Cosa sono gli Hunger Games? Metafore e significati dei 'giochi della fame'

Autore: Giulia Greco ,

Una distopia non è il contrario dell'utopia, ma una sua distorsione. È da questo assunto che dobbiamo partire per comprendere la struttura della società di Panem nella trilogia di Hunger Games, la saga young adult nata dalla penna di Suzanne Collins.

Nei tre volumi che compongono il racconto e nei quattro film tramite i quali la storia è stata trasposta sul grande schermo, la protagonista, Katniss Everdeen, vive in un mondo in cui regna una pace fittizia, condizionata dagli Hunger Games, i giochi della fame.

La storia di Panem e gli Hunger Games

Non appena l'orologio cittadino batte le due, il sindaco sale sulla pedana e comincia a leggere. È la stessa storia ogni anno. Racconta di Panem, la nazione risorta dalle ceneri di un luogo chiamato Nord America. Elenca i disastri, le siccità, gli uragani, gli incendi, l'avanzare dei mari che inghiottirono buona parte della terraferma, la lotta brutale per le poche risorse rimaste. Il risultato fu Panem, una splendente Capitol City attorniata da tredici distretti, che portò pace e prosperità ai suoi cittadini. Poi vennero i Giorni Bui, la rivolta dei distretti contro la capitale. Dodici furono sconfitti, il tredicesimo distrutto. Il Trattato del Tradimento ci diede nuove leggi, per assicurare la pace e per ricordarci ogni anno che i Giorni Bui non dovranno più ripetersi, e ci diede anche gli Hunger Games.

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Con queste parole, Katniss spiega la storia del suo paese, una terra che, a 74 anni dalla rivolta, paga ancora lo scotto per aver osato ribellarsi alla capitale della nazione.

Che cosa sono gli Hunger Games?

Gli Hunger Games, letteralmente “giochi della fame”, sono uno strumento attraverso cui la dittatura tirannica guidata dal presidente Coriolanus Snow governa Panem. Ogni anno il governo di Capitol City, l'opulenta capitale della nazione, organizza un evento chiamato Hunger Games.

Come punizione per la rivolta avvenuta più di settant'anni prima, ogni anno i distretti di Panem offrono due tributi, un maschio e una femmina tra i 12 e i 18 anni, i cui nomi vengono sorteggiati durante una pubblica mietitura. I ventiquattro tributi, rinchiusi all'interno di un'arena in ambienti e condizioni proibitive, sono costretti a combattere fino alla morte l'uno contro l'altro in una gara dalla quale solo uno uscirà vincitore. Il prezzo da pagare, però, è altissimo: il vincitore degli Hunger Games porterà per sempre con sé il peso delle vite sottratte nell'arena agli altri tributi.

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È così che Capitol City ci ricorda che siamo totalmente alle sua mercé. Che avremmo ben poche possibilità di sopravvivere a un'altra ribellione.

Rispetto alla ricca capitale, i distretti della nazione arrancano per sopravvivere. La gente del 12, e in particolare la zona del Giacimento in cui vive Katniss, è costretta a vivere in condizioni estremamente misere. L'unico modo per ottenere forniture annuali di cereali e olio è accettare di barattare il cibo con una possibilità in più di essere nominato per partecipare agli Hunger Games. Così Katniss e l'amico Gale Hawthorne, che da soli devono sfamare le loro famiglie, hanno molte più probabilità di partecipare ai giochi rispetto a chi, come Peeta Mellark, non patisce mai davvero la fame.

Secondo Gale, anche questo meccanismo è un trucco che Capitol City, governata dal malvagio presidente Snow, usa per insinuare discordia tra i distretti, tra i più poveri e le famiglie leggermente più benestanti, in modo che non si uniscano contro la capitale.

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Ma Capitol City sa bene come mascherare i propri ingegnosi inganni e mantenere l'ordine nei distretti (anche con l'aiuto di soldati chiamati Pacificatori, che stroncano sul nascere ogni tentativo di ribellione): gli Hunger Games vengono presentati, infatti, non solo come un mezzo per ricordare agli abitanti di Panem il prezzo dell'ultima devastante guerra mossa contro la capitale, ma anche come un'opportunità per il distretto del vincitore di vivere senza affanni.

Una volta tornato a casa, l'ultimo tributo sopravvissuto avrà una vita agiata e il suo distretto sarà coperto di premi, soprattutto di cibo. Per tutto l'anno, Capitol City ostenterà le ricche forniture supplementari assegnate al distretto vincitore, cereali e olio e persino prelibatezze come lo zucchero, mentre il resto di noi combatterà contro la fame.

Non è quindi un caso che i giochi mortali che Panem organizza annualmente siano chiamati Hunger Games. La fame citata nel titolo della saga è metaforicamente fame di libertà politica, ma non solo. È soprattutto vera fame.

Morire di fame non è insolito, nel Distretto 12. Chi non ha mai visto le vittime? […] Ufficialmente, la fame non è mai la causa della morte. È sempre l'influenza, o il congelamento, o la polmonite. Ma non ci casca nessuno.

