The Hot Zone - Area di contagio: La recensione del finale di serie

Autore: Chiara Poli ,

Non so a voi, ma a me ha fatto una certa impressione, nonostante conoscessi già la storia narrata dall’imperdibile libro di Richard Preston.

The Hot Zone - Area di contagio, incentrata sulla storia vera che fra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 ha portato un’epidemia di Ebola in un laboratorio che importava scimmie, è tornata drammaticamente attuale.

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Le immagini che hanno accompagnato gli articoli sul recente incendio in un laboratorio russo, in seguito al quale virus e sostanze letali come Ebola, Antrace e Vaiolo (inizialmente si parlava “solo” di vaiolo), potrebbero essersi diffuse all’esterno, sembravano tratte dalla miniserie con Julianna Margulies.

Miniserie che si è conclusa su National Geographic con il consueto spaziare fra presente e passato.

National Geographic
The Hot Zone - Area di contagio, episodio 5
The Hot Zone - Area di contagio: episodio 5

Il presente di Reston, con gli esami a tutte le persone potenzialmente esposte al virus e la missione di sterminio delle scimmie rimaste nella struttura, e il passato del primo faccia a faccia con Ebola Zaire, nell’Africa degli anni ‘70. Un virus che non aveva lasciato scampo a nessuno, nei villaggi in cui si era diffuso improvvisamente e senza che si sapesse di cosa si trattava e come prevenire il contagio.

La narrazione è stata come sempre efficace: dopo aver portato al massimo la tensione, con il sospetto che il virus si fosse diffuso anche alle persone, è arrivata la verità che chi ha letto il libro già conosceva: per fortuna - o forse più per una sorta di miracolo, in questo caso - il virus che colpì le scimmie importate dalle Filippine non si trasmetteva agli esseri umani. Restava esclusivamente fra i primati, sterminando loro ma senza trasmettersi all’uomo.

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Solo per questo, dev’essere chiaro, fu evitata un’epidemia che avrebbe potuto uccidere - potenzialmente, come ci raccontava la stessa dottoressa Jaax - milioni di persone in pochi giorni.

National Geographic
The Hot Zone - Area di contagio: il colonnello Jaax
The Hot Zone - Area di contagio: episodio 5, il colonnello Jaax

A prescindere dalla fortuna, o dal caso, le considerazioni importanti su questo finale di serie sono principalmente due.

Primo: per precisa volontà degli autori, evidentemente al fine di evitare di impressionare gli spettatori sensibili, le parti relative ai maltrattamenti subiti dalle scimmie e alla crudeltà che l’uomo riservava loro sono state praticamente assenti per tutta la narrazione. Escludendo l’incursione finale nella casa delle scimmie, inevitabilmente accompagnata dalla retorica animalista del colonnello Jaax (assente nella realtà) che afferma di non fare distinzioni fra uomini e scimmie, tutto il resto ruota attorno alla cura di evitare immagini troppo spaventose. E francamente, credo che sia stata una scelta più che giusta: ho già sofferto abbastanza leggendo, doverlo anche vedere mi avrebbe messa in seria difficoltà.

National Geographic
The Hot Zone - Area di contagio, una scena dal finale di serie
The Hot Zone - Area di contagio: il finale di serie

Secondo: niente ferma il business. La sconvolgente conclusione del libro di Preston è assente nella serie. Nonostante tutto ciò che era successo - escludendo i riscontri positivi nei campioni di sangue umani, che nel libro non esistono, così come l’ingresso di Nancy - l'anno successivo ai fatti narrati dalla serie, nella realtà, il laboratorio di Reston acquistò altre scimmie dallo stesso rivenditore di Manila che aveva fornito quelle affetta da Ebola.

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Non contemporaneamente, come narrato in TV: circa un anno dopo i fatti.

A conferma di come, siccome il prezzo era conveniente e le scimmie come animali da vivisezione ed esperimenti continuavano a essere molto redditizie, il business non si fermava. Di fronte a nulla.

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La serie TV invece apre alla speranza, pur sottolineando come - sempre per interesse, incluso quello di non creare il panico - le autorità tendano a minimizzare per evitare problemi... Magari scatenandone di peggiori. 

Ancora una volta, The Hot Zone si dimostra molto attuale...

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