Alien: Ridley Scott parla dell'origine del film e del futuro della saga

Autore: Francesco Ursino ,

Continuano gli omaggi e le iniziative dedicate alla celebrazione dei 40 anni di Alien, il film di Ridley Scott che ha dato inizio a un fortunato franchise cinematografico. La pubblicazione di sei cortometraggi diretti da altrettanti giovani registi, ad esempio, ha mostrato nuovi punti di vista su un universo che, pertanto, sembra avere ancora molto da raccontare.

A questo proposito, proprio Ridley Scott ha rilasciato alcune dichiarazioni che raccontano sia del passato che del futuro di Alien, senza dimenticare di svelare alcuni aneddoti decisamente interessanti.

Alien e Ridley Scott: il primo incontro

Si inizia con la lunga intervista che il regista di Black Hawk Down ha rilasciato a Hollywood Reporter. Si scopre così che l'incontro tra Scott e Alien è avvenuto quasi in maniera casuale, e per merito di Guerre Stellari.

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Scott, che si trovava a Los Angeles per promuovere il suo film di debutto, I duellanti, fu invitato alla proiezione di Guerre Stellari al Chinese Theatre da David Putnam, suo amico e produttore. L'esperienza ha cambiato per sempre la carriera del regista inglese:

La sala ribolliva di aspettative. Non avevo mai visto una partecipazione del pubblico così evidente. Visto che mi ero divertito in Francia a girare I duellanti, stavo seriamente pensando di iniziare un film su Tristano e Isotta. Poi ho guardato Guerre Stellari e ho pensato: 'Perché diavolo sto anche solo pensando di fare Tristano e Isotta quando questo tizio [George Lucas, n.d.r.] sta girando questo tipo di film?

I duellanti vinse il premio come opera prima al Festival di Cannes, ma non riuscì a trovare un distributore adeguato. Nel momento di massima difficoltà, però, Scott incontrò Alien:

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E all'improvviso, è sbucata dal nulla questa sceneggiatura chiamata Alien. E ancora oggi sono sbalordito anche solo dal pensare che qualcuno, a Cannes, vedendo I duellanti, abbia fatto due più due e si sia detto: 'Sai che c'è? Potresti incontrare questo tizio, perché potrebbe essere quello giusto per Alien.' E questo è quello che è successo.

La stessa vicenda è raccontata da Tom Skerritt, che in Alien impersona Dallas, il capitano della nave Nostromo. Sulle pagine di Variety, l'attore spiega inizialmente di aver rifiutato la parte proposta nel film. La mancanza di grandi nomi coinvolti nel progetto e il budget ridotto, infatti, costituivano per l'interprete dei seri interrogativi sulla qualità dell'opera.

Per un gioco del destino, però, nel 1977 Skerritt andò al cinema a vedere I duellanti, e ne rimase colpito:

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Pensavo: questo è un capolavoro. È un quadro. Volevo ricordarmi chi fosse il tizio che l'aveva diretto. Poi ho ricevuto una chiamata da uno dei produttori di Alien, Gordon Carroll, che mi disse che la produzione 'aveva aumentato il budget e ingaggiato uno di nome Ridley Scott per fare il film'. Ho detto: 'Mi avete convinto'. Tutto quello che sapevo era che Ridley avrebbe girato il film e lo avrebbe reso magico.

Alien contro Guerre Stellari

Come visto, Guerre Stellari contribuì in qualche modo a dare moto agli eventi che portarono all'uscita di Alien. Ridley Scott, però, ha sempre considerato la saga di George Lucas come un'opera opposta alle avventure di Ripley:

Alien è l'antitesi di Guerre Stellari nel suo proporre navicelle spaziali consumate, macchine che non erano né luccicanti né futuristiche ma che erano, come avevamo scelto di chiamarli, i 'mercantili dello spazio'. Volevo andare in quella direzione. Quindi sì, in un certo modo ironico ho reagito prima in maniera inconscia e poi dal punto di vista estetico a quello che aveva fatto Guerre Stellari.

