Grazie a Dio, la recensione: una voce senza retorica sullo scandalo pedofilia nella chiesa francese

Autore: Elisa Giudici ,

Anche un'estimatrice di vecchia data come la sottoscritta di François Ozon attendeva con un po' di apprensione di vedere come se la fosse cavata con il film che ha vinto Orso d'argento, gran premio della giuria al Festival di Berlino nel 2019. La vittoria di un riconoscimento così importante non escludeva che Ozon si fosse lasciato prendere la mano. Il Festival di Berlino infatti è un appuntamento politico e impegnato se mai ne è esistito uno nei circuito festivaliero e la possibilità che una pellicola sullo scandalo pedofilia all'interno della Chiesa francese venisse premiata per il suo tema più che per la sua riuscita non era da escludersi a priori. 

Sulla carta François Ozon era forse il regista meno indicato per riportare con puntualità e senza retorica questo fatto di cronaca sul grande schermo. Dichiaratamente omosessuale, narratore passionale e mai immune a un certo tasso di drammaticità, il regista di Swimming Pool e Nella Casa è noto per la carica erotica dei suoi film, per la sua familiarità col genere del melò e per le tematiche LGBTQA+ che fanno quasi sempre capolino nel suo cinema. Inoltre veniva da un film abbastanza disastroso come Doppio Amore, in cui era sconfinato ampiamente nell'eccesso. 

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Swann Arlaud in Grazie a Dio
Swann Arlaud è tra gli interpreti francesi da tenere d'occhio

Mi sono dovuta ricredere: seppur con qualche passo falso qua e là, la parabola della carriera di questo registra francese rimane in netta salita e, pellicola dopo pellicola, conferma di aver raggiunto la piena maturità stilistica, oltre alla dote non comune di dimostrarsi efficace con registri e toni radicalmente diversi. 

Lo scandalo pedofilia a Lione

Così in Grazie a Dio - racconto romanzato dello scandalo pedofilia che ha investito la curia francese e la diocesi di Lione nel 2015 - François Ozon è più che mai padrone del suo cinema, adottando forse per la prima volta in carriera un approccio sobrio, distaccato, quasi documentaristico. Il regista semplicemente non si permette passi falsi, sentimentalismi o passaggi retorici mentre ripercorre le odiose violenze perpetrate da un prete francese tra gli anni '80 e '90 nella zona di Lione. 

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François Ozon sul set di Grazie a Dio
In pochi avrebbero scommesso sulla possibilità che François Ozon uscisse vincitore da un film tanto delicato

Gela il sangue nelle vene sentire lo stesso prelato ammettere di aver reso oggetto delle sue perverse attenzioni "tantissimi bambini". Il film risulta raggelante perché Ozon non sente mai il bisogno di sottolinearne i passaggi più scabrosi, che così fluiscono insieme al resto della storia, restituendo con grande realismo lo spaccato drammatico di tre protagonisti e molti comprimari vittime di violenza. 

Il caso Spotlight europeo 

Grazie a Dio si accosta a tre vittime nel momento in cui decidono di parlare e sporgere denuncia, mettendo a confronto tre uomini diversissimi tra loro. Il primo è un fervente credente con una famiglia numerosa, il secondo è un marito e padre laico e mangiapreti, il terzo è un giovane sensibile, spiantato e molto malato, coinvolto in una relazione tossica con la sua gelosissima compagna. Man mano che il film procede, all'interno dell'associazione La parola liberata (nata per unire le vittime) si scontrano visioni differenti del mondo e dell'abuso subito, senza glissare sulle cadute e sugli errori delle vittime.

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L'amaro finale del film è tale non tanto perché un sobrio scritto finale ci fa scoprire quanto poco sia cambiato e quanto i colpevoli abbiano pagato i loro delitti in misura minima. Lo è ancor soprattutto per come, anche se uniti dall'associazione, dal sostegno dell'opinione pubblica e della giustizia, in ultima istanza i tre protagonisti vedano la loro vita ancora minata dall'influenza incancellabile che quegli episodi hanno lasciato sulla loro capacità di costruire sé stessi, di credere, di amare. 

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Il trio di protagonisti di Grazie a Dio
Il trio di protagonisti di Grazie a Dio da un'ottima performance collettiva

François Ozon per rigore e approccio il più possibile neutrale ha quindi girato quello che molti hanno salutato come Il caso Spotlight europeo, da intendersi come complimento e non come mera scopiazzatura. Anzi: il film francese, ben più piccolo e intimo, come sempre è impreziosito dalla grande abilità del regista di scovare gli interpreti migliori e i volti più magnetici in giro per la Francia. Solo sulla chiusa Ozon fa capolino con il suo punto di vista, ponendo al personaggio che appare più lontano dal suo sentito quell'unica domanda, quel tarlo che il regista mette nella testa del protagonista e dello spettatore. 

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Grazie a Dio di François Ozon è nelle sale italiane dal 17 ottobre 2019

Commento

cpop.it

80

François Ozon oltre che poliedrico si dimostra maturo ed equilibrato, trasformando radicalmente la sua regia per mettersi al servizio dello scandalo che racconta. Necessario nella sua sobrietà.

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