High Life, la recensione: l'asceta Robert Pattinson lotta nello spazio oscuro di Claire Denis

Autore: Elisa Giudici ,

Chissà che la recentissima promozione di Robert Pattinson - talento del cinema inglese che lontano dagli sguardi del grande pubblico si è costruito una solidissima carriera autoriale al fianco di grandi registi - al ruolo di Bruce Wayne / Batman possa portare un po' di luce anche su High Life. Questo thriller psicologico ambientato nello spazio che lo vede protagonista non ha certo bisogno di presentazioni all'estero. È stato uno dei casi "autoriali" del 2018, un piccolo film francese con un grande cast e una grande regista in grado di catalizzare l'attenzione a Toronto e far parlare molto di sé anche negli Stati Uniti. Grazie alla distribuzione di A24, High Life è stato visto e discusso anche presso un pubblico di cinefili tradizionalmente poco inclini al cinema "straniero". 

Come e perché un film di genere piccolo sì, ma con un cast capace di assicurare l'attenzione di stampa e pubblico (oltre a Pattinson ci sono Juliette Binoche, Mia Goth e André 3000) risulti ancora inedito nelle sale italiane è uno dei tanti misteri della distribuzione nostrana. Nell'ultimo anno mi è capitato spesso di parlarvi di film altrettanto di nicchia, ma completamente sprovvisti dell'allure (o della spendibilità) di quello che è stato salutato da molti come uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni e con buon ragioni.

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Robert Pattinson e Willow in High Life
Robert Pattinson in High Life interpreta un padre che cresce un bimba nello spazio

Grazie alla rassegna Oltre lo specchio - che porta a Milano dal 5 al 12 giugno 2019 il cinema dell'immaginario fantastico e fantascientifico - è stato possibile vederlo in sala anche a Milano, dopo il passaggio al Torino Film Festival. Il pubblico meneghino presente è stato benedetto da una vera e propria gemma cinematografica. 

Nello spazio non si parla francese

È sorprendente vedere una regista radicata nel realismo del post colonialismo e del conflitto interculturale come Claire Denis andarsene nello spazio ad esplorare la psiche umana, ma pare che High Life sia un suo vecchio tarlo, a cui ha lavorato per più di 15 anni con il suo storico collaboratore Jean-Pol Fargeau. L'idea di base era quella di narrare un rapporto tra un padre e una figlia ambientato nello spazio e il progetto (divenuto il primo film in lingua inglese della regista) è sempre stato pensato in un'ottica anglosassone perché "nessuno parla francese nello spazio". 

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Anche l'approdo di Robert Pattinson è tutto fuorché casuale. Il giovane interprete ha letto il copione e ha attivamente cercato la regista francese quando lei guardava ad attori con fisicità ed età radicalmente differenti dalle sue, come Vincent Gallo e Philip Seymour Hoffman. Il destino ha voluto che il ruolo del giovane Monte - un criminale assoldato per una missione suicida per lo studio e l'esplorazione dei buchi neri - venisse interpretato dal futuro Batman, che qui riesce ad incarnare appieno l'aura ascetica, quasi monacale del personaggio. 

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Juliette Binoche in High Life
Juliette Binoche in High Life interpreta una criminale, scienziata e sciamana

Monte infatti ha acconsentito a partire, ma si oppone con silenziosa fermezza all'altra ricerca scientifica in corso sulla navicella numero 7. La dottoressa Dibs, anche lei macchiatasi di orrendi crimini, è impegnata a tentare di far nascere un bambino nelle condizioni estreme di vita a bordo, lontano dalla terra e con un altissimo livello di radiazioni. A interpretare Dibs è Juliette Binoche, storica amica e collaboratrice di Denis, che qui si trasforma in una sorta di strega o sciamana, i lunghi capelli neri e gli sguardi penetranti che tengono in riga l'equipaggio di giovani teppisti e delinquenti. 

Lo spazio e il sesso

Da parte mia c'era molta curiosità verso questo film, perché capita piuttosto raramente di vedere una regista alle prese con un film dall'ambientazione così impegnativa e dai temi tanto ambiziosi. Il risultato spinge al massimo le potenzialità di un piccolo film indie, rifacendosi saggiamente alla fantascienza "tattile e materica" di altri tempi e altri registi (europei). Se High Life soffre di un'identità molto derivativa per come immagina il design e lo sguardo della cinepresa sullo spazio, si rifà alla grande con i temi che mette sul piatto e le risposte che suggerisce. 

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Robert Pattinson in tuta spaziale in High Life
High Life è la quintessenza del cinema autoriale, europeo e indie di grande impatto

Il binomio spazio e religiosità è un classico del cinema d'autore - filone in cui rientra ampiamente questo film, che per ritmo e impostazione non è certo una pellicola di largo consumo - ma raramente si è vista una fantascienza così ricca di pulsioni e fluidi. Al centro c'è la storia drammatica e commovente di un giovane padre che cresce una bambina nello spazio, ma High Life parla anche e molto delle pulsioni primordiali e degli istinti sessuali della nostra specie. 

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Claire Denis cancella quell'immaginario asettico e asessuato dello spazio cinematografico spesso immaginato dai puritanissimi americani, portando il sesso oltre il sistema solare. L'approccio non è certo quello che si tende ad associare al (passatemi l'espressione orrenda) "cinema femminile". Di fatto non si consuma un solo atto sessuale basato su un amore reciproco e consensuale. La ricerca scientifica e la violenza carnale s'intrecciano in maniera brutale e talvolta diabolica. High life trasfigura in maniera eccezionale la ribellione di una donna che si vuole riappropriare del proprio corpo rifiutandone la funzione riproduttiva, la scelta di un uomo che vuole trascendere i suoi istinti ricorrendo alla millenaria pratica dell'astinenza. È molto efficace nel ritrarre violentatori ambosessi che agiscono in maniere subdole per ottenere diversi tipi di soddisfazione carnale e sudditanza dell'altro. 

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Juliette Binoche e Robert Pattinson in High Life
High Life racconta il lato oscuro delle pulsioni carnali umane

Pazienza dunque se dopo la conclusione dell'arco narrativo riguardante il piccolo infante a bordo il film fallisce nell'individuare la sua conclusione naturalmente più potente, infilando altri 20 minuti non necessari che ne smorzano la potenza. Pazienza se alcuni personaggi (come quello di Juliette Binoche) vengono sacrificati insieme al loro ottimo potenziale in maniera insoddisfacente. High Life è un film provocatorio e potente, che prova che lo spazio può essere territorio del cinema indipendente, europeo e femminile. Un film che potrebbe diventare un piccolo cult, una pellicola che il pubblico italiano merita di vedere in sala. 

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Commento

cpop.it

85

I misteri dello spazio e della psiche sono splendidamente narrati da un film che, per i misteri della distribuzione italiana, rischiamo di non vedere mai in sala, nonostante regia e cast strepitosi.

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