Spider-Man: Far From Home, la recensione: quando il supereroe Marvel va in vacanza

Autore: Elisa Giudici ,

Anche i supereroi vanno in vacanza. Nonostante le dichiarazioni in pompa magna delle eminenze grigie dietro il mondo Marvel al cinema, che ci hanno presentato Spider-Man: Far From Home come l’ultimo film della terza era del MCU, il ritorno di Spider-Man al cinema è rilassato, adolescenziale e sbarazzino. Anzi, è bello vedere riflessa su grande schermo e negli occhi di Tom Holland la necessità generale di abbassare i toni dell'epica supereroistica e tornare ad affrontare film le cui minacce siano più contenute e meno drammatiche di quella posta da Thanos.

Spider-Man: Far from Home Spider-Man: Far from Home Peter Parker ritorna in Spider-Man: Far From Home, il secondo capitolo della serie di Spider-Man: Homecoming! Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere decide di partire per una vacanza in Europa ... Apri scheda

Spider-Man: Far From Home infatti è tutto incentrato sul bisogno di staccare e tornare a respirare normalmente. Da una parte abbiamo un adolescente Peter Parker sovraccarico di responsabilità e lutti da elaborare: il ragazzo si sente in trappola e guarda con crescente desiderio alla gita scolastica in Europa con i compagni di scuola, una breve parentesi in cui essere abbastanza egoista da pensare a sé stesso. Dall'altra abbiamo un pubblico che nel 2019 ha visto grandi film supereroistici susseguirsi a ritmo impressionante, con poco meno di una pellicola di genere al mese. Senza contare l'ingombrante magnitudo del finale di Avengers: Endgame, che costringe Spider-Man a doversi sbilanciare per imbastire un abbozzo di risposta su quale direzione prenderà il mondo MCU senza la guida di Tony Stark.

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Spider-Man con un costume di fortuna a Praga
Spider-Man si troverà ad affrontare l'eterno enigma: come conciliare vita privata e responsabilità pubblica?

Non è un compito facile quello che spetta a Spider-Man: Far From Home; una pellicola a cui viene richiesto di avere la spensieratezza giusta per essere un blockbuster estivo, senza al contempo sfigurare rispetto ai suoi predecessori pieni di pathos e di superstar, avendo però a disposizione un budget e un cast decisamente più contenuti. Tutto sommato il risultato finale è soddisfacente e gradevole, grazie soprattutto a una sceneggiatura attenta e allo charme di Jake Gyllenhaal.

Il peso delle responsabilità

In Spider-Man: Far From Home si fa di necessità virtù, scovando la new entry giusta per giustificare il tono da film minore dell’intera pellicola. Senza anticiparvi più del necessario, il talentuoso Jake Gyllenhaal si rivela la carta vincente del film. Aiutato da un villain finalmente pensato e scritto oltre la soglia minima dell’interesse (dato che i cattivi sono sempre stati uno dei talloni d’Achille dei Marvel Studios), l’attore statunitense dà una performance accattivante, che punta sia sul suo fascino sia sulla sua capacità di essere sopra le righe senza però perdere il contatto con la realtà filmica.

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Liberato dall’incombenza di dover fare tutto da solo e sorreggere il film, Tom Holland ha la possibilità di concentrarsi sul versante drammatico della sua performance, dando qua e là un tocco di profondità (e continuity) a un film che punta soprattutto sulla leggerezza adolescenziale ed estiva. Spider-Man: Far From Home si concentra sul ricordarci che, per quanto carismatico, intelligente e ironico, questo Peter Parker è un adolescente schiacciato dal peso di una responsabilità che ha fatto collassare o morire eroi più navigati, adulti e maturi di lui.

