Captain Marvel, la recensione: e finalmente Marvel creò la donna supereroe

Autore: Elisa Giudici ,

Ancor prima d'iniziare ha già una bella zavorra da scrollarsi di dosso questo Captain Marvel, che più che un film sembra un percorso ad ostacoli, una sconfinata distesa temporale e spaziale da coprire nell'arco di un solo film, con un punto di arrivo già deciso e atteso, oltre a tutta una serie di spiegazioni del caso da fornire. Chi è Captain Marvel? Cosa ha fatto finora mentre la Terra subiva ondate di minacce più o meno aliene e più o meno letali? Ci dobbiamo davvero affezionare all'ennesima figurina di un parco di personaggi ormai sterminato del Marvel Cinematic Universe?

Chiamata in extremis per mettere una pezza a tante pecche e mancanze del MCU - in primis la vergognosa assenza di una supereroina con un franchise tutto suo - Captain Marvel sfrutta appieno la proverbiale godibilità e i famigerati meccanismi ad orologeria della sempre più complessa "cosa cinematografico-supereroistica" di casa Disney. Pur dovendo sorbirci una storia d'origine convenzionale, il film s'inserisce con invidiabile agilità nel sempre più impressionante unicum narrativo made in Marvel, talvolta riuscendo anche a riscrivere da zero alcuni avvenimenti.

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Laddove dovrebbe essere un punto d'arrivo di una serie di narrazioni raccordo verso l'atteso Endgame, Captain Marvel sa dare propulsione all'inaspettato avvio di nuovi capitoli e personaggi (le guerre Kree-Skrull spiegate bene, direbbe qualche testata giornalistica). La origin story della sua protagonista riesce poi nella non semplice impresa di colmare con una ritmata sequenza di balzelli i vuoti tra una serie di film distinti della prima era dei Marvel Studios, quando ancora il grande racconto corale alla Avengers era di là da venire. 

Marvel Studios
Brie Larson in Captain Marvel
Parecchi particolari ci ricordano in ogni scena che ci troviamo negli anni Novanta, vedi T-shirt dei Nine Inch Nails

Disbrigate a suon di flashback le pratiche relative alla presentazione della protagonista, il film riesce ben presto a trovare un tono abbastanza personale, un pizzico più adulto, ruvido e avventuroso della media Marvel. Almeno l'attesa è valsa la pena: Brie Larson infatti ci regala uno dei personaggi femminili meglio gestiti nei panni impegnativi dell'assoluta protagonista del proprio film. 

Il mito degli anni '90

Il confronto obbligato è quello con Wonder Woman, campione d'incassi e paladino di un cinema che guarda finalmente all'altra metà del cielo superoistico, mentre in casa Marvel la situazione che si trova a fronteggiare Captain Marvel non può che ricordare quella di Captain America; anche lui fu costretto a fare la sua prima apparizione in un film dedicato in volata, per poi confluire nella pellicola collettiva degli Avengers. In entrambi i casi il film supera brillantemente il confronto, a riprova del fatto che in Disney hanno oliato così bene un meccanismo narrativo già rodato e a prova di bomba, che consente di far divertire il pubblico per un paio d'ore, senza che mai rimpianga il prezzo del biglietto. 

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Così come per Captain America, anche qui s'insiste sul periodo storico d'ambientazione delle vicende. È ricchissima la galleria di riferimenti, ammiccamenti e dettagli gettati a profusione qua e là, a beneficio di quanti negli anni '90 c'erano. Si ride dell'ampiezza delle mappe stradali, della lentezza dei Internet e dell'esistenza dei punti vendita Blockbuster, ma sono passaggi che il film infila col pilota automatico, così come la colonna sonora: una lista di canzoni così note (così banali?) che ti viene da canticchiarle in sala, provando come siano state scelte per richiamare in fretta la memoria di quell'epoca, in maniera sistematica e un po' superficiale. 

