Still Alice, il finale e il significato del film con Julianne Moore

Autore: Alice Grisa ,

Still Alice è un film drammatico con Julianne Moore nel difficile ruolo della protagonista.

Tratto dal romanzo omonimo del 2007 di Lisa Genova, il film del 2014 parla della complessa situazione di una donna colta e realizzata che, quando è ancora giovane, si trova davanti a una terribile diagnosi: il morbo di Alzheimer. Il film è diretto da Richard Glatzer e Wash Westmoreland (Glazer aveva ricevuto poco prima dell’inizio dei lavori una la diagnosi di SLA, ed è morto nel 2015).

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Al fianco della Moore, impegnata in un’interpretazione delicata e chiaroscurale, troviamo Alec Baldwin, Kristen Stewart, Kate Bosworth e Hunter Parrish.

Per la sua interpretazione, Julianne Moore ha vinto l’Oscar come Miglior attrice nel 2015.

La trama del film

Sony Pictures Classics
Una scena di Still Alice
Un nuovo rapporto tra madre e figlia

Alice Howland ha appena compiuto 50 anni ed è una donna realizzata: ha un prestigioso lavoro alla Columbia University e tre figli ormai adulti. Sembra andare tutto bene ma alcuni momenti di vuoto e confusione la spingono a fare degli accertamenti: Alice scopre, con sgomento, di essere allo stadio iniziale del morbo di Alzheimer.

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I suoi figli eseguono le analisi per capire se, geneticamente, anche loro sono soggetti alla malattia. Fa eccezione la figlia minore, Lydia, aspirante attrice, che preferisce non sapere se è a rischio Alzheimer.

Intanto Alice cerca di rimanere se stessa il più possibile, ma la malattia progredisce: la donna perde il lavoro, fatica a orientarsi a casa propria e registra dei videomessaggi per la se stessa del futuro che, quando la degenerazione cerebrale sarà irrecuperabile, dovrà suicidarsi con delle pillole (proposito che poi Alice tenterà di mettere in atto, ma senza successo).

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La donna tiene una conferenza sull’Alzheimer, evidenziando con un pennarello le parti del discorso che ha già fatto per non ripeterle, ottenendo una standing ovation. Intanto suo marito John accetta un lavoro in Minnesota e parte, straziato dalle condizioni della moglie che ormai non riconosce più i suoi figli. A occuparsi della mamma ci pensa Lydia, che torna a casa dalla California, mentre la salute della donna si deteriora sempre di più.

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La scena finale del film

La figlia-attrice con cui Alice aveva il rapporto più conflittuale, Lydia, si occupa di lei.

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La ragazza le sta vicino in questo momento difficilissimo, cercando di alleviarle le pene con la lettura della drammaturgia, come della pièce Angels in America.

Volo notturno per San Francisco: inseguire la luna attraverso l’America. Dio, quanti anni che non salivo su un aereo. Arrivati a 11.000 metri abbiamo raggiunto la tropopausa, la grande fascia di aria calma. Con l’ozono che è lì, soltanto a un passo. Sognavo di arrivarci. L’aereo ha superato la tropopausa, l’aria tranquilla, ed è giunto al bordo esterno, all’ozono sfilacciato e lacerato in brandelli consunti simili a vecchie tele di sacco. E questo era impressionante.

Alice la guarda ed è come se comprendesse ogni singola parola.

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Ma ho visto qualcosa che potevo scorgere solo io per la mia capacità di scorgere certe cose. Anime stavano salendo, dalla terra, laggiù in basso. Anime di defunti, di persone morte per la fame, per la guerra, le epidemie. Salivano fluttuando come paracadutisti al contrario. Con le mani sui fianchi, ruotavano e giravano.

Quando Lydia chiede alla madre se le è piaciuto e sa di cosa parlava il testo, Alice risponde…

Di amore.

Il significato di Still Alice e il tema del doppio

Still Alice è una storia d’amore.

Non è il classico sick movie che fa sprofondare la protagonista in un tunnel, incapace di reagire a un peso che la schiaccia come una montagna. Parla semplicemente d’amore, amore tra madre e figlia che si ri-educano all’emotività proprio “grazie” (tra mille virgolette) alla diagnosi di Alzheimer.

Alice Howard non è solo bella, ricca e realizzata: è anche una linguista, una docente universitaria che sulla parola ha fondato tutta la propria vita. Ed è proprio la parola (o meglio, le parole) a sfuggirle via: non conosce i più i nomi delle cose, i nomi delle persone. Non si sa orientare, non conosce la storia, la letteratura, il passato.

Eppure quella che è una tragedia per chiunque e ancora di più a 50 anni appena compiuti, per Alice riesce a trasfigurarsi in un particolare, sofferto, doloroso percorso di rinascita: le distanze con la figlia ribelle, Lydia, vengono colmate con un’educazione emotiva che deve scendere a patti con l’abisso pauroso della malattia e trova, in qualche modo, nel disequilibrio del momento, una nuova strada di ricongiungimento.

Il film lavora sul tema del doppio: Alice, malata, vede se stessa con gli occhi e la testa di Alice sana. L’Alice sana parla all’Alice malata, cercando in tutti i modi di controllare questo split, cercando in tutti i modi di non farsi strappare via da se stessa ed essere "ancora Alice". Ma prima o poi riuscirà a far pace con questa dicotomia, accettando il destino che le è stato assegnato.

Sony Pictures Classics
Una scena di Still Alice allo specchio
Alice allo specchio: è ancora se stessa?

Ma poi, tra le varie fasi del rapporto con la malattia (il trauma, l’accettazione, la lotta, la rassegnazione), Alice recupera dalla spirale discendente in cui è piombata un barlume di speranza: è il linguaggio del cuore, che ritrova, e la sua risposta finale al testo letto da Lydia (“Di cosa parla?”, “Di amore”) mostra che forse, nella zona grigia e disperata dell’Alzheimer, Alice ha accesso a qualcosa che per gli altri è impalpabile, qualcosa di molto semplice e che, allo stesso tempo, rappresenta il senso ultimo della vita.

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