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Jake Gyllenhaal e Tom Holland in una scena del film
Jake Gyllenhaal e Tom Holland permettono al film di avere un respiro da pellicola di pregio

Rispetto ad altre incarnazioni dell'Uomo Ragno, ha un notevole supporto umano intorno a lui, ma è anche così realisticamente giovane. Il conflitto più riuscito del film è il suo, quello di un ragazzo consapevole delle sue responsabilità, lacerato dal desiderio di vivere una vita normale, inconciliabile con la pesantissima eredità che essere sopravvissuto a Tony Stark comporta. Non a caso la sequenza più riuscita dell'intera pellicola - quella dal sapore molto fumettistico - scava dentro la sua psiche, fino a far emergere le colpe latenti nel suo subconscio riguardanti gli eventi di Endgame. 

Purtroppo non godono della stessa attenzione e profondità i compagni di scuola e di viaggio. A partire dalla sua cotta MJ, la truppa di comprimari destinati ad accompagnare le sue avventure risulta molto debole, utile più che altro ad alleggerire la tensione con qualche passaggio comico, senza però entrare mai nel cuore e nell’interesse dello spettatore. Spettatore che, se italiano, dovrà prepararsi al solito prontuario di luoghi comuni sul Bel Paese, che torna a fare da cornice esotica e pittoresca, come una sorta di location bondiana per l’Uomo Ragno. È chiaro fin dallo sbarco a Venezia che questo è un filler di lusso, un film che cerca di trasmettere una sua utilità tirando però il freno a mano perché non può o vuole anticipare troppo sul futuro.

Un filler di lusso

Ormai il vero marchio di fabbrica di questi film “aggiuntivi” sono le scene durante e dopo i titoli di coda: qui ne troviamo ben due e con un peso specifico di molto superiore a quelle degli ultimi film Marvel. Si potrebbe quasi dire che gli avvenimenti più importanti e i colpi di scena più riusciti del film si annidino proprio in questi due brevi spezzoni extra. Quale miglior prova del carattere “aggiuntivo” di questo film, che procede a piccoli passi?

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Nick Fury e Maria Hill parlano con Spider-Man
Nick Fury e Maria Hill fanno le veci dei grandi eroi Marvel in vacanza

Tutto sommato, considerando lo scenario generale del MCU, l’uscita estiva e le tante criticità che è costretto ad affrontare, Spider-Man: Far From Home è un film che riesce a farsi voler bene. Nel computo generale del MCU rimane un prodotto di seconda fascia per impatto ed incisività, ma conferma due impressioni avute in precedenza. La prima è che, seppur in collaborazione con Sony che produce e gestisce l’operazione, Marvel Studios si conferma una corazzata che raramente mette il piede in fallo. In un’estate in cui i grandi film hanno tutti più o meno deluso, Spider-Man porta a casa egregiamente il risultato. Come mi è capitato in passato di dirvi, la riuscita di una pellicola di contorno racconta forse molte più cose di uno studios e di un progetto supereroistico come questo di quella di film cruciali, che mettono tanta carne al fuoco.

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La seconda è direttamente legata alla prima: oltre ad avere una formula ormai collaudata con un mix perfetto di drammaticità ed ironia, Marvel ci mette attenzione. Poteva essere un frivolo film adolescenziale su un gruppo di studenti americani in gita in Europa (e per certi versi lo è), ma Spider-Man: Far From Home non manca di introdurre un argomento importante e con solide basi nella nostra realtà. La trama del film sottolinea il bisogno disperato della nostra contemporaneità nel dover credere in qualcosa, qualsiasi cosa, non importa quanto lontana dalla realtà. Mentre Tom Holland lancia le sue ragnatele, il film torna ancora una volta a ibridare le tematiche classiche del supereroe con la stretta attualità di fake news, complotti e bufale sul web. Niente di così profondo o rivoluzionario, ma è un ottimo modo per dare consistenza e rilevanza a una pellicola fatta di passaggi anche molto frivoli, talvolta persino un po’ sciocchi. D’altronde siamo in estate e in vacanza con un gruppo di adolescenti: alle volte va bene anche così.

Commento

cpop.it

75

Estivo, leggero e spensierato, Spider-Man: Far From Home riesce a gestire il ridimensionamento fisiologico dall’epopea di Thanos con ironia e con una sceneggiatura oculata: minore ma molto gradevole.

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