Psyco: la storia del film che ha cambiato il cinema (e la TV)

Autore: Chiara Poli ,

Da sempre bollato come genere minore, censurato e bistrattato dalla critica per i suoi contenuti violenti e per le tematiche sconvenienti, il genere horror resta uno dei più prolifici di sempre.

Perché i suoi autori se ne sono serviti per raccontare, sotto metafora, l’orrore della società contemporanea e della vita quotidiana, e perché - inutile girarci intorno - l’emozione più forte che si possa offrire a uno spettatore è la paura.

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Ecco quindi che, all’inizio degli anni ’60, grazie alla popolarità conquistata dal genere fra gli anni ’30 e gli anni ’50, alcuni grandi registi iniziano a cimentarsi con il genera proibito, l’horror.

L’8 settembre del 1960 esce nelle sale statunitensi Psyco, il capolavoro di Alfred Hitchcock, il suo film più vicino al genere horror e uno dei suoi titoli più amati e celebrati.

Regalandoci un classico senza tempo, Hitchcock stabilisce le regole-base dei futuri psycho-thriller del cinema, che da ormai quasi sessant’anni hanno mantenuto pressoché inalterate le loro caratteristiche di base.

L’orrore tangibile delle gesta di Norman Bates (un grande Anthony Perkins) si mescola all’orrore psicologico ed emotivo che emana dalla psiche deviata del protagonista, ormai relegato in un mondo determinato dalla sua visione delirante della realtà. Una realtà che esiste sono nella sua testa e che Norman non si rende nemmeno conto di aver creato da solo.

Ed Gein

Ispirato agli orrori compiuti dal serial killer Ed Gein - proprio come il Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti -, Norman Bates segna una tappa indimenticabile nella storia del cinema.

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Per la prima volta, un autore da tutti riconosciuto come maestro dell’arte cinematografica tratta non solo una tematica legata al genere horror, ma un disturbo complesso e discutibile, all’epoca, come quello dello sdoppiamento di personalità.

Ancora una volta, Alfred Hitchcock diventa pioniere appropriandosi di elementi già visti e mescolandoli con quell’impronta originale che solo lui possedeva, per dar vita a qualcosa di unico.

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La storia di Gein ispirò Robert Bloch per il suo romanzo, portato sullo schermo da Hitchcock e condannato ufficialmente per due dei sei omicidi di cui era sospettato, che gli investigatori gli attribuirono in toto senza però poter produrre prove per una condanna completa.

Nato nell’agosto del 1906, Edward Theodore Gein venne arrestato nel 1957 e le forze dell’ordine trovarono in casa sua - prontamente ribattezzata la casa degli orrori - corpi femminili mutilati, un corpo decapitato con la testa pronta per essere appesa come un trofeo e numerosi segni di una personalità molto disturbata.

Necrofilo, squartatore, ladro di cadaveri per comporre mobili e altri oggetti con parti di corpi umani, Gein venne rinchiuso in un manicomio criminale perché giudicato infermo di mente e quindi non in grado di sostenere un processo.

Morì per complicazioni legate al cancro nel 1984, in ospedale.

Psycho: il romanzo

Robert Bloch non è stato solo uno scrittore, ma anche uno sceneggiatore. È molto importante ricordarlo.

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Fu Joseph Stefano (Il dubbio) ad adattare per Hitchcock il suo romanzo, Psycho, pubblicato nel 1959.

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E fu sempre Bloch a lavorare con il grande maestro alle sceneggiature di Alfred Hitchcock Presenta e L’ora di Hitchcock, e a scrivere - fra le altre cose - alcuni episodi della serie classica di Star Trek.

Ecco quindi che è facile immaginare come la sua grande capacità di creare immagini con le parole abbia colpito l’immaginazione del grande regista, nella lettura di Psycho.

Un romanzo che esplora tematiche impegnative, a cominciare dal rapporto morboso di Norman con la madre, per continuare con il travestitismo, lo sdoppiamento di personalità, il viaggio nella follia.

Ma c’è anche altro: nel romanzo, Norman Bates non ha nulla del fascino magnetico del suo interprete cinematografico.

Prodotto Consigliato

Psycho

Psycho di Robert Bloch (Autore), M. Rinaldi (Traduttore). 187 pagine. Romanzo che ha ispirato il celebre film di Alfred Hitchcock.

Anthony Perkins ha saputo dare vita a un personaggio terrificante ma al tempo stesso gradevole, nel suo ruolo di insospettabile albergatore.

Nella storia scritta da Bloch, Norman ha circa quarant’anni, è grasso e calvo, non ha nulla di attraente. Inoltre, nel romanzo Marion Crane (che gli spettatori ricordano nella bionda Janet Leigh, in una delle scene più celebri della storia del cinema, mentre nel romanzo di Bloch la donna è mora) ha un ruolo molto più marginale. La sua vicenda - e la sua tragica fine - vengono raccontate esclusivamente in funzione della storia di Norman, protagonista assoluto.

Hitchcock, invece, com’è noto la inserì all’inizio del film lasciandoci credere che la protagonista fosse lei, per poi eliminarla poco dopo spiazzando gli spettatori.

La differenza più sostanziale fra romanzo e film, però, è la natura stessa dei crimini di Norman: nel libro sono molto più cruenti.

Per ovvie ragioni di censura, che avrebbe creato problemi alla distribuzione del film, nella trasposizione da Bloch venne molto alleggerita la parte relativa agli omicidi. Ma chi ha letto il suo romanzo, certamente non può dimenticare la violenza e la crudezza che li contraddistinguono.

