The Deep: l'incredibile storia vera dietro al film di Baltasar Kormákur

Autore: Chiara Poli ,

The Deep è un film islandese del 2012 diretto da Baltasar Kormákur (Everest, The Oath - Il giuramento, Cani sciolti) e basato su una storia vera risalente al 1984. In Italia è arrivato solamente nel 2019, per iniziativa di Movies Inspired, ed è ora disponibile anche su Amazon Prime Video.

L'inspiegabile mancata distribuzione di questa storia incredibile ci aveva privato di un film suggestivo, ricco di immagini mozzafiato e di momenti visivamente indimenticabili.

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Il vero protagonista della vicenda, il pescatore Gudlaugur Fridthorsson (Guðlaugur Friðþórsson), Gulli per gli amici, aveva 22 anni all'epoca del naufragio del peschereccio a bordo del quale si trovava insieme ad altri 4 amici e colleghi.

Blueeyes Productions
Il poster ufficiale del film The Deep
Il poster ufficiale del film The Deep

La storia vera

La sera dell'11 marzo 1984, poco prima delle 22.00, a bordo del peschereccio islandese Hellisey VE-503 insieme agli altri quattro compagni di equipaggio, al largo delle isole Vestmann - erano salpati da Heimaey - c'era anche Gulli. Il timoniere finì in acqua quando una delle reti da pesca s'incaglio sul fondo, arrivando a causare il rovesciamento della barca.

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Insieme ad altri due compagni di disavventura, Gulli riuscì ad aggrapparsi alla chiglia della barca rovesciata, mentre gli altri due - erano già affogati. Poco dopo, uno dei tre sopravvissuti morì congelato mentre l'altro, che tremava come una foglia, spinse Gulli a nuotare nel tentativo, disperato, di farlo riscaldare. Ma la temperatura dell'acqua era intorno ai 5° ed era impossibile sopravvivere. 

L'ultimo dei suoi amici morì assiderato in acqua e Gulli rimase solo. Incredibilmente, nuotò per 6 ore fino ad avvistare la costa. Era sopravvissuto a 6 ore immerso nelle acque gelide ed era approdato alla costa, ma si trovava ai piedi di formazioni rocciose laviche che gli rendevano impossibile la scalata. Cercando un altro punto, nuotando intorno alla costa, Gulli riuscì a issarsi fuori dall'acqua e a scalare le rocce.

Era scalzo, indossava solo un maglione, una maglietta e un paio di jeans. Le rocce gli ferirono gravemente i piedi - e le mani, quando iniziò a gattonare per minimizzare i danni ai piedi - ma nonostante questo, proseguì per quasi 3 ore, attraversando 3 km di rocce vulcaniche per poi arrivare finalmente al villaggio e bussare a una porta. Erano le 7 della mattina del 12 marzo 1984.

Portato in ospedale, Gulli venne curato per le ferite a mani e piedi. La sua temperatura corporea era inferiore ai 34°, così bassa da non essere rilevabile dal termometro che partiva, appunto, da 34°, eppure - nonostante fosse stremato - non mostrava segni di assideramento. Non aveva inoltre mai perso la lucidità mentale, ricordando ogni singolo istante della sua disavventura.

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Increduli di fronte al suo racconto, i medici vollero studiarlo. Venne anche trasferito in Inghilterra, per condurre studi più approfonditi. Gli esami rivelarono che il grasso del corpo di Gulli l'aveva protetto come se si fosse trattato di grasso di foca, da due a tre volte più spesso del grasso normale - da qui il soprannome "uomo foca" che gli venne affibbiato - e, benché diversi esperimenti dimostrassero la sua resistenza all'acqua fredda, non furono trovate altre spiegazioni scientifiche per la sua sopravvivenza.

Blueeyes Productions
The Deep: i tre sopravvissuti subito dopo il naufragio
The Deep: i tre sopravvissuti subito dopo il naufragio

Il film 

Già esperto di sopravvivenza in condizioni estreme grazie alla regia del film Everest (2015) e particolarmente interessato alle storie in cui l'uomo si trova a sfidare la natura,  esperto di tragedie con Everest, l'uomo alle prese con la natura, Baltasar Kormákur dirige un film estremamente fedele alla realtà. 

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Tanto che la sequenza in cui Gulli parla con la stampa dal suo letto d'ospedale è identica all'immagine del vero Gulli - che nel film ha il volto del bravo attore Ólafur Darri Ólafsson - mostrata alla fine della pellicola.

Scegliendo di lasciar parlare le immagini, durante la sequenza del naufragio del peschereccio e dell'incredibile viaggio di Gulli verso la salvezza, il regista riduce al minimo i dialoghi, limitandosi a riportare le parole che Gulli racconta di aver rivolto a un gabbiano, suo compagno di viaggio verso la riva.

Promettendo che non avrebbe mai più ucciso un uccello in vita sua se il gabbiano l'avesse aiutato a trovare la riva, Gulli riuscì a orientarsi anche grazie al faro dell'isola, che si trovava a circa 6 km dal punto in cui la barca si era inabissata.

Dopo averci presentato i personaggi e la loro vita semplice, la parte centrale del film racconta la permanenza di Gulli in acqua e la sua drammatica camminata fino al villaggio, per poi passare alle conseguenze di quel miracolo.

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Sì, perché se la potenza delle immagini in acqua e sulle rocce non può che coinvolgerci emotivamente, la successiva ostilità della comunità a Gulli ci tocca forse ancora più profondamente.

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The Deep: una scena del film
The Deep: Gulli tocca finalmente terra

Gulli viene guardato con sospetto, e dopo il funerale degli altri sopravvissuti deve passare del tempo affinché le loro famiglie lo accolgano e gli permettano di portare le sue condoglianze e il suo aiuto.

L'uomo foca era diventato una sorta di fenomeno da baraccone, lo scetticismo della scienza non aiutava le idee degli abitanti del villaggio e Gulli dovette lottare per riconquistare il suo posto nel mondo.

Baltasar Kormákur, che firma anche la sceneggiatura insieme a Jón Atli Jónasson, si concentra sugli aspetti psicologici dell'intera vicenda, lasciando lo spettatore su quel confine fra fede e scienza che caratterizza molte storie incredibili come quella di Gulli.

The Deep venne scelto come rappresentante del cinema islandese per gli Oscar del 2013, nella categoria film stranieri.

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