Rocketman, la recensione: storia di una maschera rock a colpi di musical

Autore: Elisa Giudici ,

È possibile realizzare un ritratto davvero a tutto tondo e senza sconti di un'artista se quella stessa persona è impegnata a staccare assegni per produrre il film in questione? Non è una domanda recente, anzi, è il dilemma secolare che ruota attorno al ruolo del mecenate. Così come i grandi pittori rinascimentali erano in qualche modo costretti a ritrarre re e papi in chiave migliorativa e celebrativa, così i biopic odierni possono affondare appieno le mani nell'opera e nelle carni di un'artista quando questi non abbia modo di impedirlo. Detto brutalmente: non c'è miglior soggetto per un film biografico che voglia essere veritiero sino ad essere brutale di un artista ormai deceduto.

In questo senso aveva molto fatto discutere l'anno passato il revisionismo storico al limite del romanzesco a cui era stata sottoposta la storia dei Queen e di Freddy Mercury in Bohemian Rhapsody, film che glissava su molti aspetti controversi del carattere del protagonista, oppure gli metteva davanti cattivi da cartolina per giustificarne certe prese di posizione. È lo stesso dilemma con cui si trova a fare i conti Rocketman, il film che ripercorre vita e carriera di Elton John.

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Uno dei sgargianti costumi di Rocketman
Sotto i costumi sgargianti, Rocketman sa raccontare il dolore di un'artista

Presentato a Cannes alla presenza dello stesso musicista (che per esserci ha interrotto la sua ultima tournée prima del ritiro definitivo dalle scene), Rocketman non può sfuggire al paragone con il predecessore, dato che i due film condividono anche lo stesso regista. Stavolta accreditato apertamente e non più come ghost director intervenuto dopo la tempesta che ha investito Bryan Singer durante la lavorazione di Bohemian Rhapsody, Fletcher confeziona un film che è una rivalsa personale per quanto successo. Rocketman infatti fa delle scelte stiliste molto diverse da predecessore e il risultato finale risulta più convincente, maturo, migliore.

Una leggenda del rock

Ad aiutare Fletcher nel suo tentativo di girare quello che non risulti come un mero epigono di Bohemian Rhapsody ci pensa Lee Hall, che nello scrivere la sceneggiatura trova il cavillo perfetto per dare complessità e sostanza al film. Il problema è che - seppur più esplicito nel raccontare l'omosessualità e le numerosissime dipendenza di cui Elton John ha sofferto negli anni - Rocketman s'imbatte nelle stesse difficoltà di Bohemian Rhapsody, ovvero nel dover attenuare i lati più estremi della personalità protagonista per ragioni di rating e quieto vivere. Così si ritrova a ripercorrere il classico canovaccio dell'ascesa e della caduta della star. Lo stesso che abbiamo seguito passo passo nell'ultima annata in due pellicole di successo come A Star is born e Bohemian Rhapsody e che, per quanto radicato nella realtà storica del rock, suona ormai così convenzionale e costruito da sembrare un cliché.

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Per questo motivo Rocketman punta più al racconto dell'opera di Sir Elton, mettendo al centro le sue canzoni, narrativamente parlando. Non si tratta di mere performance in cui Elton lancia l'ennesimo singolo vincente, no, le sue canzoni più iconiche sono intessute nel suo racconto personale fino a creare un musical rock.

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Taron Edgerton suona il piano in una scena di Rocketman
Rocketman stupisce e convince soprattutto quando mette in scena l'immaginario musicale di Elton John

Il film si apre con la star che - vestita di un fiammeggiante costume di scena - entra in una seduta per alcolisti anonimi e comincia il suo disperato racconto del dolore personale dietro la sua carriera stellare. A partire dalla sua terribile infanzia - divisa tra due figure genitoriali fredde e incuranti del suo benessere, capaci a più riprese di dire cose terribili al figlio con un tocco di divertita crudeltà - Rocketman inserisce le canzoni iconiche di Elton John nello svolgimento del film. Questi numeri musicali, lungi dal mettere in pausa il ritmo della narrazione, funzionano da ottimo raccordo per saltare da un'epoca all'altra, oltre che ad evidenziare con facilità la componente di dolore personale dietro ad ogni canzone.

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Il sentimento che percorre la vita di Elton John in maniera uniforme e distruttiva è la solitudine. Rocketman racconta la solitudine di Elton: dal dolore di non aver mai ricevuto un gesto di affetto dal padre, al cinismo della madre, fino all'incapacità di costruire una relazione stabile, con lo spettro dei soldi e della fama ad adombrare ogni rapporto con amanti e amici, come Bernie Taupin, paroliere storico del cantante, praticamente un fratello. Certo è molto convenzionale e in qualche modo superficiale il ritratto della persona dietro alla maschera artistica che emerge dal film, che ammanta il protagonista in un dolore profondo, univoco, senza poi intagliarlo in qualcosa di più distintivo. Proprio sul finale poi incappa in uno scivolone sentimentale in chiave di riconciliazione del passato di cui si sarebbe fatto volentieri a meno.

Una rivalsa, per tutti

Rocketman però vive della fascinazione della musica di Elton John, trasportando in immagini cinematografiche potenti l'energia cinetica della sua musica e la meraviglia delle sue performance. Il risultato è che la pellicola è sotto ogni punto di vista migliore di Bohemian Rhapsody.

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Taron Egerton interpreta Elton John
Taron Egerton interpreta un Elton John tagliente e preda della solitudine

Registicamente parlando è convincente e inventivo, capace di traslare un'epopea rock in immagini da musical, raccontando la droga, le orge e il dolore attraverso numeri musicali sorprendenti. Lo anche dal punto di vista attoriale, con un Taron Egerton che buca lo schermo. L'abbiamo visto sciogliersi in lacrime alla prima mondiale a Cannes e vedendo il film s'intuisce il suo profondo coinvolgimento personale. L'impressione che questo Elton cinematografico sia nato dalle spigolature del personaggio con innesti del dolore privato del suo interprete. Non solo Egerton si mette in gioco dal punto di vista vocale: la sua interpretazione è superiore a quella di Rami Malek perché non si limita alla mimesi pura, bensì crea una terza persona figlia del proprio sentito e di quello di Elton John. Il risultato non punta a stupire per rassomiglianza, ma ad emozionare per potenza espressiva.

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Rocketman è insomma un ottimo biopic di compromesso, che decide di puntare al racconto articolato ed emozionante di una discografia non potendo davvero mettere in discussione il suo protagonista. Se non puoi raccontare l'uomo, raccontane la maschera, nella speranza di vederne per brevi tratti il volto sottostante.

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Rocketman sarà nei cinema italiani a partire dal 29 maggio 2019.

Commento

cpop.it

75

Rocketman funziona da rivalsa per l'attore Taron Egerton, che dimostra il suo talento, e per Dexter Fletcher, che prova di essere ben più di un regista fantasma. Un ottimo biopic di compromesso.

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