Oscar Noms 2019: le 10 nomination che ci hanno stupito

Autore: Elisa Giudici ,

Tempo di Oscar, tempo di lacrime di gioia o dolore. Si é svolta ieri 22 gennaio 2019 la breve e informale cerimonia in cui sono state annunciate le cinquine di finalisti agli Academy Awards. Ora sappiamo chi concorrerà alla vittoria di una delle statuette dorate nella notte del 24 febbraio 2019, quando si svolgerà la cerimonia. Potete passare in rassegna le nomination di ogni singola categoria nel pezzo dedicato.

Ora che i giochi sono fatti, dopo tanti mesi di eventi promozionali, ospitate in TV e interviste, è già arrivato il momento dei bilanci nella Hollywood che conta. Se Roma e La Favorita guidano la corsa con 10 nomination a testa, il grande favorito delle scorse settimane A Star Is Born deve "accontentarsi" di sole 8 candidature, insieme al politico e sferzante Vice – L’uomo nell’ombra e A Star Is Born. Questo ci racconta la statistica più immediata, quella della classifica dei film che hanno raccolto più candidature. 

Academy Awards
Il poster degli Oscar 2019
La locandina degli Oscar 2019

Nonostante tante cinquine si siano rivelate copie carbone dei pronostici della stampa, non sono mancate come ogni anno le sorprese. Vedi alla voce Black Panther, capace di rastrellare ben 7 candidature, soprattutto nelle categorie tecniche. Sono però tanti i film e gli interpreti che hanno conquistato a sorpresa un posto al sole o che sono stati snobbati dalla stampa. Ecco quindi le 10 nomination centrate o mancate che hanno stupito di più. 

1- Leoni, Orsi e Palme

In un'annata di cinema autoriale non particolarmente esaltante come il 2018, sorprende e molto come siano stati i tre grandi festival europei ad "azzeccare" i film favoriti alla vittoria delle statuette che contano. A Star is Born ha cominciato la sua clamorosa corsa alle statuette a Venezia, mentre BlacKkKlansman e Cold War si sono fatti notare al Festival di Cannes. Dopo la Forma dell'Acqua e La La Land, Venezia dimostra ancora una volta di avere un fiuto infallibile e un ruolo cruciale come piattaforma di lancio per gli Academy Awards per film di grande qualità o con un alto coefficiente di glamour. 

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Infatti entrambi i film che guidano la corsa, Roma e La Favorita, erano in concorso al Lido. Non solo: i due film sono riusciti a rastrellare a sorpresa anche molte candidature inaspettate nelle categorie più pesanti. Anche la Palma d'Oro Un affare di famiglia ce l'ha fatta, entrando nella cinquina di Miglior film in lingua straniera, dove 4 dei 5 candidati sono passati per il Lido. Un risultato davvero niente male, che rende gli Academy Awards più rappresentativi anche a livello geografico. 

2 - Tanti registi stranieri, nessuna regista

La categoria che forse ha più sorpreso in positivo è stata quella della regia. Qualcuno si era azzardato a pronosticarlo, ma è stata comunque una delle più grandi sorprese: il regista polacco Pawel Pawlikowski è riuscito a centrare una nomination pesantissima con il suo struggente Cold War. La sfida per Yorgos Lanthimos (altro nome cresciuto all'ombra dei festival europei) era più semplice, ma fino a qualche anno fa era impensabile immaginare il giovane e celebrale regista greco raggiungere il successo in una categoria che da sempre riserva grandi dolori ed esclusioni. 