Marvel Studios
Brie Larson nei panni di Captain Marvel
Marvel finalmente ha dato luce verde a un progetto supereroistico al femminile

Meno mercenario ma altrettanto efficace è il sistema scelto per raccontare con estrema rapidità il vissuto personale del personaggio. Si comincia in media res e su Hala, il pianeta tecnologicamente avanzato dei Kree, dominato dalla Suprema Intelligenza, un'AI che gestisce la cosa pubblica conversando direttamente coi suoi cittadini. Qui troviamo Jude Law nei panni del mentore sarcastico e Brie Larson in quelli dell'allieva impulsiva e propensa a fare di testa sua, tormentata da misteriosi flashback di una vita passata. Via spiegazioni del suo insegnante e con l'ausilio di rapidi flash dal suo passato terrestre, il film riesce al contempo ad introdurci un pianeta alieno, una guerra intergalattica e una vita umana forse non così ricca di sorprese da riuscire a sostenere un intero film se il suo racconto avvenisse nel giusto ordine cronologico.

L'arma segreta: la donna 

A salvare Captain Marvel dalla sua stessa convenzionalità ci sono tre elementi chiave: l'esperienza Marvel, le doti attoriali della sua protagonista e una regia capace di unire riferimenti stilistici passati a un'impressionante utilizzo delle tecnologie più avanzate. A 8 anni da Captain America - il primo vendicatore i produttori e gli sceneggiatori sanno di dover sfornare un'eroina a tutto tondo, che sappia correre sulle sue gambe. Aiutati dal fatto che rispetto al recente passato il MCU può permettersi di attrarre attori di prima fascia e comprovata qualità, il team creativo affida a una convincente Brie Larson un personaggio femminile ricco di carattere, humour e con una punta appena di pathos drammatico. La donna protagonista del film, umana ed eroica ben prima di mettersi la tuta, è a tutti gli effetti un personaggio riuscito, a cui è facile affezionarsi. 

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Captain Marvel è la versione aggiornata e raffinata di Captain America: un'eroina dal potere immenso per cui a fare la differenza è il coefficiente umano, che intraprende una rocambolesco viaggio (negli anni '90) per scoprire chi sia davvero, prima di esprimere appieno il suo potenziale. Il film è attentissimo a non caricare eccessivamente il personaggio, di fatto raccontando solo lo stretto essenziale del suo passato e limitando a un paio di montaggi di grande forza visiva tutta la questione dell'eroina in un mondo di eroi. Una certa ruvidezza caratteriale dell'interprete e l'affiancamento al giovane Nick Fury fanno il resto. 

Marvel Studios
Brie Larson e Jude Law in Captain Marvel
Un cast sempre più all star per un film che più che una genesi è già una corazzata supereroistica

Proprio l'inserimento di un Samuel L. Jackson ringiovanito è il traguardo tecnologico più impressionante del film. Non è la prima volta che assistiamo a un ringiovanimento "digitale" di un attore in un film hollywoodiano ma la durata di questo processo estetico (che di fatto copre tutto il film) e il realismo ottenuto non possono che impressionare. Quando gli effetti speciali mostrano il fianco, ci pensano lo humour accattivante dei personaggi e l'introduzione geniale del gatto Goose (non solo tenera ma piena di sorprese a livello narrativo) a sbloccare la situazione.

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Captain Marvel insomma è un'ottima visione d'intrattenimento, che sa in più frangenti fare di necessità virtù, trovando nel suo cast affiatato e nella sua regia più curata del solito la forza di nobilitare un film introduttivo e di raccordo, una sorta di ponte narrativo tra i due Avengers più ambiziosi di sempre. La vera potenza del personaggio rimane ancora ampiamente da sfruttare, ma il potenziale è già chiaramente visibile. Anzi, non si può che rimpiangere come Brie Larson e soci vengano immolati sull'altare degli Avengers; con più tempo e libertà di movimento a disposizione, Captain Marvel avrebbe potuto brillare molto di più. C'è comunque di che essere soddisfatti.

Captain Marvel sarà nei cinema italiani dal 6 marzo 2019.

Commento

cpop.it

75

Marvel ha imparato la lezione di Wonder Woman e Captain America, facendo di necessità virtù: da film introduttivo e di raccordo, Captain Marvel sa trasformarsi in un cinecomics pieno di carattere.

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