Soldato Jane: finale e significato del film con Demi Moore

Autore: Emanuele Zambon ,

Scriveva il poeta inglese David Herbert Lawrence: "Non mi fu mai dato di vedere un animale in cordoglio di sé. Un uccelletto cadrà morto di gelo giù da un ramo senza aver mai provato pena per se stesso". Versi ripetuti, come un mantra, dal sadico istruttore capo Urgayle in Soldato Jane, il film del 1997 diretto da Ridley Scott.

Non una delle produzioni più memorabili del regista di capolavori quali Alien o Blade Runner, che ciò nonostante ridisegna l'addestramento militare al cinema puntando su una protagonista femminile, la sexy Demi Moore.

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Ufficiale e gentildonna, dunque, in un film che guarda sia al "pari grado" con Richard Gere che al capolavoro bellico Full Metal Jacket (e, perché no, anche al nostrano Soldati - 365 all'alba di Marco Risi), specie nella dialettica del conflitto che viene a crearsi tra cadetto e istruttore.

Soldato Jane è l'ennesima variazione sul tema bellico-patriottico (che però in Kubrick veniva letto in chiave decisamente più critica). Il film non brilla certo per originalità ma offre comunque uno sguardo femminile (e femminista) su un mondo visto da sempre appannaggio degli uomini.

La pellicola di Scott, in un miscuglio di turpiloquio, violenza eccessiva e becero maschilismo, sembra quasi un manifesto della parità dei sessi, un urlo cameratesco attraverso cui (ri)affermare i diritti delle donne. Sembra, appunto. Perché la regia poco ispirata di Scott (prova ne è la guerriglia finale, girata con lo stesso piglio di una partita scapoli vs ammogliati; abbiamo visto decisamente di meglio in Black Hawk Down) rimane sempre piuttosto ambigua, quasi al servizio di una Moore - comunque convincente - che desidera scrollarsi di dosso l'etichetta di "corpo da striptease". Ci riesce, tra insulti, prove di resistenza fisica e torture. Ma sembra quasi che lo faccia non per riaffermare la propria identità femminile all'interno di un contesto dominato dagli uomini bensì per confondersi col sesso opposto. La scena della rasatura è a tal punto emblematica, col ghigno soddisfatto della Moore che ribalta quella che poteva essere letta come una forma di umiliazione (anche se il taglio mascolino alla Sinead O'Connor non faceva ormai più notizia negli anni '90). Per non parlare poi di quando, nel bel mezzo della scena più riuscita del film, la Moore se ne esce con: "Succhiami il ca#*o".

Buena Vista Pictures
Viggo Mortensen e Demi Moore nel film

Scontrandosi con il pregiudizio degli ambienti militari - a forte connotazione maschile - e con le mire di una spregiudicata senatrice (Anne Bancroft), il tenente Jordan o'Neill dimostrerà a ogni modo, dopo tre mesi di duro addestramento coi Navy SEAL, che le donne sono in grado di svolgere gli stessi compiti degli uomini. 

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La poca consistenza del film denuncia in Soldato Jane è comunque ribadita dal perverso rapporto che viene ad instaurarsi tra il comandante istruttore capo di Viggo Mortensen e la protagonista. Anziché raccontarlo fino in fondo come il calvario fisico ed emotivo di una donna tenace agli ordini di un militare maschilista, Scott non appare affatto interessato a farlo e lo promuove come il racconto di formazione della soldatessa Jane, umiliata e vessata sì, ma a fin di bene, come suggerisce il finale.

Soldato Jane, il finale del film

Dopo essere stata riammessa al corso e aver salvato la vita al proprio comandante, la tenente O'Neill completa il percorso di addestramento ed entra a far parte del corpo dei Navy SEAL. Ottiene anche la stima del proprio superiore ("Salvato da una donna, che figura... "), il quale le dimostra la propria ammirazione regalandole una raccolta di poesie in cui sono sottolineati i versi che ama ripetere ai cadetti.

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Un finale, dunque, che tra occhi lucidi e note sdolcinate, sembra di colpo cancellare gli intenti femministi di una delle pellicole meno riuscite del regista de Il gladiatore.

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