Il film

Dopo la premier di New York, a metà giugno, Psyco uscì in tutte le sale degli Stati Uniti l’8 settembre del 1960. 

In Italia arrivò il 28 ottobre, quando aveva già dato il via al passaparola che ne avrebbe fatto uno strepitoso successo al botteghino.

Con un budget di poco superiore agli 800mila dollari, il film infatti ne incassò 32 milioni, scrivendo la storia del cinema.

Nominato a ben 4 Oscar (migliore regia, migliore fotografia, migliore attrice non protagonista - a Janet Leigh - e migliore Art Direction), non portò a casa alcuna statuetta ma regalò a Janet Leigh un Golden Globe come migliore interprete.

Anthony Perkins, in quello che sarebbe diventato il suo ruolo più famoso, tre anni prima era stato nominato agli Oscar come migliore attore per la sua interpretazione ne La legge del Signore di William Wyler.

Dopo aver dato vita a Norman Bates - il cui sguardo in macchina nella sequenza finale è ancora oggi in grado di far venire i brividi - la sua carriera proseguì con titoli importanti, ma la sua vita privata fu molto tormentata. 

Omosessuale in un’epoca che non accettava assolutamente un’inclinazione verso persone dello stesso sesso, Perkins fu mandato in psicoterapia quando non aveva ancora vent’anni e vi rimase per gran parte della sua vita.

Sposò la collega attrice Berry Berenson, che gli diede due figli, ma non fu mai libero di vivere la propria vita. Morì di AIDS nel 1992, lasciando un’eredità scomoda a un mondo che non aveva voluto dargli la libertà di essere se stesso. Per questo, divenne tossicodipendente.

Completamente diverso, come abbiamo già visto, dal suo corrispettivo letterario, Perkins era il classico bravo ragazzo capace di celare un’anima oscura. La stessa anima che emergeva da quello sguardo, e da quell’inimitabile espressione di follia che compariva sul suo viso quando indossava i panni di Norman Bates travestito da signora Bates.

Affiancato da grandi interpreti - oltre alla Leigh c’erano Vera Miles (L’uomo che uccise Liberty Valance), Martin Balsam (Tutti gli uomini del Presidente) e John Gavin (Spartacus) - Perkins si ritrovò intrappolato nel ruolo di Norman, che interpretò anche nei (trascurabili) sequel.

Dalla scena della doccia alla colonna sonora di Bernard Herrmann, dalla caduta per le scale di Martin Balsam all’agghiacciante immagine della signora Bates in cantina, tutto di Psyco è diventato di culto.

Ultimo film girato in bianco e nero da Hitchcock, venne realizzato fra la fine di novembre del 1959 e l’inizio di febbraio del 1960. È noto come il grande regista non fosse convinto del risultato, tanto da pensare di trasformare la storia in uno degli episodi delle sue serie TV. 

Ma poi, rivedendo la versione finale, capì che Psyco avrebbe funzionato. Forse, però, non sapeva ancora quanto.

L’eredità di Psyco

Tralasciando i sequel, già giudicati inutili (e nemmeno lontanamente all’altezza), Psyco diede il via una lunga serie di produzioni che ne richiamavano le tematiche.

Dal tema della doppia personalità a quello dell’assassino solitario che tutti credono una persona comune, i film thriller e horror post-Psyco hanno sempre, consapevolmente o meno, reso omaggio a uno dei capolavori di Hitchcock.

Un intero filone cinematografico - e in seguito televisivo - sarebbe scaturito da quella prima incursione nella mente malata di un uomo che agiva all’insaputa della sua personalità dominante. Le potenzialità erano infinite (e sono ampiamente esplorate, non sempre in modo efficace).

Nel suo diretto omaggio a Psyco e al cinema di Hitchcock in genere, intitolato Doppia personalità, Brian De Palma ha sottolineato, in maniera volutamente esasperata, tutte le peculiarità dal film che ha spinto il cinema verso una nuova direzione, aprendo e spalancando le porte agli horror d’autore degli anni ’70.

Oltre ad aver condizionato trame, personaggi, tematiche e tecniche di ripresa, però Psyco ha anche dato vita a un filone incentrato sull’esplorazione di quella mente, la mente malata di Norman Bates, che Hitchcock ci aveva lasciato intravvedere limitandone la spiegazione alle poche parole della scena finale.

Con Bates Motel, e due straordinari interpreti - Vera Farmiga nei panni di Norma Bates e Freddie Highmore in quelli di Norman - Carlton Cuse, Anthony Cipriano e Kerry Ehrin hanno esplorato proprio quelle dinamiche che crearono il Norman di Perkins, dando vita a una serie TV tanto geniale quanto capace di turbare i telespettatori.

Ma non è con la storia di Norma e Norman che finisce l’eredità televisiva di Psyco. Serie come Mindhunter, e naturalmente la popolarissima #Criminal Minds, ma probabilmente anche l’intero lavoro di John Douglas, non sarebbero mai nate senza l’input lanciato da Psyco.

Hitchcock acquistò i diritti sul romanzo di Bloch in forma anonima, al prezzo di 9mila dollari.

Quell’investimento, anni dopo, avrebbe fruttato oltre 30 milioni.

Scrivendo la storia del cinema, della TV e della criminologia moderna.

Buon anniversario, Psyco. L’8 settembre sarà il tuo 59° compleanno. E hai ancora tanto da insegnarci. 

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