I film che hanno fatto la storia del genere horror da Georges Méliès a oggi

Autore: Giulia Vitellaro ,

L’horror, sin dalle sue origini nella letteratura, è un luogo narrativo dalla potenza incredibile. Lì trovano uno spazio i terrori, gli intimi timori e i brividi atavici degli esseri umani; ciò che nella vita reale sconvolgerebbe e terrorizzerebbe prende vita sullo schermo, sulla pagina scritta o sulla tela. Ci costringe a confrontarci con orrori che non crediamo possibili, in alcuni casi verosimili. Ci mette di fronte ad uno specchio deformato che ha il potere di smascherare la parte peggiore di noi: quella che prova paura e che rende palese il nostro egoista e sfrontato desiderio di sopravvivenza. L'orrore ha le sembianze di una creatura sovrannaturale, della follia, di uno sconosciuto che ci osserva dalla finestra, della ripetizione ossessiva della quotidianità, e infinite altre ancora.
Questa sua immensa potenzialità è una delle fonti del suo smisurato successo. Non a caso, è un genere che sin da subito prende il suo spazio nel mondo del cinema. L’horror si presta alle sperimentazioni e sul grande schermo si è evoluto, ha sperimentato, è arrivato al limite ed è riuscito anche a tornare indietro, re-interpretando vecchi temi e storie. Questa evoluzione è costante nel tempo ma -proprio perché piena di possibilità- non sempre lineare, e per questo motivo una divisione della sua ricca storia in decadi potrebbe risultare riduttiva. È però un modo pratico di navigare la vastissima storia dell'horror occidentale senza perdersi.

Le origini e il cinema muto

Il muto e il bianco e nero, l’ombra e il silenzio, per quanto limitanti nella prima cinematografia, non lo erano affatto per l'horror. Il primo horror della storia non tarda a seguire gli albori della settima arte; nel 1896, Georges Méliès dirige Le Manoir du Diable (Il maniero del Diavolo). L'obiettivo non era proprio quello di spaventare gli spettatori, ma in questa breve pellicola di quattro minuti si ritrovano degli elementi che resteranno molto cari al genere: Satana, i pipistrelli, le streghe, i fantasmi, il crocifisso come arma contro gli spiriti maligni.

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La scia di Méliès fu seguita dai fratelli ritenuti gli inventori del cinema: i Lumière, che poco tempo dopo fecero uscire Le Squelette Joyeux (Lo scheletro allegro).

Nel 1903, Méliès inizia a sperimentare con le pellicole in bianco e nero colorate a mano, producendo un altro corto: Le chaudron infernal (Il calderone infernale), con cui introduce un altro tema che diverrà prezioso per il genere, il Belzebù dalle sembianze di un satiro mefitico che sacrifica fanciulle innocenti per malvagità.

Star-film
Un satanasso guarda un calderone che bolle in una sala antica. La pellicola in bianco e nero è colorata a mano.
Le chaudron infernal, di Georges Méliès (1903)

In questo periodo, influenzati dall'Espressionismo tedesco, alcuni registi in Germania creano dei film destinati a fare la storia del cinema. Il Golem (1920) di Carl Boese e Paul Wagner, ad esempio, insieme al famoso Il gabinetto del dottor Caligari. In quest'ultimo, diretto da Robert Wiene, la vena espressionista è particolarmente evidente nella scenografia, contorta e distorta, proprio come la mente del machiavellico protagonista.

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Decla-Film-Gesellschaft
Un uomo tiene tra le braccia una donna incosciente in una scenografia spigolosa e surreale
Il gabinetto del Dottor Caligari, di Robert Wiene (1920)

Un altro titolo tedesco prodotto in quel periodo destinato a segnare la storia del genere è Nosferatu il Vampiro (1922), diretto di F.W. Murnau. Oltre che per le sue atmosfere inquietanti, il film divenne celebre per la causa intentata dalla vedova di Bram Stoker ai danni della Prana-Film, la casa che si occupò della produzione. Dopo una lunga vicenda giudiziaria, Florence Balcombe (la vedova di Stoker) riuscì ad ottenere la distruzione di tutte le copie esistenti della pellicola, causando la bancarotta della Prana-film. L'esistenza di molte copie clandestine sopravvissute ha tuttavia consentito alla pellicola di arrivare sino a noi. Sul film nacquero moltissime leggende; una delle più celebri vuole che a recitare la parte di Nosferatu non fosse l'attore Max Schreck, ma Murnau stesso (Max Schreck, curiosamente, in tedesco suona come "Massimo Spavento"). La leggenda fu smentita dall'effettiva esistenza di Schreck e alla sua partecipazione ad altre produzioni, ma le leggende continuarono a circolare e a rinnovarsi, sino ad ipotizzare che Murnau stesso, durante le ricerche per il film, si fosse recato a trovare un vero vampiro sui monti Carpazi.

