Sean Bean è morto sullo schermo 23 volte: e adesso rifiuta i ruoli dove morirà

Autore: Alessandro Zoppo ,

Sean Bean ha conteso fino a qualche tempo fa un triste e curioso primato al compianto John Hurt: quello di attore morto più volte sullo schermo. Ora che Hurt non c'è più, scomparso davvero a 77 anni il 25 gennaio 2017, Bean è rimasto da solo a giocarsi il record di attore "più ammazzato" del cinema e della TV.

Se Hurt in 47 dei 75 film in cui ha recitato finiva male conquistandosi sul campo questo singolare risultato, Bean non è da meno. Da Ned Stark in Game of Thrones a Jacopo de' Pazzi ne I Medici, passando per Alec Trevelyan in GoldenEye e Boromir nella trilogia de Il Signore degli Anelli, il numero di volte in cui il suo personaggio muore è arrivato a toccare quota 23. In passato sui social è persino partita la campagna #DontKillSeanBean, per permettere ai suoi eroi di "sopravvivere". Mentre in rete si sprecano le grafiche sulle modalità delle sue dipartite.

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Una gif che protesta contro le morti di Sean Bean
#DontKillSeanBean

Adesso che è rimasto da solo a combattere questa "battaglia", l'attore britannico ha deciso di dire basta. Intervistato dal Sun, Bean rivela che dopo 35 anni di onorata carriera, non accetterà più ruoli che prevedono la morte del suo personaggio.

Ho rifiutato diverse parti. Ho detto: 'Sanno già che il mio personaggio sta per morire perché ci sono io!'. Dovevo darci un taglio e iniziare a sopravvivere, altrimenti sarebbe diventato tutto un po' troppo prevedibile. Ho fatto un film e mi hanno detto: 'Uccideremo il tuo personaggio'. Io ho risposto: 'Oh no!', e hanno replicato: 'Beh, allora possiamo ferirti gravemente?'. Al che ho detto: 'Basta che stavolta resto in vita'. È vero che ho interpretato un sacco di cattivi, sono stati grandi ma non sono stati molto appaganti: sono sempre morto.

La morte più clamorosa di Bean è ovviamente quella di Ned Stark, il re di Grande Inverno giustiziato nel finale della prima stagione del Trono di Spade. A tal proposito, l'attore racconta un curioso aneddoto.

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Dovevo leggere i libri della saga di Game of Thrones e i produttori mi dissero: 'Tu morirai, ma è verso la fine della serie'. Allora dissi: 'Ok, mi sembra giusto'. Erano stati molto chiari, dovevo morire. Così ho pensato: 'Meglio, non voglio rimanere bloccato in una di queste serie che dura sette anni'. Ma adesso avrei voluto rimanerci! Tuttavia era palese la fine che Martin avrebbe voluto per il personaggio, e così è stato.

Per fortuna, gli è andata meglio con la serie che ha appena finito di girare: World On Fire.

Creata da Peter Bowker e ambientata durante la Seconda guerra mondiale, World On Fire racconta il conflitto attraverso le storie di persone comuni, provenienti dalle varie nazioni coinvolte. In questo caso, il suo Douglas Bennett (un autista di autobus vedovo e pacifista perché segnato dal trauma della Prima guerra mondiale) ha una sorte migliore.

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In World On Fire sopravvivo: sono a casa a Manchester e sono al sicuro.

La decapitazione di Ned Stark è ormai alle spalle. E sul destino dei suoi giovani colleghi di Game of Thrones, da Richard Madden (che vede bene come futuro James Bond) e Sophie Turner a Kit Harington e Maisie Williams, Bean non può che essere felice.

Sono star più grandi di me. Erano molto più giovani all'epoca, circa otto anni fa, ma ora li vedi su Vogue e su tutte queste riviste. È una favola che si avvera.

Indimenticabile, Ned Stark: fortuna che d'ora in poi eviteremo di vederlo trucidato e di piangerne la scomparsa.

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