La modernità di Friends: le risposte di David Schwimmer alle critiche

Autore: Chiara Poli ,

Cambiano i tempi. Il ritmo e lo stile narrativo si evolve, i gusti del pubblico si adattano al linguaggio che hanno imparato a conoscere. Per questo, mostrare a un ragazzino un episodio della serie classica di Star Trek porta all’inevitabile, lapidario giudizio: ma è lentissimo!

Come ogni altra cosa, anche la narrazione audiovisiva si modifica col passare del tempo. Ecco perché le nuove generazioni di spettatori hanno difficoltà a rispecchiarsi nelle tematiche di un grande classico della TV: #Friends.

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Negli ultimi tempi l’ingenuità di alcune battute, un paio di uscite che oggi potrebbero apparire infelici sulle differenze fra uomini e donne, i luoghi comuni e la mancanza di diversità hanno contribuito a far sì che una delle sitcom più popolari e amate di tutti i tempi venisse giudicata per carenze che, all’epoca della messa in onda, non erano tali. Lo dico da studiosa di cinema e televisione, e da spettatrice fanatica di Friends all’epoca del suo arrivo in TV. 

A rispondere alle critiche, offrendo l'occasione di sottolineare la modernità della sitcom, c’è uno dei protagonisti di Friends, l’attore David Schwimmer, che ha rilasciato alcune dichiarazioni in difesa della serie. Riflessioni in grado di far riflettere proprio sui cambiamenti intervenuti negli anni:

Quella serie era rivoluzionaria a suo tempo per il modo in cui gestiva il sesso in modo così casuale, il sesso protetto, il matrimonio gay e le relazioni. L’episodio pilota della serie è stato incentrato sulla moglie del mio personaggio che lo aveva lasciato per una donna e ci fu un matrimonio gay, tra la mia ex e sua moglie, a cui io partecipavo.

Ricordiamo che Friends debuttò appunto con questo episodio pilota nel settembre del 1994 negli USA, quando il concetto di “politicamente corretto” era molto diverso da quello attuale.

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In questo senso, quindi, a mio parere Friends rompeva le regole portando una ventata di freschezza in un genere, la sitcom corale, che fino ad allora si era limitata a raccontare più che altro la quotidianità di personaggi che si dividevano fra vita famigliare e lavoro.

Mi viene in mente La famiglia Addams: Friends, in un certo senso, all’epoca - e io c’ero e già studiavo cinema e TV - rompeva gli schemi cambiando drasticamente ambientazione e genere di battute, proprio come avevano fatto gli Addams molto tempo prima.

Concordo quindi con le successive affermazione di Schwimmer: bisogna sempre valutare un prodotto considerando il momento della produzione e le condizioni storico-sociali che gli diedero origine.

Devi guardarla dal punto di vista di ciò che la serie stava cercando di fare in quel momento. Sono la prima persona a dire che forse qualcosa era inappropriato o insensibile, ma penso che il mio barometro fosse abbastanza buono in quel momento. Ero già in sintonia con le questioni sociali e le questioni di uguaglianza.

Riferendosi, poi, al fatto che Friends venne considerato largamente ispirato da Living Single, la all-black comedy di Queen Latifah uscita l’anno precedente, Schwimmer continua così:

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Forse dovrebbe esserci un Friends interamente afroamericano o un Friends interamente asiatico. Ma ero ben consapevole della mancanza di diversità e per anni ho fatto una campagna per far incontrare Ross a donne di [colore]. Una delle prime amiche che ho avuto nello show è stata una donna asiatica americana, e in seguito ho frequentato donne afroamericane. È stata una spinta molto consapevole da parte mia.

Chiunque conosca bene la serie può trovare riscontro nelle parole di Schwimmer che, nel rispondere a critiche su presunte lacune sulla rappresentazione della diversità, mette in evidenza quanto invece il cast e gli autori fossero attenti anche a questa tematica.

È interessante anche il modo in cui la serie ha gestito l’ebraismo dei personaggi. Non penso che sia stato sconvolgente o rivoluzionario, ma io per primo ero contento di aver avuto almeno un episodio in cui non si trattava solo di Natale. Era anche Hanukkah e, ​​anche se interpretavo l'armadillo di Hanukkah... Ero contento che almeno avessimo riconosciuto le differenze nell'osservazione religiosa.

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E ha proprio ragione a essere fiero del suo lavoro. Perché Friends, per gli spettatori della mia generazione, ha messo in scena anche l’inizio di una rivoluzione tematica e narrativa - oltre che sociale: giovani single che vivevano insieme a New York, condividendo anche problemi personali e famigliari importanti ma sempre con un atteggiamento leggero senza renderlo superficiale.

Un conto è valutare il ritmo narrativo, come nell'esempio di Star Trek che facevo prima. Un altro conto è valutare il materiale trattato: nel caso di Friends, l’America di allora veniva rispecchiata esattamente com’era: ansiosa di spingersi verso una società più aperta, libera e moderna. 

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