Elisa Giudici
Yorgos Lanthimos e il cast di La favorita a Venezia 75
Il greco Yorgos Lanthimos strappa una nomination agli Oscar come regista

La cinquina è meritevole, abbastanza giovane e geograficamente più rappresentativa del passato. Con l'ennesima nomination per il messicano Alfonso Cuarón sono ben 3 su 5 i registi non anglofoni in una categoria spesso tutta a stelle e strisce. Certo è una delle categorie più "difficili" e in questa annata c'è davvero di che festeggiare per la sua rappresentatività geografica. Peccato che ancora una volta non compaiono donne nominate per la regia, in quello che nonostante il #MeToo sembra rimasto davvero l'ultimo feudo del maschilismo hollywoodiano. Nelle ultime settimane la sorpredente Chloé Zhao, regista dello struggente The Rider (visto a Cannes due anni fa e appena approdato negli Stati Uniti) aveva fatto parlare molto e molto bene di sé e del suo film. La verità è che però in questa categoria la lotta è davvero durissima e cominciare a farsi notare e fare campagna per tempo è cruciale. 

3 - La rivalsa degli "grandi vecchi"

Hanno dovuto aspettare e a lungo, sostanzialmente ignorati nelle categorie che contano per tutta la loro gioventù artistica, mentre hanno influenzato il linguaggio cinematografico globale. Spesso la nomination a un'Oscar che conta arriva dopo una lunghissima carriera e tanti, troppi no del passato. Stavolta però Spike Lee ce l'ha fatta: la nomination alla regia è finalmente arrivata. In passato molto critico verso l'Academy ma anche verso iniziative come #OscarsoWhite, il regista afroamericano è stata una delle prime voci a reclamare con forza e in tempi non sospetti più attenzione verso il cinema nero. 

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Anzi, di fatto Spike Lee è un punto di partenza irrinunciabile, uno che con i suoi successi ha plasmato la storia afroamericana nel cinema statunitense. Dopo un periodo difficile e qualche fin sbagliato, con BlacKkKlansman si è riguadagnato i favori della critica statunitense. Quando la corsa all'Oscar parte nella primavera di Cannes, bisogna avere una notevole stamina: Spike Lee ha dimostrato che la sua tempra è rimasta inalterata negli anni.

Elisa Giudici
Il regista Paul Schrader a Venezia 74
Paul Schrader viene nominato a sorpresa come sceneggiatore di First Reformed

Che dire poi di Paul Schrader, il 72enne cineasta statunitense che ha guadagnato a sorpresa una candidatura come sceneggiatore per First Reformed? Il film, amatissimo al Lido due anni fa e giunto solo in questi mesi negli Stati Uniti, è stato davvero uno dei più coccolati dalla critica. Anche Schrader in passato è stato snobbato, spesso dimenticato. Eppure ha scritto pagine importantissime della storia del cinema come Toro Scatenato e Taxi Driver, oltre che a dirigere un film iconico degli anni '80 come American Gigolò. 

4 - A Beautiful Boy and his father

Tra le nomination sfumate che hanno fatto parlare più di sé c'è di sicuramente quella a Timothée Chalamet per il suo intenso ruolo in A Beautiful Boy, in cui interpreta un giovanissimo che lotta contro una radicata dipendenza dagli stupefacenti. A 23 anni è un traguardo incredibile essere considerati "degli snobbati", soprattutto dopo aver ottenuto una nomination nell'annata precedente con Chiamami col tuo nome. Soprattutto se consideriamo che a fargli compagnia c'è il coprotagonista del film, Steve Carell, lo storico volto di The Office che interpreta il padre del ragazzo, impegnato nel tentare di salvarlo dalla sua dipendenza. 

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Dopo la mancata nomination quest'anno, Steve Carell si riconferma uno dei più grandi snobbati dall'Academy. Roba da far impallidire Leonardo Di Caprio, le cui chiacchieratissime esclusioni degli anni passati non possono gareggiare con quelle dell'attore 56enne, nomination molte volte ma mai uscito vincitore. Quest'anno si presentava con ben tre performance da Oscar, in film peraltro molto quotati. Era il padre di A Beautiful Boy, appunto, ma anche l'assoluto protagonista di Benvenuti a Marwen, di cui la critica ha elogiato soprattutto la sua interpretazione. Cosa dire poi del suo ruolo di supporto nel film di Adam McKay, Vice - L'uomo nell'ombra? 