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Prana-Film
Nosferatu, l'orrendo vampiro, a bordo di una nave
Nosferatu, di F.W. Murnau (1922)

Gli anni 30

Durante gli anni 30 inizia una lunga tradizione di film horror tratti dai personaggi della letteratura ottocentesca, tutti prodotti da Universal Studios. Il Dracula del 1931 (questa volta il regista, Tod Browning, era stato autorizzato dalla vedova di Stoker) lancia Bela Lugosi, un attore che col suo accento mitteleuropeo diverrà il primo vero divo del cinema horror, fondendo le suggestioni dei personaggi da lui interpretati con il suo "personaggio" fuori dallo schermo. Nello stesso anno vediamo prendere vita sullo schermo Frankestein (interpretato di Boris Karloff, altro divo horror), Il dottor Jekyll e L'uomo invisibile.

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Universal Pictures
Una sottile striscia di luce illumina lo sguardo inquietante di Dracula (Bela Lugosi)
Bela Lugosi nei panni di Dracula nel film di Tod Browning (1931)

Nel 1932 Tod Browning gira anche Freaks, un film che è una chiara metafora sociale, e un urlo di protesta contro l'emarginazione del diverso. Il film è ambientato in un circo dove persone affette da difetti genetici o da malformazioni vengono usate come attrazioni per i visitatori. L'uomo "più forte del mondo" e la bella trapezista tramano contro uno di questi "freaks"; meditano di farlo sedurre dalla trapezista, ucciderlo e venire in possesso della sua ricca eredità, e rivelandosi infine gli unici veri "mostri" del circo. Per il film non furono usati effetti speciali o trucchi di scena, gli attori erano esattamente come i personaggi da loro interpretati; il film scandalizzò molto e la Metro-Goldwyn-Mayer, lo studio di produzione del film, fu denunciata da una donna che accusò il film di averle causato un aborto, e il film fu bollato come "maledetto" dall'opinione pubblica.

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Metro-Goldwyn-Mayer
Alcuni dei freaks del circo riuniti attorno ad un tavolo
Freaks di Tod Browning (1932)

Gli anni 40

La Universal, visto il successo dei film horror, inizio a produrre diversi sequel. La serie più prolifica fu forse quella su Frankenstein: La moglie di Frankenstein, Il figlio di Frankenstein, Il terrore di Frankenstein, Frankenstein contro l'uomo lupo, Al di là del mistero, Il fantasma di Frankenstein. Questo non trattenne la Universal dal produrre anche film nuovi, come L'uomo lupo (1941).

Ma la Universal non è l'unica a osare con il genere. Negli anni 40 il produttore Val Lewton produce ben due horror di successo per la RKO Pictures, entrambi diretti da Jacques Tourneur: Il bacio della pantera (in cui una donna estremamente avvenente colpita da una maledizione evita le passioni e le emozioni forti per paura di trasformarsi in una pantera) e Ho camminato con uno zombi (in cui una coraggiosa infermiera affronta il mondo del voodoo per salvare una sua paziente considerata irrecuperabile).

RKO Pictures
Immagine promozionale de Il bacio della pantera in cui Simone Simon in abito nero è sovrastata da una pantera sullo sfondo
Il bacio della pantera (Cat People), di Jacques Tourneur (1942)

Per via del conflitto mondiale, gli anni 40 non hanno una produzione ricca come quella delle altre decadi. Vale la pena citare un'altra fatica di Val Lewton, La settima vittima, diretto da Mark Robson nel 1943, anticipa temi (come quello della setta satanica che agisce indisturbata a New York) che ispireranno numerosi capolavori futuri, come Rosemary's Baby di Polanski. Nel film, una ragazza è alla ricerca della sorella con un investigatore privato che viene brutalmente assassinato ad opera di una setta che conta sulla (già allora) indifferenza della frenetica vita newyorkese.

Gli anni 50

Gli anni 50 sono caratterizzati, probabilmente anche per ragioni storiche, dalla paura delle invasioni. Inizia il filone dell'horror fantascientifico, pieno di alieni e creature da universi lontani che vogliono attaccare e conquistare la terra, con titoli come La cosa da un altro mondo di Christian Nyby e Howard Hawks, Il Blob, L'invasione degli Ultracorpi (1956) di Don Siegel.

Lux Film
Un primo piano del dottor Miles J. Bennell sudato e spaventato
Kevin McCarthy in L'invasione degli Ultracorpi di Don Siegel (1956)

Prova lampante della profonda ferita lasciata dal conflitto mondiale è Godzilla (ゴジラ, Gojira), è un film del 1954, diretto da Ishirō Honda. È il capostipite della popolare saga del dinosauro atomico, oltre a dare inizio al genere Kaijū Eiga (cinema dei mostri).