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Il confronto si allarga anche a un altro grande classico del cinema ambientato nello spazio, ovvero 2001: Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick. Scott specifica:

Guerre Stellari è la versione romantica dello spazio, e 2001: Odissea nello Spazio è la visione realistica dello spazio.

20th Century Fox
Un'immagine tratta da Alien

Le aspiranti Ripley

Particolarmente gustosi sono i retroscena che Scott sceglie di svelare in relazione al processo di selezione delle attrici che ha portato, alla fine, a scegliere Sigourney Weaver per il ruolo di Ripley. Il regista inglese spiega che, al tempo, non aveva una conoscenza particolarmente profonda del panorama delle attrici americane. Tra le papabili candidate rientrava una giovane Meryl Streep che però, in quel periodo, stava affrontando il trauma della morte del compagno John Cazale.

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Con i provini che continuavano a concludersi in un nulla di fatto, Scott trovò nell'attore Warren Beatty un alleato prezioso:

Un giorno – forse potrei sbagliarmi, ma potete scrivere il suo nome così probabilmente ne sarà felice – Warren Beatty chiamò David Giler [uno dei produttori di Alien, n.d.r.] e disse: 'Sentite, ho visto questa giovane donna sul palco di uno spettacolo di Broadway che si chiama Sigourney Weaver, la dovreste andare a vedere.' Penso sia andata così.

La genesi del Chestburster

Scott non poteva esimersi dal parlare anche del processo che ha portato alla creazione dei mostruosi alieni protagonisti della saga. Il regista spiega:

Dovevamo creare il mostro nella maniera corretta. La grande idea ne L'Esorcista era che il corpo fosse posseduto dal demonio. Questo era un punto di partenza. E da lì ci sono state 19mila versioni di questa dinamica. Perciò, quando ho letto la sceneggiatura di Alien ero disorientato. Era così oltraggiosa nella sua idea di storia – il possesso di un corpo da parte di un enorme insetto che cova le sue uova dentro di te e crea altri insetti. Era spettacolare.

Creare gli alieni del film era una cosa, ma renderli protagonisti della pellicola era ben altra sfida. Scott racconta come è nata la famosa scena del Chestburster, dove un "tenero" esemplare di Xenomorfo nel suo terzo stadio di ciclo vitale esce dal corpo del malcapitato Kane dilaniandone il torace.

Scott, a questo proposito, dichiara:

Pensavo che la sceneggiatura del film fosse un motore straordinariamente potente. Pensavo, però, che non ci fosse alcuna caratterizzazione. Era tutto un: ' succede questo, poi questo e poi questo'. E poi sono arrivato a una pagina dove si leggeva:' Poi questa cosa esce dal petto del tizio'. E io pensavo: 'È stato questo che ha fatto scappare quattro registi prima di me' – perché io ero il numero cinque sulla lista. Ovviamente, quelli prima di me avevano detto: 'Cosa? Questo è ridicolo!' e avevano mollato. Visto che io sono anche un po' un designer, mi ero già immaginato la scena e sapevo esattamente cosa fare.

La grande preparazione di Scott dovette scontrarsi, però, con alcuni imprevisti. Il regista svela i retroscena della classica scena di Alien:

Avevo quattro o cinque telecamere a disposizione sul set quella mattina, e poi c'erano cavi della corrente e impianti ad aria che avrebbero sparso sangue ovunque. Sapevo che, una volta dato il via, ci sarebbero volute settimane per pulire il set, che era completamente bianco. Quindi non c'era un secondo ciak. Ho posizionato tutto come pensavo andasse fatto. E il povero John Hurt [l'attore che interpretava Kane, n.d.r.] era legato al tavolo con un torace artificiale. Abbiamo iniziato a girare e, onestamente, ho incrociato le dita.

I problemi non tardarono ad arrivare:

La maglietta non si apriva. Tutto quello che succedeva era questo rigonfiamento nella maglietta che ogni tanto veniva e poi andava. Così ho urlato: 'Taglia! Taglia! Taglia! Taglia! Taglia! E tutti gli attori hanno iniziato a ridere, ma erano nervosi perché non avevano ancora visto l'alieno. Ho esclamato: 'Via dal set!' E sono tutti andati via. Sono salito su John Hurt – che poverino era ancora legato al tavolo – e ho tagliato la maglietta con un rasoio, in modo che l'alieno potesse uscire. Abbiamo riprovato, e la scena è stata perfetta.

