La vita di Adele: retroscena e curiosità sulle scene di sesso nel film

Autore: Silvia Artana ,

Quando è uscito nel 2013, La vita di Adele (La vie d'Adèle - Chapitres 1 & 2) è stato un vero e proprio caso. La pellicola, liberamente ispirata alla graphic novel Il blu è un colore caldo (Le bleu est une couleur chaude) di Julie Maroh, ha portato sullo schermo un'appassionata e drammatica storia d'amore lesbica, raccontando la scoperta e la presa di coscienza della propria sessualità da parte dell'adolescente Adele e il suo rapporto travolgente, totalizzante e tumultuoso con la pittrice Emma.

Abdellatif Kechiche ha disegnato un ritratto potente e ferocemente realistico dei sentimenti, delle emozioni e della fisicità di una relazione tra due amanti, filmando lunghe ed esplicite scene di sesso che hanno fatto scandalo e hanno contribuito a creare un alone leggendario intorno al film.

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L'esperienza ha messo a dura prova le due protagoniste, la giovane e pressoché esordiente Adèle Exarchopoulos e la poco più navigata collega, Léa Seydoux, che non hanno nascosto di avere incontrato diverse difficoltà sul set e con il regista.

D'altra parte, La vita di Adele ha conquistato la giuria della 66esima edizione del Festival di Cannes (presieduta da Steven Spielberg), che per la prima volta nella storia del manifestazione ha attribuito la Palma d'oro per il Miglior film non solo al regista della pellicola, ma anche alle sue interpreti.

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Ma quali sono i retroscena e le curiosità sulle controverse sequenze che mostrano Adele ed Emma in intimità?

Realtà e finzione

Ne La vita di Adele, le scene di sesso tra le due amanti non lasciano nulla all'immaginazione, mostrando senza veli i corpi di Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux. Tuttavia, le attrici hanno chiarito che non hanno recitato realmente nude. In un'intervista a The Daily Beast, Léa ha spiegato che durante le sequenze degli amplessi indossavano delle protesi sui genitali:

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Avevamo delle vagine finte, che riproducevano in silicone le nostre. Era strano indossare una protesi della nostra vagina sulla nostra vera vagina.

Ma la dichiarazione non è bastata a spegnere il brusio morboso sulla pellicola. La straordinaria performance delle due giovani attrici ha alimentato la leggenda che abbiano davvero consumato dei rapporti intimi davanti alle telecamere. Una teoria che Adèle ha smontato su GQ, affermando che tutte le scene di sesso sono state simulate:

So che tutti vogliono chiedermi: '[Tu e Léa, n.d.r.] avete davvero s******?'. Quando muori in un film, non muori realmente.

Imbarazzo e amicizia

Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux si sono incontrate solo una volta precedentemente all'inizio delle riprese e la loro prima scena insieme è stata quella in cui Adele sogna di avere un rapporto intimo con la (ancora) sconosciuta Emma. Una circostanza che ha creato non poco imbarazzo all'attrice francese di origini greche. In una intervista a The Independent, la giovane ha raccontato che la situazione le ha provocato un incontrollato accesso di risa:

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La prima volta che abbiamo girato una scena di sesso insieme, non riuscivo a fare altro che ridere. Dovevo masturbarmi pensando a [Léa/Emma, n.d.r.] e quando ho aperto gli occhi e l'ho vista abbiamo riso un sacco. Eravamo in imbarazzo.

Con il passare dei giorni, le due attrici sono entrate in confidenza e hanno costruito un legame molto forte tra loro, ma la difficoltà di girare nude e simulare atti sessuali è rimasta.

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Il disagio non le ha abbandonate neppure quando si sono riviste sullo schermo a Cannes, soprattutto perché con loro c'erano le rispettive famiglie. Parlando con The Daily Beast, Adéle ha raccontato che ha provato a estraniarsi dal contesto, ma che non ce l'ha fatta:

In sala c'erano i nostri familiari e durante le scene di sesso chiudevo gli occhi. [Abdellatif Kechiche, n.d.r.] mi ha detto di immaginare che non fossi io, ma ero io. Così, non guardavo e pensavo di essere su un'isola lontana. Ma non potevo fare a meno di ascoltare e non sono riuscita a scappare.

Perfezionismo e controversie

Nelle varie interviste rilasciate dopo l'uscita del film, Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux hanno dichiarato di avere incontrato molte difficoltà a lavorare con Abdellatif Kechiche per il perfezionismo e la ricerca di realismo quasi maniacali del regista.

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Parlando con Collider, la Bond girl di Spectre ha raccontato che c'era un'atmosfera difficile durante le scene di sesso, perché il filmmaker girava con 3 e a volte anche 4 telecamere e loro erano letteralmente circondate dagli obiettivi e dai tecnici. Inoltre, le riprese di una stessa sequenza duravano giorni e giorni.