5 - Sam Rockwell

Soprattutto cosa dire dell'esclusione di Carell dalla cinquina dei non protagonisti quando a comparirvi, davvero a sorpresa, è il compagno di set Sam Rockwell? Insieme alla candidatura di Paul Schrader, è stato forse il passaggio più sorprendente degli annunci di ieri. L'attore americano rischia proprio di essere un Oscar darling, ovvero uno di quegli interpreti nominati ciclicamente dall'Academy per meriti ben minori degli esclusi. Emblematico il suo ruolo all'intero di Vice - L'uomo nell'ombra: qui interpreta una versione caricaturale e molto superficiale e vanesia dell'ex presidente George W. Bush. 

Che Christian Bale con la sua ennesima trasformazione fisica e il suo ruolo luciferino ce l'avrebbe fatta era praticamente certo, anzi: è il favorito alla vittoria di miglior attore protagonista per il suo ruolo in Vice. Per quanto riguarda Rockwell, una certa somiglianza con l'ex inquilino della Casa Bianca è innegabile ed è una buona performance, ma lascia interdetti pensare a quanti attori siano stati snobbati, anche tra i suoi compagni di cast. Soprattutto considerando quanto conti la carriera pregressa per farsi notare dall'Academy; quella di Steve Carell è decisamente più pesante e blasonata di quella di Sam Rockwell.

6 - Pittore batte prete

Altra nomination pesantissima coadiuvata da Venezia 75 è quella di Willem Dafoe, che conquista una candidatura come miglior attore protagonista per il suo ritratto di Van Gogh nel film di Julian Schnabel Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità. La corsa dell'attore verso la nomination è impressionante: questa è infatti l'unica, pesantissima candidatura del film. In un mondo cinematografico in cui la campagna promozionale conta tantissimo, (purtroppo) è sempre più difficile farsi strada in un'unica categoria, magari per una perfomance meritoria in un film non riuscitissimo.

Elisa Giudici
Willem Defoe a Venezia 75
Pittore batte prete: Willem Defoe conquista la candidatura nei panni di Van Gogh

La mancanza di un folto gruppo di grandi competitor di qualità in questa tornata ha aiutato Defoe, che comunque è riuscito ad aggiudicarsi una nomination ai danni di John David Washington (BlackKklansman) e soprattutto Ethan Hawke; il suo ruolo di prete tormentatissimo in First Reformed è considerato il migliore della sua carriera e in tanti speravano in una nomination.

7 - Né tate né thriller

Strano destino anche quello di Emily Blunt, protagonista snobbata di due dei film che hanno fatto campagna molto intensamente per farsi notare dall'Academy. Da una parte Disney ha puntato tanto su Il ritorno di Mary Poppins, che infatti è riuscito a conquistare qualche posto al sole nelle categorie tecniche. Dall'altra il sorprendente thriller dai toni horror Un posto tranquillo ha fatto un'intensa attività promozionale. Qui la sfida non era facile: storicamente l'Academy detesta qualsiasi pellicola abbia anche solo vagamente a che fare con il genere orrorifico. Il film però, acclamato dalla critica e amatissimo dal pubblico, puntava a scardinare questo pregiudizio, anche forte dell'interpretazione della sua protagonista. 

Invece Emily Blunt non ce l'ha fatta, né nei panni della tata inglese né in quelli della madre costretta al silenzio. Certo la sfida nelle categorie femminili quest'anno era senza esclusione di colpi. Probabilmente a sfavore dell'attrice inglese ha giocato la doppia candidatura possibile, dividendo i voti di quanti l'hanno apprezzata su due distinte nomination e disperdendoli. Altra esclusa di pregio dal territorio horror: Toni Colette per la sua performance in Hereditary, per cui aveva fatto un'intensa campagna promozionale. 

