La Gomera - L'isola dei fischi, la recensione: il noir che non ti aspetti arriva dalla Romania (ed è bellissimo)

Autore: Elisa Giudici ,

La scorsa edizione del Festival di Cannes è stata benedetta da una pioggia di grandi film. Il vincitore della Palma d'oro  Parasite sembra avere concrete chance di Oscar nelle categorie più importanti, film come Dolor y Gloria e Les Misérables rappresentano splendidamente l'Europa nelle categorie internazionali, mentre premi cinematografici nazionali come il premio César (Francia), i Goya (Spagna), i BAFTA (Regno Unito) e gli EFA (European Film Awards) sanciscono ancora una volta che il meglio dell'annata è passato anche e soprattutto dalla Croisette. C'è così sovrabbondanza di grande cinema a Cannes che può capitare di perdersi piccoli gioielli come La Gomera - L'isola dei fischi, un racconto sospeso tra poliziesco e neo -noir diretto dal cineasta romeno Corneliu Porumboiu. 

All'ombra di Hollywood e del cinema commerciale, molte nazioni europee sviluppano una solidissima cinematografia, che splende e si conferma anno dopo anno in contesti creativi alternativi come appunto i festival europei. Sembra quasi snob dire "ho visto un bel film romeno", ma i cinefili più attenti sanno quanto questa nazione abbia da tempo espresso un cinema adulto, artisticamente complesso e tematicamente intrigante. La cosiddetta new wave del cinema romeno - iniziata con i riconoscimenti internazionali ai film di Cristi Puiu e Cătălin Mitulescu - è stata seguita da nuove ondate di registi capaci tenere alta la bandiera del cinema nazionale. Non temete, la lezioncina è finita. A rimanere è l'amarezza nel constatare quanto questi grandi film rimangano ad uso e consumo di una piccola nicchia, quanto possa essere respingente la denominazione geografica degli stessi. 

Valmyn
Cristi viene spinto in acqua
Cristi è il poliziotto corrotto protagonista di La Gomera

Il mio consiglio? Non lasciatevi sfuggire La Gomera e rifatevi del tempo perduto. È un film strepitoso per ritmo, incalzante e raffinato, sempre sorprendente, capace di inanellare una serie infinita di scelte stilistiche anticonvenzionali e di svolte narrative che colgono di sorpresa. Rispetto alla media del cinema romeno - molto autoriale e talvolta molto pesante - è un lungometraggio molto fruibile e vicino anche a un certo gusto italiano per il racconto della corruzione e del crimine. C'è tanto Hitchcock, molto noir classico, ma anche una spruzzata di Il Padrino e di poliziottesco, con tanta ironia e quel pizzico di kitsch volontario che dà un sapore unico al risultato finale. È un lungometraggio radicalmente diverso da qualunque altra cosa vedrete in sala in questi mesi. 

Il poliziotto e la femme fatale

Il massiccio Vlad Ivanov interpreta Cristi, l'archetipo del piedipiatti silenzioso e dai loschi trascorsi. Più che dare la caccia alla criminalità, collabora con la stessa per proprio tornaconto personale. All'improvviso nella sua vita si materializza la bellissima Gilda (Catrinel Marlon), incarnazione stessa del concetto di femme fatale. La donna lo seduce e lo costringe a seguirla sull'isola di La Gomera, nelle Canarie. Qui l'uomo imparerà un'arcaica lingua locale fatta di fischi. Attraverso questo linguaggio segreto potrà comunicare con il resto della banda e guidarli nell'operazione di salvataggio di Zsolt (Sabin Tambrea), un membro del cartello arrestato da Cristi stesso. 