Adèle ha raccontato a The Daily Beast che Kechiche ha portato lei e la sua co-protagonista al limite estremo tra realtà e finzione e probabilmente le ha spinte anche oltre:

Ci ha avvisato che dovevamo avere fiducia in lui - cieca fiducia - e dare molto, moltissimo di noi. [...] Ma quando abbiamo iniziato a girare, ho capito che voleva davvero che dessimo tutto. La maggior parte delle persone non si osa neppure di chiedere le cose che lui ci ha chiesto e ha molto più rispetto. [Di solito, n.d.r.] durante le scene di sesso, vieni rassicurato. E le sequenze sono coreografate, cosa che desessualizza l'atto.

Léa ha rincarato la dose, sottolineando che il regista aveva il pieno potere su di loro e che in alcuni momenti si è sentita violata:

A volte era umiliante, mi sentivo una prostituta. [Abdellatif Kechiche, n.d.r.] girava con 3 telecamere e quando devi fingere un orgasmo per 6 ore... non posso dire che non sia stato niente. Ma per me è più difficile mostrare i miei sentimenti che il mio corpo.

Le dichiarazioni della giovane attrice hanno provocato una veemente reazione da parte del regista, che in una lunga lettera aperta pubblicata da Rue89 l'ha accusata di essere "una bambina arrogante e viziata" e di avere "cambiato radicalmente atteggiamento" nei suoi confronti dopo averlo ringraziato "in privato e in pubblico" per il "nobile ruolo" che le ha permesso di interpretare:

[Léa Seydoux, n.d.r.] ha descritto le riprese come un orrore e ha lasciato intendere che io sarei un sadico e perverso manipolatore, che avrei fatto girare a due giovani attrici scene di sesso completamente nude per 10 giorni di fila, che le avrei obbligate a litigare fino a che è iniziato a scorrere il sangue [in riferimento a un incidente sul set in cui Adèle si è tagliata una mano. n.d.r.] e a lavorare 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 per 6 mesi, che le avrei umiliate, violate e violentate psicologicamente, se non altro, per ottenere il risultato che gli spettatori vedono oggi sullo schermo.

La diatriba tra i due è andata avanti a lungo, con tanto di querela (vera o presunta) da parte del filmmaker nei confronti della giovane attrice. Ma le accuse di Léa non sono state le uniche dalle quali Kechiche ha dovuto difendersi. Sempre nella lettera aperta a Rue89, il regista ha attaccato duramente il quotidiano Le Monde, che lo ha accusato di molestie, straordinari non retribuiti e violazioni delle leggi sul lavoro nei confronti della crew impegnata nella realizzazione de La vita di Adele.

All'apice della polemica, Kechiche è arrivato a dichiarare alla rivista francese Télérama che il film non avrebbe dovuto uscire:

Per quanto mi riguarda, La vita di Adele non dovrebbe arrivare in sala, c'è stato troppo fango. La Palma d'oro non è stato che un breve istante di felicità. Dopo mi sono sentito umiliato e disonorato, ho percepito un rifiuto della mia persona, che vivo come una maledizione.

Sguardo maschile e polemiche

Le scene di sesso esplicito de La vita di Adele sono state (inevitabilmente) il centro della maggior parte dei dibattiti sul film. Le lunghe sequenze che mostrano le due protagoniste immerse nella ricerca del piacere hanno scioccato e diviso il pubblico e gli addetti ai lavori, raccogliendo pareri positivi ma anche osservazioni negative. In particolare, i detrattori hanno accusato il film di avere uno sguardo maschile e hanno riscontrato nella regia di Abdellatif Kechiche una visione patriarcale.

Tale critica è stata espressa anche dall'autrice della graphic novel alla quale la pellicola è liberamente ispirata, Julie Maroh. In una dichiarazione ripresa da diversi giornali, tra cui il New York Times, la scrittrice ha criticato l'adattamento della sua opera realizzato da Kechiche per quanto concerne la rappresentazione della sfera sessuale:

A me sembra che sul set mancasse una cosa: le lesbiche. Fatta eccezione per alcune sequenze, questo è quello che penso: è stata una rappresentazione brutale e chirurgica, esagerata e fredda, del cosiddetto sesso lesbico, che è diventato pornografia e mi ha fatto sentire molto a disagio.

Ma nonostante le difficoltà, il dolore, la fatica e le polemiche che hanno accompagnato la realizzazione e l'uscita del film, una cosa è innegabile: La vita di Adele è una storia d'amore bellissima e struggente e un racconto di formazione di grande realismo e potenza.

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