Game of Thrones: la recensione completa della serie

Autore: Antonio David Alberto ,

Non è facile parlare di una serie TV che ha fatto la storia della televisione. A mio parere, l'influenza e il seguito generati da Game of Thrones sono pari a quelli di Twin Peaks, che rivoluzionò il concetto di serie televisiva stesso, o Friends che, ancora adesso, gode di un nutritissimo gruppo di fan. Il Trono di Spade è partito un po' in sordina, coma una prima stagione che, a rivederla ora, ha una qualità produttiva in certi frangenti davvero molto sottotono, per poi diventare la serie cardine di questo secondo decennio del ventunesimo secolo. Perché anche se non si è fan del fantasy, del drama o del genere a cui appartiene Game of Thrones, i fan sono arrivati da ogni dove e si sono riuniti attorno alla creatura di Weiss & Benioff.

Una storia travagliata

Qui bisogna partire subito dalla fine. Mi riferisco alle critiche dei fan. Sì, Il Trono di Spade è cambiato nel corso delle stagioni. Quello che era all'inizio non è quello che abbiamo visto alla fine, ma si chiama evoluzione. A un inizio dialogato, ricco di sottotrame e colpi di scena, si è sostituita quella che è a tutti gli effetti una serie d'azione. Ma non potrebbe essere altrimenti. Fin dall'inizio, abbiamo assistito a un lentissimo, a volte troppo, build-up per le stagioni successive e le battaglie che sarebbero arrivate. Pensateci. Ogni personaggio e ogni sua azione ci hanno condotti a quello che poi è stato il finale. I vari Jon Snow, Sansa Stark, Daenerys, Varys, Davos, Melisandre e compagnia sono rimasti coerenti con i propri personaggi, sono partiti in un modo e si sono evoluti gradualmente, seguendo un percorso di crescita personale, tragica nella maggior parte dei casi. Daenerys in particolare, è stata il bersaglio principale delle critiche dei fan. Ma la vena folle della Madre dei Draghi è sempre stata presente e chiara. Prima aveva ucciso senza pietà Xaro Xhoan Daxos e la sua ancella, poi ha crocifisso gli schiavisti di Meereen senza neanche distinguere tra brave e cattive persone, infine ha bruciato vivi il padre e il fratello di Sam Tarly. La sua crudeltà e la sua risolutezza erano palesi fin da subito ed è stata lei stessa a volersi circondare di persone equilibrate che potessero stemperare i suoi bollenti spiriti.

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E so che qui mi attirerò parecchie critiche, ma Weiss e Benioff si sono ritrovati a portare avanti una storia che si reggeva in piedi grazie ai libri di George R.R. Martin, romanzi che si sono esauriti da un bel pezzo. E se tutto quello che era stato costruito fino ad allora era servito a plasmare personaggi e situazioni, le ultime due stagioni dovevano necessariamente arrivare a una svolta action. Certo, la Battaglia dei Bastardi e Aspra Dimora sono due grandissimi esempi di puntata action quasi perfetta, ma quelle di questa stagione hanno raggiunto vette mai viste prima in TV. Ma non paragoniamole alle battaglie de Il Signore degli Anelli. Quello no.

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Immagine di Jon e Daenerys
Jon e Daenerys si avvicinano a Drogon e Rhaegal

E ora veniamo alla questione Re della Notte. Se tu parli per anni di una minaccia come quella degli Estranei, è normale che tutto poi debba necessariamente volgersi all'affrontare quella specifica minaccia ma è anche scontato che quella si risolva prima della fine della serie. Ed è anche normale, però, che se tu chiami una serie Game of Thrones è naturale che tutto ruoti attorno a un trono e alle macchinazioni per sedercisi. Non si può concludere la serie senza chiudere quella questione. E questo finale ha reso giustizia al titolo della serie. Le ultime due puntate, per quanto dicano gli hater e i fan delusi, sono state Game of Thrones. Quello più puro. Per quanto alcune scelte mi abbiano fatto storcere il naso, nel complesso di tutta la serie, sono state perfette come conclusione.

In memoriam

Uno degli aspetti più interessanti, e secondo me coraggiosi, di Game of Thrones è stato la sensazione di incertezza che aleggiava attorno a ogni personaggio. Pensate a Ned Stark, protagonista assoluto della prima stagione, che muore lasciando tutti i fan a bocca aperta. Ammettetelo, siete rimasti tutti sconvolti. Per non parlare poi delle Nozze Rosse, in cui Robb Stark, sua madre Catelyn e mezza corte viene squartata e fatta a pezzi dai Frey. Oppure la morte ingloriosa di Barristan Selmy, che nei romanzi è ancora vivo e vegeto. Non è facile per una serie TV osare tanto, cambiando la morte di alcuni personaggi e omettendo personaggi principali che nei libri avevano ruoli molto importanti. Non lo è. Perché un fan si affeziona e si identifica con un personaggio, diventa quasi un suo tifoso e lo difende anche in quel mondo oscuro e pieno di terrori che è il web.