Valmyn
Gilda punta la pistola
Catrinel Marlon incarna una femme fatale perfetta (e bellissima)

L'ambientazione esotica e i piani manipolatori di Gilda danno da subito a La Gomera un tocco unico, che ben si adatta allo stile del suo regista. Sin da certi dettagli dei titoli di testa (dove l'uscita di un tunnel buio diventa un elemento decorativo tra i nomi e i cognomi dei membri del cast) la regia di Corneliu Porumboiu si rivela capace di continue sorprese, personalissima. Ci sono più soluzioni visive e narrative inaspettate in un quarto d'ora di La Gomera che in interi e blasonatissimi film hollywoodiani. Il suo cineasta, da sempre affascinato dalla linguistica, tesse un racconto in cui alle menzogne che si scambiano i protagonisti si alternano le verità fischiate da un capo all'altro dell'Europa. 

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La Gomera è diviso in capitoli, ognuno dominato da un colore e da un motivo musicale, con accostamenti contrastanti spesso azzeccati. Da Iggy Pop a Casta Diva, tutto è funzionale al suo non essere mai statico e definitivo. Il film scivola dagli stilemi più classici del noir alla commedia dall'ironia sottile e irresistibile, spesso irradiata dall'apparente inespressività di Cristi o dall'uso sapiente di elementi kitsch utilizzati con grande consapevolezza (vedi l'ambientazione della chiusa del film). Essendo un film autenticamente europeo è adulto e consapevole, in una maniera che raramente è possibile trovare nei film e con le star statunitensi. Il sesso è carnale, i corpi sono nudi, la violenza è tangibile. 

Valmyn
Cristi e Gilda si abbraccio
Difficile distinguere tra verità e menzogne nel mondo senza moralità di La Gomera

A dare grande concretezza alla storia sono le donne, che si rivelano molto più che bellissime. La madre di Cristi incarna la sincerità assente nel resto del film, Gilda è una manipolatrice abilissima, il capo di Cristi Magda si rivela ancor più scaltra e spregiudicata di lui. Sono donne a tutto tondo, che sanno battere gli uomini ai loro stessi (crudeli) giochi, capaci di essere spietate e innamorate. Non è un caso che il vero duello del film - che si svolge fuori campo e in modalità ancora una volta incredibili - vede due donne alla resa dei conti finali. 

La lingua della corruzione

Corneliu Porumboiu non si fa inghiottire dal suo stesso gioco, anzi. La Gomera - L'isola dei fischi è un film che riprende moltissime delle tematiche care al cinema della sua nazione, in primis la corruzione. Ancor più che trasversale è endemica, quasi connaturata ad ogni persona, grado e ruolo della società. La polizia e il crimine in un gioco speculare si scambiano attributi e aggettivi: dimostrano entrambe efficienza interna e refrattarietà al sistema ufficiale, avidità e capacità decisionale veloce, priva di pietà. Ciò che manca nel mondo di La Gomera è la solidarietà, sostituita da un continuo mediare il proprio interesse personale, con le parole e le menzogne. Solo nei fischi c'è spazio per la verità e chi cede il proprio privilegio per salvare l'altro non può che diventare un romantico ed essere scambiato per folle. 

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L'intreccio di musica (che diventa protagonista in una memorabile sequenza in un motel), fischi e parole porta Corneliu Porumboiu, regista di Police, Adjective, a riflettere ancora una volta sul linguaggio dell'uomo e del sistema. La Gomera però è un film volutamente più artefatto e artificioso del passato, che si cala la maschera del noir e consegna a ogni suo personaggio un ruolo predefinito e canonico da recitare. Ha tanti rimandi sottili al grande cinema del passato e molte allusioni alla Romania del presente, ma rimane splendido soprattutto per quello che trasmette nella sua immediatezza: una grande storia noir d'inganni, femme fatale, polizia, criminalità e doppio gioco. 

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Onore al merito quindi la piccolo distributore Valmyn che lo porta in sala anche in Italia. Se siete degli amanti del genere o se da un film volete innanzitutto essere colti alla sprovvista, è l'uscita da non perdere in questa ricca settimana di film in arrivo nelle sale. La Gomera arriverà nei cinema italiani il 27 febbraio 2020

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Commento

cpop.it

80

Film così se ne vedono pochi nei cinema: non lasciatevi sfuggire questo noir anticonvenzionale, divertente e sempre fuori dagli schemi, diretto e scritto con grande maestria. Un gioiello.

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