza territoriale dato che secondo Izzo la ragazza fu uccisa sul Lago Trasimeno. Il tribunale umbro archiviò il caso per mancanza di riscontri, ma oggi qualcosa è cambiato.

I nuovi riscontri sui racconti di Izzo

La procura di Belluno ha continuato a lavorare sul caso, indipendentemente dall'archiviazione disposta a Perugia. E oggi i racconti di Izzo tornano alla ribalta perché pare ci sia un riscontro tra un particolare del racconto e la testimonianza di una donna, che vide la vittima a bordo di una jeep il giorno della scomparsa.

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Izzo fu ascoltato per due volte da Francesco Saverio Pavone, ex procuratore di Belluno, e in quelle occasioni parlò proprio di una Land Rover. Sarebbe questo il riscontro che apre di nuovo il capitolo delle indagini, insieme alla circostanza che colloca il gruppo di massacratori romani a Cadore. La famiglia di Gianni Guido aveva una villa a Cortina d’Ampezzo e Izzo ha dichiarato che quell’agosto i suoi amici si trovavano in vacanza proprio da quel parti. Ha sostenuto anche di non aver partecipato al rapimento perché era in vacanza a Positano.

Secondo la sua ricostruzione, Andrea Ghira e alcuni amici rapirono Rossella e la portarono prima in un casale di Riccione e poi sul Lago Trasimeno, dove abusarono di lei fino a ucciderla. I particolari del delitto non sono molti perché Izzo dichiarò di non avervi partecipato. Francesco Saverio Pavone ritenne il racconto sincero al punto da richiedere accertamenti alla DIA di Padova.

Oggi il nuovo procuratore di Belluno, Paolo Luca, ha visionato i diversi incartamenti e ha deciso di inviare tutto a Perugia, riaprendo il dibattito sull’attendibilità di Izzo. Secondo il suo storico avvocato, Enzo Guarnera, la vicenda è strana perché il suo ex-assistito non gli ha mai parlato della ragazza friulana. L’attuale legale, invece, dà credito alle parole di Izzo che non ha mai fatto esplicitamente il nome della Corazzin, ma secondo l’attuale procuratore di Belluno ha raccontato particolari tali da far credere che si tratti proprio di lei. 


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L’avvocato di Gianni Guido, invece, rimanda al mittente le accuse sottolineando l’inattendibilità dell’uomo.

Chi è Angelo Izzo

Il nome di Izzo è tristemente noto per due efferati delitti. Il primo risale proprio al 1975 quando insieme ai due amici della Roma bene, Gianni Guido e Andrea Ghira, torturò le due giovani Donatella Colasanti e Maria Rosaria Lopez.

Le due erano state invitate a una festa al Circeo e furono violentate e ridotte in fin di vita. Donatella Colasanti riuscì a salvarsi fingendosi morta e causando l’identificazione dei torturatori. Gianni Guido si assunse la responsabilità del delitto, coinvolgendo Izzo e Ghira. Quest’ultimo, però, riuscì a fuggire e a nascondersi all’estero.

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Purtroppo Izzo ha incrociato il destino di altre due donne nell’aprile del 2005. Rilasciato in semilibertà dal carcere di Campobasso, massacrò Maria Carmela e Valentina Maiorano, rispettivamente moglie e figlia del suo compagno di cella. L’uomo, un pentito della Sacra Corona Unita, gliele aveva affidate per aprire un ristorante.

Per scoprire quanto siano attendibili le sue recenti dichiarazioni si dovranno aspettare le indagini della procura di Perugia.

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