Secondo Scott l'impatto di questa e altre scene è stato amplificato da una precisa scelta stilistica, che prevedeva di mostrare lo Xenomorfo il meno possibile:

Non fai vedere il mostro molte volte, perché altrimenti ti potresti abituare a lui e non vuoi mai che ciò accada. Questa è sempre stata la mia tesi. La migliore sala di proiezione del mondo si trova tra i tuoi occhi, è il tuo cervello. Quindi, si tratta solo di sfruttare il cervello umano mostrando solo quanto serve, e lasciare che la mente faccia il suo lavoro. Così inizi a sfruttare le paure della gente.

20th Century Fox
Una scena del film Alien

I piani per il futuro di Alien

Dopo i tanti aneddoti sul passato, Scott si è rivolto al futuro di Alien. Secondo il regista, allora, il primo film rimane il punto più alto mai toccato dalla saga:

Perché me ci sarà sempre e solo un Alien. È come provare a fare un seguito di 2001: Odissea nello Spazio. Onestamente, con tutto il rispetto per Guerre Stellari, il miglior film è di gran lunga quello diretto da George Lucas, giusto? [si riferisce a Star Wars: Episodio IV - Una nuova speranza del 1977, n.d.r.] Di gran lunga. Era assolutamente fantastico per me. Era la fiaba di tutte le fiabe spaziali. E continuare è stata scelta difficile. E lo stesso succede con Alien.

Secondo Scott, allora, una delle ragioni per le quali film come Alien vs. Predator hanno fallito risiede nella continua ripetizione della stessa formula già vista in passato. Il regista, che ha bollato la pellicola del 2004 di Paul W. S. Anderson come una “idea sciocca”, pensa che i film debbano crescere e staccarsi dal tradizionale modello legato alla presenza di mostri.

La natura dello Xenomorfo è fortemente legata a Madre Matura. Tutto parte da un insetto che depone le uova in qualche altro insetto ignaro. E così facendo, si sviluppa un uovo che diventerà la casa di questa nuova creatura. È orribile. Ma questo era quello di cui si trattava. E non puoi ripetere sempre la stessa dinamica, perché altrimenti diventa noiosa.

In contrasto ad Alien vs. Predator, Scott cita il suo Prometheus. Secondo il regista, scegliere di non mostrare l'alieno fino alla fine costituiva una deviazione dalle consuete linee narrative che, come scritto da Io9, si basano sulla formula “uovo, mostro, morte”.

La saga deve evolvere

Le parole di Scott potrebbero giustificare i rumor degli ultimi mesi, secondo i quali Alien potrebbe tornare alla ribalta con due serie TV, di cui una diretta dallo stesso Scott. Il regista ha confermato che, al momento, sarebbero in corso discussioni su altri possibili capitoli della serie e altri progetti, senza però entrare nello specifico.

Su una cosa, però, Scott ha voluto essere chiaro: se la saga non si evolverà, un po' come lo Xenomorfo, le vecchie dinamiche portate in scena non potranno che risultare vecchie. Il regista, a questo proposito, dichiara:

Una volta che hai visto la stessa cosa per due, tre volte, non fa più paura. Quindi abbiamo bisogno di capire come evolvere. È necessario lasciare il passato indietro, e vedere in che modo si può evolvere.

20th Century Fox, a questo proposito, sembra ottimista. Durante il CinemaCon 2019, la casa cinematografica ha ribadito che il futuro di Alien e di altri franchise storici sembra essere roseo. D'altra parte, Alien appare già ora come un'opera capace di modificare la propria natura e sfruttare le caratteristiche di più media. Uno degli ultimi esempi è Alien: Isolation, serie animata che a sua volta prende spunto dall'omonimo videogioco sviluppato da Creative Assembly.

20th Century Fox
Una scena di Alien

Secondo voi quale sarà il futuro della saga di Alien?

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