Jurassic Park 3: i dinosauri e gli attacchi più spettacolari del film

Autore: Emanuele Zambon ,

Se Jurassic Park III non avesse fatto parte di un franchise di successo, oggi staremmo parlando con tutta probabilità di un divertente film di genere. Ricorda infatti quei b-movie avventurosi degli anni '70 girati senza troppe pretese, costruiti su un montaggio serrato e battute stereotipate.

Invece, la pellicola diretta nel 2001 da Joe Johnston ha il grande difetto di portarsi dietro un marchio impegnativo qual è Jurassic Park senza riuscire però ad onorarlo. Niente digressioni etico-scientifiche, nessuna società di bioingegneria intenzionata a sostituirsi a Dio, neppure l'ombra di un irriverente Malcolm. In compenso, tanti personaggi dimenticabili (dai coniugi Kirby di Téa Leoni e William H. Macy al Billy di Alessandro "Del Piero" Nivola) che commettono idiozie nel bel mezzo della giungla. A ciò va poi aggiunta una buona dose di action.

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A salvare il film ci pensano Sam Neill - che riprende il ruolo del paleontologo Alan Grant - e alcune sequenze thrilling con protagonisti vecchi e nuovi dino-clonati.

Nel prologo la macchina da presa ci conduce tra le acque che bagnano Isla Sorna, oltre 200 miglia al largo del Costa Rica. Dopo gli eventi de Il mondo perduto, in seguito alla scoperta del Sito B della InGen, l'isola è stata messa in quarantena dalle autorità. Pur trattandosi di una zona vietata, il giovane Eric Kirby ci si avventura assieme al patrigno, desideroso di adrenalina. Finirà come è lecito aspettarsi, e la scomparsa del ragazzo spingerà i suoi genitori a cercarlo con l'aiuto del prof. Grant, reclutato dietro inganno.

La trama di Jurassic Park III, in poche parole, è un banale pretesto che serve a proiettare uno sparuto gruppo di persone dalla terraferma all'isola abitata da numerose specie di dinosauri. Da qui in poi è tutto un susseguirsi di fughe rocambolesche, attacchi a sorpresa e nuove conoscenze dai denti e dal becco aguzzi, che se non altro (complice il minutaggio esiguo del film) contribuiscono a far passare allo spettatore un'ora e mezza di divertimento facendo il tifo per i terribili lucertoloni, nella speranza che divorino tutti gli umani, eccezion fatta per Grant, amato fin dal momento in cui tenta di spiegare al poppante Charlie, figlio dell'amica di lunga data (nonché ex fiamma) Ellie Sattler, le giuste dinamiche tra carnivori ed erbivori.

Il gusto per l'avventura si fonde nella pellicola con l'arrivo di nuovi preistorici bestioni, protagonisti di alcune scene di tutto rispetto. Ne abbiamo selezionate alcune.

Una spina nel fianco

"È un Tirannosauro?"; chiede Billy rivolgendosi a Grant. "No, non credo. Sembra più grande". Joe Johnston, uno che la sa lunga in fatto di "predatori" (avendo lavorato agli effetti ottici del primo Indiana Jones), dimostra di sapere il fatto suo con la scena che introduce il nuovo, terrificante, carnivoro della saga. Si tratta dello Spinosauro, di cui abbiamo già avuto modo di parlarvi nello speciale a tema.

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Dapprima un ruggito che sembra provenire da un altro modo, poi il disperato tentativo di decollo degli incauti visitatori. Lo Spinosauro irrompe sulla scena, divorando un cinico mercenario e abbattendo di fatto il velivolo su cui viaggiano Grant e soci. Il primo attacco del dinosauro è di quelli col brivido ed è seguito a breve distanza dal secondo incontro ravvicinato, che si consuma tra i resti del piccolo aereo a turbo elica.

Bye bye T-Rex: Isla Sorna ha un nuovo re

Dopo aver dilaniato muso e carlinga del velivolo e aver pasteggiato con il pilota, lo Spinosauro si trova di fronte il re dei rettili tiranni. Il T-Rex - nell'insolita colorazione verdognola - fa dunque ritorno in Jurassic Park III ma il suo è solo un breve quanto umiliante cameo. Dopo una drammatica lotta territoriale, "Rexy" si vede spezzare il collo dal più possente avversario.

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Lo Spinosauro, però, ha negli umani le sue vittime preferite. Darà loro la caccia in altre due scene: in una di esse lo vediamo abbattere un muro di recinzione ormai fuori uso e inseguire i fuggiaschi fino ad una struttura sicura; nella seconda, ancora più avvincente, sbuca fuori dall'acqua durante la piovosa notte, venendo limitato nel decisivo attacco solo da un lanciarazzi.

Raptor piumati e Pteranodon feroci

Universal Pictures
Uno Pteranodon si accorge della presenza umana in Jurassic Park 3

Una cassa di risonanza sofisticata, scoperta grazie agli studi condotti dal team di Grant, come argomentazione solida alla teoria che vuole i Velociraptor quali esseri dotati di un'intelligenza sopraffina. Jurassic Park III sfrutta, all'epoca dell'uscita, le teorie in voga che associavano, nella scala dell'evoluzione, dinosauri e uccelli (anziché rettili). Ciò investe anche l'estetica dei Raptor, i quali appaiono per la prima volta dotati di piumaggio. Non si tratta di una banale licenza dei creativi bensì di una scelta dovuta al ritrovamento in quegli anni di alcuni fossili che testimoniavano il piumaggio di alcune specie di predatori di piccola taglia.

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Nel film di Johnston i Raptor appaiono evoluti rispetto ai primi due capitoli: sono in grado di comunicare tra loro e di tendere imboscate agli umani in una maniera ancora più efficiente. Si confondono tra le cavie del laboratorio abbandonato dell'isola e inseguono il gruppo di sopravvissuti fin quasi la riva pur di riavere le uova sottratte in precedenza da Billy.

Non sono meno terrificanti gli Pteranodon, protagonisti della scena più riuscita del film, quella della Voliera (un recupero di uno dei momenti più emozionanti del best-seller di Crichton del '90).

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