Hellboy, la recensione: la nuova discesa nell'inferno dei reboot cinecomics

Autore: Elisa Giudici ,

L'insuccesso critico e commerciale che si prepara a raccogliere un'operazione come Hellboy - che risulta sfortunatamente davvero indifendibile, quale che sia il punto di vista con cui lo si osserva - è un vero disastro per il comparto cinecomics. Partiamo dal presupposto che a nessuno fa davvero piacere stroncare un film. L'aspettativa di critica e pubblico è identica all'ingresso della sala. Si vuole vedere un buon film, divertirsi e sorprendersi. Le fallacità di Hellboy purtroppo sono tante e tali che si ha la spiacevole sensazione di aver perso il proprio tempo, con qualcosa di brutto e mal fatto. 

La ricaduta successiva è che l'insuccesso di un'operazione "indie", che tenta di tracciare una via alternativa allo strapotere economico e culturale del gigantismo cinecomics Marvel (e in misura minore DC) non fa che rafforzare questo modello ampiamente collaudato e ripetuto. Un po' come succede nel mondo del fumetto cartaceo, c'è bisogno ora e più che mai di film e produzioni che approccino le fonti a fumetti in maniera differente, ampliando un tono e un taglio che si fanno via via più uniformi.

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Con il rischio di saturazione per i troppi cinecomics troppo uguali a sé stessi dietro l'angolo, un film anche solo "carino" ma decisamente diverso dagli altri avrebbe fatto davvero comodo, come una boccata di aria cinematografica fresca. Hellboy purtroppo non è tutto questo, anzi, guarda a un passato che speravamo fosse morto e sepolto. 

Il fu del Toro

Sulla carta il problema principale di Hellboy è lo scomodo paragone con il dittico precedente, firmato da Guillermo del Toro. Il regista messicano era noto nel 2004 per il suo tocco dark, la sua genialità ma anche la sua incostanza. In realtà negli ultimi 15 anni lo stesso Del Toro si è "imborghesito" parecchio, abbracciando un cinema più pop e da studios, allontanandosi dai suoi trascorsi più gotici. Inoltre nell'ultimo decennio sono sbarcati al cinema una fiumana di film tratti dal mondo dei fumetti, con esperimenti importanti come per esempio Sin City e Scott Pilgrim. L'operazione era rischiosa ma comunque in grado di dire qualcosa. Magari non sostenere un confronto diretto con lo scomodo predecessore, ma almeno di avere un suo perché

Hellboy targato 2019 ha poi dalla sua lo stesso creatore del personaggio, Mike Mignola, il più grande conoscitore di una mitologia ed epica fumettistica tra le più complesse e prolifiche mai realizzate. Il film si basa in particolare su La caccia selvaggia, un arco narrativo che copre i volumi del 37 al 44, con piccoli tocchi e accenni ad altri passaggi dell'affresco complessivo. Lo scopo del film è raccontare le origini di Hellboy in senso più ampio della semplice nascita; oltre all'esperimento finito male degli immancabili nazisti cattivissimi e le figure paterne surrogate del caso, qui si scava a fondo nella genealogia "diabolica" del personaggio, legandolo a stretto giro ad Albione. 

M2 Pictures
Milla Jovovich nei panni di Nimue
Milla Jovovich nei panni della strega assetata di sangue Nimue

Certo la produzione non è esattamente imponente, ma ha dalla sua molte chicche, a partire dal cast. David Harbour (noto per il suo ruolo di sceriffo in Stranger Things) ha la fisicità e lo sguardo giusto per il ruolo, Milla Jovovich è un'esperta di action che puntano all'eccesso, Ian McShane è stato l'asso nella manica di una produzione come American Gods e qui gli viene chiesta la stessa ruvida gentilezza. Il regista Neil Mashall è uno che è riuscito a dirigere episodi chiave delle grandi serie iconiche del decennio, da Westworld a Il trono di spade. Cosa può andare storto?

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I tre protagonisti di Hellboy
Le situazioni affrontate da Hellboy & co si fanno via via più paradossali e ridicole

Nel girone dell'eccesso

Tutto o quasi. Difficile dire quale sia la causa scatenante questa dissonanza tra intenti e risultato finale del film. Quel che è certo è che Hellboy ricorda con una punta di dolore e orrore certi cinecomics d'antan, di quelli che la nostra memoria lascia ben confinati negli anni '90 o poco dopo. A scatenare il paragone è innanzitutto un'effettistica digitale imbarazzante, davvero superata e indifendibile, che sembra catapultata da 20 e più anni fa. Manca completamente di realismo, è grezza e pacchiana. 

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Rimanendo in territorio di pacchianeria, il film decide consapevolmente di essere sanguinario e sopra le righe, con barbare uccisioni splatter, cervelli che schizzano via, fiumi di sangue e corpi squartati a più riprese. Qui è il tono ad essere del tutto sbagliato: raramente è sinistro e oscuro, molto più spesso (soprattutto per colpa degli effetti speciali) è semplicemente ridicolo e mal fatto. A questo si aggiunge un'idea di base affascinante che affonda le sue radici nella mitologia inglese ma che si rivela ben presto così mal presentata da richiedere ridicole spiegazioni di contorno. Non è che l'epica non possa ibridarsi con pop e con il moderno. il problema è che scomodare Artù significa sollecitare uno paragone con Excalibur, il capolavoro di John Boorman. 

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Il trio di Hellboy in una scena del film
C'è veramente poco da salvare nel ritorno di Hellboy

Quello si che è un film in grado di tenere testa a una dimensione visiva assolutamente eccessiva e sopra le righe, fino a renderla iconica. Non è un caso se negli ultimi anni, da Guy Ritchie a Neil Marshall, in parecchi abbiano provato a replicarne l'amalgama o la potenza visiva. Prima di avere ambizioni così alte però bisogna poggiare su una trama solida e su una produzione dignitosa. Hellboy è traballante in entrambi i comparti e non riesce nemmeno a buttarla in caciara, con un salvifico piglio divertito. Saghe come quella di Underworld e Resident Evil devono la loro fortuna (e la riuscita di qualche episodio) proprio nella loro capacità di sposare gotico e leggerezza (con un pizzico di trash) puntando sull'azione e l'eccesso di toni e stili ben orchestrato. Non è purtroppo questo il caso. 

Hellboy sarà nelle sale italiane in anteprima mondiale a partire dal 11 aprile 2019

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Commento

cpop.it

40

Un reboot dal risultato infernale: Hellboy è visivamente pacchiano, narrativamente esile e non riesce nemmeno ad abbracciare la leggerezza necessaria a presentarsi come un action senza pretese.

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