L'età giovane, la recensione: anche l'Europa migliore fatica a dialogare con l'Islam ortodosso

Autore: Elisa Giudici ,

C'è qualcosa di sconcertante e persino disturbante nel vedere fallire il duo di fratelli e registi belga Dardenne, tra i pochissimi cineasti ad aver trionfato due volte nella storia della Palma d'Oro del Festival di Cannes. Non è tanto un fattore qualitativo: capita a tutti di prendere contromano un progetto e tirare fuori un risultato mediocre, ancorché guidato dalle migliori intenzioni. Sono proprio le intenzioni e i risultati conseguenti dei Dardenne a gettare una luce poco speranzosa sulla possibilità di far convivere davvero l'anima cristiana, quella laica e ancora quella islamica all'interno del cinema del Vecchio continente.

L'età giovane è un film che vorrebbe mostrarci il lato umano di un giovanissimo - un 13enne di nome Ahmed, poco più di un bambino - che improvvisamente si radicalizza nella fede islamica e compie un gesto gravissimo e apparentemente irreparabile. La filmografia dei Dardenne è costellata di pellicole che ruotano proprio attorno alla redenzione dell'irredimibile, grazie alla capacità straordinaria di questo duo e di sessantenni registi belga di prova un'estrema solidarietà e simpatia verso persone apparentemente esecrabili. È proprio calandosi nei panni di un giovane padre che svende il figlio e di una ragazzina ribelle che compie un orrendo tradimento pur di non perdere un posto di lavoro (L'enfant - una storia d'amore e Rosetta) che i Dardenne hanno scritto un nuovo capitolo del cinema sociale e impegnato europeo, raccontando storie di tenace umanità che sbaglia e che si redime, spesso ai margini della società.

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Due protagonisti di L'età giovane
È difficile per i Dardenne tendere la mano al loro tormentato protagonista

È per questo motivo che il loro fallimento è bruciante e preoccupante, ma soprattutto la vittoria per la miglior regia a Cannes 2019 risulta abbastanza ingiustificabile. L'età giovane sancisce più o meno consapevolmente che persino la solidarietà dei Dardenne ha un limite, rimarca con forza solo la loro incapacità di calarsi davvero nei panni di Ahmed, di abbracciarne la prospettiva stravolta. Si sente il freno a mano tirato ma soprattutto l'incapacità di comprendere ancor prima di accettare il loro giovane protagonista.

Un atto e un film irredimibili

È il giovane Idir Ben Addi a dare il volto ad Ahmed, un ragazzino ancora appesantito dalla goffaggine dei bambini e già frenato dai turbamenti di un'adolescenza che sta per bussare alla sua porta. I Dardenne lo seguono, anzi lo tallonano, con la solita regia che è la loro firma: camera a spalla, primi piani, movimento puro per stare fisicamente al fianco del protagonista. Quella di Ahmed vuole essere una corsa e non importa se il mondo che lo circonda lo avvisa che l'impatto sarà tremendo e fatale: la seduzione dell'ortodossia l'ha già pienamente conquistato.

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Il momento in cui i Dardenne ci catapultano nella sua vita, a posteriori, sembra rivelarsi l'errore fatale della pellicola. Conosciamo Ahmed quando le lusinghe del suo Imam hanno già aperto una breccia nel suo animo, modificando profondamente la psiche del ragazzo. Quello che incontriamo per la prima volta all'inizio del film è un ragazzino nervoso, ossessionato dall'ideale di purezza corporea che diviene quasi un disturbo ossessivo compulsivo. Le abluzioni sono infinite, l'attenzione con cui trasporta la sua copia del Corano in sacchetti di plastica ermetici maniacale, il contatto con le donne (dalla maestra a una ragazzina che lavora in una stalla) e con gli animali che considera impuri lo terrorizza.

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L'Imam e Ahmed si confrontano
I Dardenne decidono di non mostrare come l'Imam abbia

Di fatto la parabola di Ahmed è una linea piatta, nonostante il film tenti in ogni modo di essere dinamico, quasi irruento. Non assistiamo al suo precipitare nell'ortodossia integralista e siamo testimoni all'apertura frettolosa di una breccia nel suo fanatismo, che più tardiva e casuale di così non si sarebbe potuta ideare e girare. I Dardenne si concentrano invece sul gesto criminale del ragazzo che solo la casualità non trasforma in tragedia e sull'ostinazione di Ahmed che, nonostante il mondo familiare e sociale gli tenta per tutto il tempo la mano, sembra tormentato, quasi torturato dalla consapevolezza di non aver portato a termine la sua auto-assegnata missione.

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I protagonisti di L'Enfant e Rosetta si trovavano il mondo contro e addosso e finivano per compiere gravi errori guidati dall'urgenza fisica di salvare sé stessi. Al contrario Ahmed si trova al contrario in un contesto culturale che le prova davvero tutte per creare un rapporto con lui, per fargli capire la gravità del suo gesto ancor prima di punirlo per lo stesso. In questo senso il film si carica finalmente di una sfumatura potente: quella dell'impotenza che la madre di Ahmed, la maestra, gli educatori e tutti i personaggi coinvolti provano quando comprendono che Ahmed è chiuso in sé stesso e nei suoi propositi. A soffrirne sono anche e soprattutto i Dardenne, posti di fronte all'incapacità di comunicare con un personaggio che vorrebbero raccontare e redimere, ma palesemente non riescono a capire e faticano ad accettare. 

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La maestra e Ahmed in L'età giovane
Né l'educazione né l'affetto familiare riescono a rompere il muro che Ahmed ha costruito intorno a sé

In questo senso la chiusa del film è l'ultima sbavatura di un mosaico mal posizionato, il cui disegno risulta distorto. Concettualmente è perfetta: è l'ossessione per la purezza del corpo e per la difesa dell'Islam a guidare Ahmed nei suoi propositi e quindi è l'improvvisa, dolorosa consapevolezza dei limiti della sua esistenza fisica e della possibilità concreta di morire ad aprire il cuore e gli occhi ad Ahmed. Tuttavia l'impressione è che il finale più che una rivelazione sia una scappatoia per i registi, per non doversi confrontare con la consapevolezza di essersi imbattuti, per la prima volta in carriera, in un personaggio con cui faticano ad essere pienamente solidali. 

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L'età giovane sarà nei cinema a partire dal 30 ottobre 2019

Commento

cpop.it

50

Persino la compassione e la comprensione dei Dardenne hanno un limite: per quanto ci provino, L'età giovane è mal riuscito perché non riescono davvero a comprendere il punto di vista del protagonista.

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