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La gente nei distretti è affamata e la principale preoccupazione di Katniss e Gale è quella di trovare sostentamento per le loro famiglie. Entrambi si trovano costretti, a una giovanissima età, a essere responsabili di madri e fratelli. Vanno a caccia illegalmente nei boschi, superando la recinzione elettrificata che circonda il Distretto 12, e barattano carne e pane. In un mondo come quello di Hunger Games, la povertà è ovunque. Non è un caso che il primo incontro tra Katniss e Peeta ruoti attorno a questo tema. Katniss lo identifica come “il ragazzo del pane”, quello che le ha dato la speranza nel periodo più buio della sua vita e che le ha ricordato di farsi forza e continuare a lottare.

Il ragazzo diede un'occhiata alla panetteria alle sue spalle, come per controllare che la via fosse libera, poi, riportando l'attenzione sul maiale, lanciò una pagnotta nella mia direzione. La seconda seguì a ruota, e lui ritornò alla panetteria sguazzando nel fango e richiudendo bene la porta della cucina dietro di sé.

La fame è l'aspetto attraverso il quale Collins sottolinea le disuguaglianze sociali, il divario tra ricchi e poveri, cittadini di Capitol e abitanti dei distretti. I primi sono persone che possono sostenere un certo stile di vita, fatto di lusso, stravaganze, consumismo eccessivo, grazie al lavoro di chi popola i distretti. Come accadeva nell'antica Roma, i ricchi e facoltosi hanno l'abitudine di vomitare per continuare a mangiare nel corso di lauti banchetti in cui vigeva la regola dell'ostentazione del cibo. Vomunt ut edant, edunt ut vomant, diceva Seneca.

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Io riesco solo a pensare ai corpi malaticce dei bambini sul nostro tavolo di cucina e a mia madre che prescrive loro ciò che i genitori non possono dargli. Più cibo. […] Mentre a Capitol City vomitano per il piacere di continuare a riempirsi la pancia all'infinito. Non per qualche malattia del corpo o della mente, non per il cibo avariato. È quello che fanno tutti durante una festa. Ce lo si aspetta. Fa parte del divertimento.

In Hunger Games, è la fame che accende la rivolta.

Panem et Circenses

La politica del presidente Snow e della capitale è basata su due aspetti fondamentali: da un lato l'autorità assoluta del tiranno, dall'altra il sadico intrattenimento che soddisfa la sete di violenza del suo popolo. Sorveglianza, spettacolarizzazione e propaganda governano Panem. La strategia che consente alla capitale di esercitare e mantenere il controllo sulla popolazione dei distretti.

Suzanne Collins compie un lavoro simile a quello svolto da George Orwell in 1984, ma poiché la Hunger Games saga è figlia dei nostri tempi, un ruolo fondamentale è svolto dalla cominicazione, dalle televisioni che trasmettono lo spettacolo (la guerra gladiatoria nell'impervia arena) in diretta e che fungono da mezzo di assoggettamento e propaganda. Il controllo del potere sovrano e quello di sorveglianza viaggiano su binari paralleli nei romanzi di Suzanne Collins, non uno cede il posto all'altro. L'avanzatissima tecnologia, il progresso della scienza non sostituiscono mai la brutalità dello spettacolo che riesce, anzi, grazie a esse, a raggiungere la popolazione dell'immaginaria Panem.

Per ben spiegare la situazione vigente a Panem, Collins si rifà nuovamente a un detto dell'antica Roma, Panem et Circenses, del poeta latino Giovenale.

Katniss nota immediatamente come la capitale costringa i distretti a considerare gli Hunger Games come una grande festa, l'evento più atteso, in cui si mescolano gli elementi tipici dei reality show e la lotta per la sopravvivenza. È Plutarch Heavensbee a spiegarle, nel bel mezzo della ribellione dei distretti, le sottigliezze della politica di Snow:


'[...] Gli abitanti di Capitol City non conoscono altro che Panem et Circenses'.

'Sarebbe a dire?' Capisco Panem, naturalmente, ma il resto non ha senso.

'È una massima che risale a migliaia di anni fa, scritta in una lingua che si chiamava latino dalle parte di un posto chiamato Roma', spiega. 'Panem et Circenses si traduce Pane e divertimenti. L'autore diceva che, in cambio di pancia piena e spettacoli, il popolo aveva rinunciato alle proprie responsabilità politiche e, di conseguenza, al suo potere'.

Penso a Capitol City. Alla sovrabbondanza di cibo. E allo spettacolo degli spettacoli. Gli Hunger Games.

'Quindi è a questo che servono i distretti. A fornire pane e divertimenti'.

'Sì. E fintanto che pane e divertimenti continuavano ad arrivare, Capitol City ha potuto controllare il suo piccolo impero. [...]'

Snow è l'incarnazione del tiranno e del dittatore più brutale, colui che ritiene che “neppure il più forte può opporsi a Capitol City”. Ha costretto i suoi sudditi a inchinarsi a lui e accettare i suoi giochi, godendone come forma di intrattenimento.

La presenza costante dei media, filmati televisivi accuratamente filtrati e modificati nell'interesse della capitale servono a Snow per riempire le teste del popolo di bugie, per far loro dimenticare la sofferenza e le difficoltà di chi vive nei distretti. Snow fa anche di più: celebra strazi e dolori in una lotta all'ultimo sangue che chiama “intrattenimento”. Costringe chiunque a guardare senza che possa protestare perché ogni tentativo di opporsi alla crudeltà di Capitol City è sedato sul nascere.

Così Collins denuncia gli abusi di quei governi totalitari che si insinuano nella mente della gente bombardandola di immagini propagandistiche per rafforzare il loro potere.

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