In quegli anni cinema inizia ad essere a colori. Iniziano anche le prime sperimentazioni col 3D, iniziate con film come Il mostro della laguna nera (1954). 

Gli anni 60

Nel 1960 Alfred Hitchcock, con Psycho, segna una svolta nel genere horror. La schizofrenia di Norman Bates e il suo modo unico di riportarla sullo schermo creano un nuovo luogo dell'horror, diverso dai castelli gotici, dai boschi e dalle savane: la mente umana. Anche la natura diventa qualcosa di terribile e imprevedibile, con il successivo Gli Uccelli, firmato sempre dal genio di Hitchcock.

Paramount
Norman Bates rivolge un suo sorriso terrificante alla camera
Anthony Perkins nei panni di Norman Bates in Psycho di Alfred Hitchcock (1960)

Un'altra grande innovazione sarà portata nel 1968 da George A. Romero, con La notte dei morti viventi. Sebbene avessimo già visto gli zombi sul grande schermo, quella di Romero è la prima vera invasione zombi, metafora di una società al collasso, e inizio di un prolifero sotto-genere dell'horror. Nel film, un gruppo di persone in Pennsylavania si barrica in una vecchia fattoria per mettersi in salvo da creature assetate di sangue e affamate di carne che terrorizzano la East Coast.

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Uno scheletro di donna divorato abbandonato a terra
La notte dei morti viventi di George A. Romero (1968)

Dopo Bela Lugosi, aumenta la celebrità di un divo horror già attivo dagli anni 40: Vincent Price, che recita come protagonista in film come Il grande inquisitore e I vivi e i morti.

Di quegli anni è anche la pellicola considerata il primo film splatter della storia: Blood Feast (1963), diretto da Herschell Gordon Lewis.

Gli anni 60 sono un periodo estremamente prolifico anche per l'horror italiano, che vede protagonista il genio di Mario Bava, acclamato in tutto il mondo con capolavori come #La maschera del demonio (in cui una strega condannata al rogo che torna in vita per vendicarsi) e I tre volti della paura, il cui titolo in inglese, Black Sabbath, ispirò il nome del famoso gruppo destinato a fare storia dell'hard rock e dell'heavy metal.

Emmepi Cinematografica
Lydia Alfonsi in uno degli episodi del film  I tre volti della paura, di Mario Bava (1963)
I tre volti della paura, di Mario Bava (1963)

Gli anni 70

Nel genere fanno l'ingresso degli insospettabili protagonisti che ispireranno alcuni dei più grandi film horror della storia: i bambini. Seguendo la strada già tracciata dieci anni prima da Il villaggio dei dannati, il cinema inizia a suggerire che dietro l'apparente innocenza e purezza dei bambini possono nascondersi cose oscure e terribili. Anche il nucleo familiare, da sempre sinonimo di salvezza e sicurezza, inizia a diventare un luogo dove si celano indicibili insidie. Esempi di questi anni sono The Omen, #Rosemary's Baby, #L'Esorcista e #Poltergeist.

In particolare, Rosemary's Baby di Polanski e L'esorcista di Friedkin sono due esempi in cui sono le presenze demoniache ad entrare nella famiglia. Ne L'esorcista troviamo la piccola protagonista posseduta da un demone e la storia del prete che tenta di salvarla, mentre in Rosemary's Baby una giovane coppia si trasferisce in un lussuoso condominio di Manhattan abitato da strani inquilini; la presenza demoniaca avvertita dalla giovane incinta Rosemary (Mia Farrow) è più non detta, sottile, insinuante, sino a condurre al travolgente finale. 

William Castle Productions
Mia Farrow nei panni Rosemary incinta, sussulta
Mia Farrow in Rosemary's Baby di Roman Polanski (1968)

Anche l'esperienza terribile della guerra del Vietnam si riflette sull'horror americano, come in #L'ultima casa a sinistra (1972) di Wes Craven e Non aprite quella porta (1974) di Tobe Hooper

Nel 1976, Brian De Palma prende un famoso romanzo di Stephen King e lo trasforma nell'iconico #Carrie - Lo sguardo di Satana. Sissy Spacek, che interpreta Carrie, sarà una delle poche attrici a vincere un Oscar per una performance in un film horror. L'attrice ha interpretato in modo magistrale la giovane adolescente bullizzata e vittima di abusi da parte della madre, che scopre di avere poteri cinetici e decide di porre fine alla malvagità riservatale dalle persone attorno a lei.