8 - Doppietta

C'è chi non ha cavato un ragno dal buco e chi invece conquista la doppia nomination. Caso emblematico e pronostico rispettato per Lady Gaga; con l'attenuarsi dei favori della critica per A Star is Born la sua doppia candidatura con Shallow e come miglior attrice sembrava in forse, invece la cantante di fiere origini italiane ha centrato la doppia nomination (e si porterà quasi di certo la statuetta a casa per la miglior canzone). 

Elisa Giudici
Lady Gaga a Venezia 75
Lady Gaga azzecca la doppia candidatura

Non è l'unica però. Adam McKay è nominato sia per la sceneggiatura del suo film sia per la regia, il polacco Pawel Pawlikowski per la regia e come miglior film straniero. Sandy Powell colleziona due candidature nella stessa categoria con La Favorita e Il ritorno di Mary Poppins; quella dei costumi, in cui spadroneggia ormai da anni. È la terza volta che riesce a centrare la doppia nomination, un record assoluto!  Batte tutti il messicano Alfonso Cuarón, nomination come regista, sceneggiatore, fotografo di scena e regista straniero. Quattro candidature in una sola tornata: non è un record ma ci va molto vicino. L'unica che non è riuscito a centrare è quella come montatore del suo film. 

9 - Doppietta e tripletta

Il risultato forse più emblematico di Roma è quello di essere riuscito a piazzare ben due interpreti nelle cinquine dedicate alle performance femminili. Nessun film straniero prima c'era mai riuscito, invece sia Yalitza Aparicio sia Marina De Tavira saranno presenti alla notte degli Oscar. Un risultato impressionante, contando che una di loro non è un'attrice professionista ed entrambe erano delle vere e proprie sconosciute prima della vittoria del Leone d'Oro. 

Elisa Giudici
Alfonso Cuarón e il cast di Roma a Venezia 75
Alfonso Cuarón ha portato alla nomination le sue splendide attrici

Sono invece blasonatissime le tre interpreti di La Favorita Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz. Che tutte e tre le protagoniste del film di Lanthimos potessero centrare la nomination era nell'aria, ma rimane un risultato impressionante e forse discutibile. Non per le performance davvero stellari delle tre attrici (soprattutto quella della Colman, che pare avviata a vincere l'Oscar) ma per le categorie in cui hanno deciso di candidarsi. La "supporting actress" Emma Stone è la protagonista putativa del film dal cui punti di vista viene narrata la vicenda e anche Rachel Weisz ha un ruolo più centrale rispetto a Olivia Colman, che ha scelto invece a sorpresa di candidarsi come protagonista. 

10 - Nudo alla meta

Di statistiche, curiosità e record ce ne sarebbero ancora tanti da elencare, ma qualcuno ha scovato una casistica davvero bizzarra. Viggo Mortensen ha strappato l'ennesima nomination come attore protagonista per Green Book, così come il suo compagno di set Mahershala Ali, nominato come non protagonista. 

RB
I protagonisti di Green Book in una scena del film
I protagonisti di Green Book, entrambi nomination come attori

Non è una nomination inaspettata per Mortensen, che era dato tra i favoriti. Non è neppure la prima: era stato infatti candidato anche per La Promessa dell'assassino e Captain Fantastic. Stavolta però non si è dovuto spogliare. In entrambi i film precedenti, infatti, compariva non solo senza vestiti (celeberrima la scena di combattimento al bagno turco di La promessa dell'assassino), ma con un vero e proprio nudo frontale! Si tratta dell'inquadratura integrale della parte anteriore del corpo, rarissima a Hollywood e ancor più rara per gli interpreti di sesso maschile, che davvero non lascia margini all'immaginazione. Stavolta invece Mortensen (grande poliglotta che parla più o meno fluentemente ben sei lingue!) ha dovuto "solo" imparare a masticare l'italo americano. 

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