Room, la spiegazione del finale del film con Jacob Tremblay e Brie Larson

Autore: Alice Grisa ,

Room è un film del 2015, di genere thriller-dramma, di Lenny Abrahamson con protagonisti Brie Larson e Jacob Tremblay, visto di recente in Wonder.

La storia racconta di una prigionia irreale, di un bambino confinato con una sua madre in una stanza da cui non è mai uscito, del desiderio di un ragazzino di conoscere il mondo.

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Il film è tratto dal romanzo del 2010 Stanza, letto, armadio, specchio di Emma Donoghue, liberamente ispirato al terribile caso di cronaca dell'austriaco Fritzl, un uomo che ha tenuto prigioniera sua figlia per 24 anni, generando con lei ulteriori bambini. 

La trama

Universal Pictures
Una scena di Room
Una mamma in trappola in Room

Room racconta del piccolo Jack, nato e cresciuto all’interno di una stanza insieme a sua madre Joy, che è stata rapita anni prima da quello che i due hanno soprannominato Vecchio Nick e che, a causa dei frequenti stupri, ha provocato la gravidanza della ragazza e la nascita di Jack.

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Il bambino non ha mai visto cosa c’è fuori da quella stanza e si basa solo sui racconti fittizi di sua madre, che non esiste un mondo oltre quel locale. C’è un lucernario, che però secondo la spiegazione di Joy affaccia sul nulla, e la TV che mostra solo cose irreali.

Il giorno del suo quinto compleanno, incapace di arginare le continue domande di Jack, Joy gli rivela la verità, e cioè che loro sono chiusi in una stanza, fuori dalla quale c’è il mondo reale. La donna ha un piano per tentare la fuga e, dopo un primo tentativo fallito, al secondo Jack riesce a liberarsi, ad attirare l’attenzione di un passante e di far salvare se stesso e sua madre dalla polizia. Ma, a contatto con la realtà, Jack inizia a manifestare qualche problema…

Il finale e la spiegazione

Universal Pictures
Una scena di Room con mamma e figlio
Jack e la voglia di scoprire il mondo

Nell’ultima scena di Room vediamo i due protagonisti, madre e figlio, tornare nella stanza che li ha tenuti prigionieri tanto tempo. Jack passa in rassegna tutti gli angoli, tutti gli oggetti e gli elementi della sua prigionia, incluso il lucernario, unica piccola finestra sul mondo. Solo dopo questa perlustrazione finale Joy e suo figlio sono pronti a riprendere la loro vita.

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La scena si modella completamente sulla dialettica dentro-fuori: se per Jack prima l’insolito era rappresentato dal "fuori", ora lo è il “dentro”. Ma recuperare le adeguate proporzioni non può essere immediato e naturale, sia la madre che il figlio sono passati attraverso l’alienazione, il rifiuto e il dolore prima di riprendere coscienza di sé stessi.

Ecco perché Jack aveva bisogno di prendere confidenza con lo spazio, gestire i limiti della stanza ma anche la sua assenza, che ha rappresentato sicuramente una liberazione ma anche, allo stesso tempo, una doppia prigionia da cui allontanarsi sconfiggendo la paura di vivere e di non riconoscere un mondo reale.

Solo dopo aver detto “Addio”(“Bye Bye” in lingua originale) alla stanza, Jack può finalmente crescere e lasciarsi tutto alle spalle.

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