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Immagine di Ned Stark
La decapitazione di Ned Stark

Game of Thrones è riuscito a costruire dei personaggi ricchi di carattere e fascino. Ognuno rappresenta qualcosa: purezza, risolutezza, arroganza, lussuria e ogni altro pregio o difetto dell'animo umano. Ma l'universo della serie HBO è governato principalmente da due pulsioni: amore e egoismo. L'amore è ciò che guida gli Stark: l'amore verso la propria famiglia, l'amore verso il loro popolo. L'amore verso la vita, in contrapposizione alla morte rappresentata dal Re della Notte.

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L'egoismo invece è ciò che guida il resto del mondo: Ditocorto, Cersei, Joffrey, Walder Frey e tutti gli altri sono la personificazione stessa dell'egoismo più profondo. Ditocorto scatena una guerra tra le due più grandi casate del mondo. Cersei pur di proteggere sé stessa e la sua famiglia farebbe di tutto. Joffrey è un folle, figlio di un incesto e completamente squilibrato che gode a fare del male agli altri. Walder Frey arriva a uccidere mezza famiglia Stark per un rifiuto da parte di Robb e la promessa di una ricca ricompensa dei Lannister. 

L'ottava stagione

Come già detto, Game of Thrones è cambiato nel corso delle stagioni. A delle stagioni più "lente", meticolose e posate si sono sostituite stagioni più brevi ma intense. Tralasciando il problema degli spostamenti fisicamente troppo "rapidi" (si veda la capacità natatoria di Euron Greyjoy, dopo che Drogon brucia la sua galea), polemica fine a sé stessa e abbastanza sterile, Game of Thrones ha totalmente mutato pelle. La settima stagione è stata chiaramente costituita da sette episodi di transizione che avrebbero dovuto portare al gran finale. Eppure questa ottava stagione è sembrata, in certi punti, molto piatta e sterile. A episodi sensazionali come la Battaglia di Grande Inverno o Le campane, hanno fatto da contraltare puntate che sembravano lontanissime dagli standard qualitativi a cui HBO ci aveva abituati. Ma non dal punto di vista registico. No. Il problema è stato quello di dilatare senza ragione alcune situazioni e alcuni avvenimenti per poi condensarne altri con eccessiva fretta.

HBO
Immagine del Mastino e della Montagna
Uno dei picchi più alti dell'episodio Le campane: il Mastino contro la Montagna.

Le prime due puntate avrebbero potuto essere raccontate in un episodio da cinquanta minuti e lo stesso vale per la quarta puntata che, incredibilmente, secondo critica e maggioranza dei fan, vince in assoluto il premio come peggior episodio di sempre. La volontà di chiudere in sei episodi avrà sicuramente reso necessaria un'operazione di taglia e cuci consistente, ma la sensazione è che manchi qualcosa in certi punti, che certe cose siano lasciate un po' al caso o alla comprensione implicita dei fan. Alcune storyline si sono chiuse troppo in fretta e alcuni personaggi hanno avuto una fine troppo rapida rispetto al loro peso nella serie. Mi riferisco sicuramente al tradimento di Varys che, sì, è abbozzato, ma che si risolve nel giro di una puntata e mezza. Troppo poco per un personaggio che è riuscito a fare tanto per salvare i Sette Regni. 

Long may they reign

Show hidden content Un paragrafo a parte lo merita sicuramente il finale. Se speravate in un lieto fine per tutti, non penso che amerete la conclusione architettata da Weiss e Benioff. Incredibilmente, quello che paga lo scotto più grande è Jon Snow. Da fiero sostenitore di Daenerys a suo assassino. L'amore, stavolta, non può nulla contro la paura di avere una tiranna al potere. La Madre dei Draghi, folle, rilancia i suoi piani di conquista e Tyrion stesso sintetizza il tutto: vuole liberare tutti, ma tutti devono essere ai suoi comandi. E mentre il Folletto rimane libero, nonostante i numerosi tradimenti, Jon viene costretto a tornare nei Guardiani della Notte (anche se, visto il finale, un futuro da Re oltre la Barriera potrebbe non essere così lontano). 
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Immagine di Arya Stark
Arya decide di lanciarsi alla scoperta dell'ovest. Cosa c'è oltre Westeros?
Ma la vera trionfatrice della puntata finale è sicuramente Sansa Stark che, con un grande stratagemma, riesce a ottenere l'indipendenza del Nord e quella corona che tanto aveva agognato. Per tutti gli altri il lieto fine, in fin dei conti, c'è. Tutti hanno castelli, titoli o posizioni. Si arriva a una fragile pace sotto il regno di Bran lo Spezzato, Re dei Sei Regni (che formano metà di Westeros per estensione geografica), che riesce a far desistere gli Immacolati dall'ottenere vendetta su Jon Snow a tutti i costi.Può, dunque, questa puntata finale rappresentare il finale perfetto per una serie di questa portata? Sì. E cosa c'è di più bello se non vedere il Trono di Spade bruciare, dopo che milioni di persone sono morte per la smania di pochi, accecati dalla voglia di sedercisi?

Un finale agrodolce, quello di Game of Thrones, ma che dovevamo aspettarci tutti. Sarà anche finito il materiale originale di Martin, ma state sicuri che lo scrittore ci avrà messo sicuramente lo zampino. D'altronde, come potevamo non aspettarcelo?

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