Zombieland - Doppio Colpo, la recensione: usato zombie sicuro (e autoironico)

Autore: Elisa Giudici ,

Ci vuole un minimo di talento per ripetersi, soprattutto se bisogna farlo a distanza di un decennio. Il regista Ruben Fleischer con Zombieland - Doppio Colpo dimostra di possederlo e, qua e là, di non essere probabilmente così entusiasta di dover tornare sui propri passi. Correva il 2009 quando la commedia apocalittica ricolma di zombie da lui diretta diventava un successo commerciale. Emma Stone, Woody Harrelson, Jesse Eisenberg e Abigail Breslin formavano l'irresistibile e scanzonato quartetto che sopravviveva con ironia e acume a un'apocalisse zombie meno minacciosa del solito, stilando una lista di regole di sopravvivenza in caso di "invasione z" che sono rimaste nell'immaginario collettivo. 

Il titolo Doppio Colpo fa riferimento proprio alla più importante: accertarsi sempre che lo zombie sia morto, finendolo con un colpo di sicurezza. A quanto pare ci siamo distratti, perché un film autoconclusivo, morto e sepolto con gloria come Zombieland in realtà vive (più o meno) e cammina tra noi, testimonianza imperitura della fame insaziabile delle major di marchi e storie già note al pubblico con cui capitalizzare in tutta sicurezza.

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Il quartetto protagonista di Zombieland - Doppio Colpo
Il quartetto protagonista di Zombieland - Doppio Colpo vede poche variazioni suo tema

C'era bisogno di un sequel di Zombieland? Francamente no e uno dei pregi di Doppio Colpo è di essere molto consapevole del suo status di riciclo non necessario. Con alti e bassi, il suo regista Ruben Fleischer riesce a trovare la strada per portare l'operazione in porto senza troppe complicazioni. 

Nostalgia incrociata

Vedere Zombieland - Doppio Colpo fa la stessa impressione di camminare nella neve fresca, cercando di replicare le orme di chi ci sta davanti per non lasciare le nostre nel manto bianco. Raramente Doppio Colpo si spinge in territori inesplorati, preferendo ripetere, rielaborare e amplificare quanto avvenuto dieci anni fa, dentro e fuori il grande schermo. Il film infatti subisce un curioso effetto nostalgia incrociata, che porta inevitabilmente a fare i conti su cosa sia cambiato dal 2009 al 2019 a Hollywood. Emma Stone ha un'Oscar sulla mensola di casa, Woody Harrelson l'ha sfiorato due volte rilanciando la sua carriera, mentre Jesse Eisenberg e Abigail Breslin faticano a trovare nuovi progetti interessanti che li mettano di nuovo in luce. Nel frattempo il regista Ruben Fleischer è incappato in due flop come Gangster Squad e Venom, motivo per cui è stato probabilmente costretto a tornare sulla scena del delitto.

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Abigail Breslin e il suo improbabile fidanzato in Doppio Colpo
Una delle sorti più pigre e ingrate tocca al personaggio di Little Rock

L'universo stesso di Zombieland costringe il film a congelare il suo scenario nel 2009: l'apocalisse zombie è scoppiata un decennio fa e i protagonisti sono fermi a una realtà in cui quanto è venuto dopo non è avvenuto. Zombieland è abbastanza saggio da approfittarne, divenendo uno dei primissimi film a "ricostruire" la realtà d'inizio millennio in maniera consapevole e ironica: tutine Juicy Couture, borse di Louis Vuitton bianche e arcobaleno, ma anche il grande vuoto dell'assenza di realtà consolidata come gig economy e l'attuale presidenza statunitense.

Copia troppo conforme

Quelli del film di reinventarsi però sono tentativi timidissimi, mentre si insiste con persistenza nel ripetere quanto funzionò allora, condendo il tutto con l'inevitabile autoironia iperconsapevole e autoriferita che è la vera cifra (e piaga) di questo decennio che si avvia al termine. Little Rock (una Abigail Breslin relegata a meno ruolo di contorno) si allontana volontariamente e i restanti membri del quartetto di protagonisti si mette sulle sue tracce, affrontando le beghe amorose di Columbus e Wichita, innamorati ma messi un po' in crisi dalla routine (zombie) della loro vita. La trama è tutta qui, intenta a sfruttare e al contempo ironizzare l'aria di routine che questa storia allora freschissima ora emana. Nel cast c'è qualche aggiunta (femminile) di pregio e se Zombieland - Doppio Colpo non affoga nell'inconsistenza è merito di un'affascinante Zoe Saldana ma soprattutto di un'irresistibile Zoey Deutch che, nei panni della svampitissima e sciocca Madison, ravviva i passaggi più stantii del film. 

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Zoey Deutch e i protagonisti di Zombieland - Doppio Colpo
Zoey Deutch è l'unica vera sorpresa del film

Che l'operazione non sia condotta con il massimo dell'impegno possibile lo si intuisce da come il film butti lì una serie di spunti senza poi percorrerli davvero, affidandosi a una sceneggiatura sciatta, che non manca d'idee ma che si rivela carente di pulizia e concentrazione. Nell'operazione replica al rilancio non potevano che tornare a ripetersi anche gli zombie, ora evolutisi e divisibili per categorie. Ci sono gli stupidi e inoffensivi Homer, gli scaltri Hawking, i silenziosi e letali Ninja e infine i T-800, resistenti, infaticabili e inarrestabili. Perché introdurre ben quattro categorie di zombie se poi i promettenti Hawking e Ninja scompaiono subito dopo la loro presentazione? Per fare solo un esempio della sciatteria di un film che della necessità di girare un sequel avrebbe potuto far molta più virtù, prendendosi ben più rischi. A mancare è soprattutto questo: la volontà (o la possibilità?) di fare qualcosa di nuovo all'interno di un contesto già ampiamente esplorato.

Per quanto poi Zombieland possa riderci su, il fatto che sia costretto a duplicare due dei suoi protagonisti, tirando in ballo dei "sosia", finisce per essere metafora potente di quanto questo film sia la copia meno brillante e più svogliata della commedia del 2009, in una Hollywood che rifugge sempre più l'idea di portare al cinema storie nuove e originali, scritte e non adattate dai suoi sceneggiatori. Alla luce dei sequel e dei remake visti in questo 2019, tocca persino dichiararsi tutto sommato soddisfatti. 

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Zombieland - Doppio Colpo arriverà nelle sale italiane il 14 novembre 2019.

Commento

cpop.it

65

Ci vuole un certo talento anche per ripetere sé stessi dopo un decennio: Zombieland sa come farlo (senza nemmeno impegnarsi troppo) e quando rischia di sembrare troppo datato, ricorre all'autoironia.

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