Red Bank Films
Sissy Spacek (Carrie) ricoperta di sangue dopo uno scherzo crudele dei suoi compagni di scuola al ballo.
Sissy Spacek nei panni di Carrie in Carrie - Lo sguardo di Satana, di Brian De Palma (1976)

Lo splatter continua la sua evoluzione con il maniaco omicida di John Carpenter in #Halloween - La notte delle streghe, che continua ad indagare il sottogenere slasher/splatter. Nel mentre, all'inizio del decennio, Mario Bava continua la propria ricerca con Reazione a catena, uno dei primi film splatter italiani. Sempre in Italia, Dario Argento produce negli anni 70 due delle sue pellicole più famose: #Profondo Rosso (1975) e Suspiria (1977), sperimentando nuove tecniche di ripresa che faranno scuola.

Rizzoli Film
Una bambola dal ghigno malefico e il cranio spaccato
Profondo rosso, di Dario Argento (1975)

Al termine del decennio, Ridley Scott riavvicina il genere alla fantascienza con Alien (1979), dove la protagonista, nonché la chiave per la salvezza di tutti, è una donna (Ellen Ripley, interpretata da Sigourney Weaver).

Gli anni 80

Gli anni 80 danno il via a due serie cinematografiche destinate a diventare iconiche e ad entrare nell'immaginario collettivo: Jason Voohrees Freddy Krueger entrano nell'Olimpo horror con #Venerdì 13 (1980) e #Nightmare di Wes Craven (1984). 

Compaiono sullo schermo anche dei remake di film del passato, come La Cosa (1982) di John Carpenter, dove una creatura terribile uccide e prende possesso di tutti i componenti di una spedizione in Antartide. Gli effetti speciali (senza alcun ricorso a una seppur embrionale CGI) furono molto apprezzati per il terrificante realismo. Anche Croneberg ripropone la propria interpretazione di un celebre film horror, La mosca. Il film diventa un'esplorazione delle potenzialità del body horror, e vede un Jeff Goldblum nei panni dello scienziato in metamorfosi, riuscendo a dare profondità a un personaggi altrimenti "solo" mostruoso.

Universal Pictures
Kurt Russell in esplorazione in una stazione in Antartide in La cosa, di John Carpenter (1982)
La cosa, di John Carpenter (1982)

In questi anni si fa spazio un altro capolavoro tratto dal genio del Re dell'Horror, Stephen King: #Shining. Diretto da Stanley Kubrick, il film diventa una pietra miliare del genere. La lenta perdita del contatto della realtà del protagonista (Jack Torrance, interpretato da Jack Nicholson) è rappresentata magistralmente Stanley Kubrick, con riprese e inquadrature che verranno più volte omaggiate da tutta la storia del cinema. Nel film Jack Torrance trova lavoro come il custode di un albergo molto isolato che nei mesi invernali è chiuso: si trasferisce lì con la sua famiglia e presto comprende che l'albergo, costruito su un antico cimitero indiano, nasconde ben altre insidie oltre alla solitudine.

Warner Bros
 Un ascensore dell'Overlook Hotel straborda di sangue
Shining, di Stanley Kubrick (1980)

L'antico cimitero sulle cui rovine sono stati costruiti edifici inevitabilmente maledetti torna con Poltergeist - Demoniache presenze (1982), in cui una famiglia si ritrova vittima della propria casa, infestata da presenze che si manifestano (e nuocciono) attraverso la TV e i giocattoli dei bambini. Il film riscosse un discreto successo e le numerose sfortune sul set iniziarono a creare una serie di leggende metropolitane che gli valsero la nomea di film maledetto.

Di quegli anni sono anche Hellraiser (1987) di Clive Barker e La bambola assassina (1988) di Tom Holland, destinati anch'essi a diventare saghe.

Per quanto concerne l'Italia, gli anni 80 italiano vedono come protagonista Lucio Fulci, definito da alcuni l'artigiano dell'horror, grazie a film come Quella villa accanto al cimitero.

Gli anni 90

Nel 1994 John Carpenter gira #Il Seme della Follia, in cui Sam Neill interpreta un investigatore che lavora per una compagnia di assicurazioni, e che inizia a scoprire l'incredibile e misterioso impatto che uno scrittore di libri horror ha sui suoi fan. Il film indaga sul rapporto tra realtà e narrazione, cinema e letteratura, trascinando il protagonista e lo spettatore in una spirale in cui non può fare a meno di interrogarsi su ciò a cui sta assistendo. Negli stessi anni, il regista si dedica ad un altro remake horror: Il Villaggio dei Dannati (remake dell'opera di Wolf Rilla del 1960).

New Line Cinema
John Trent (Sam Neill) con la faccia ricoperta di croci in un manicomio
Sam Neill ne Il seme della follia, di John Carpenter (1994)

Il recupero di vecchi temi cari all'horror tuttavia culmina con Dracula di Bram Stoker (1992), diretto da Francis Ford Coppola, con un taglio più erotico dei suoi prodecessori e una scenografia decisamente suggestiva. Il film rilancerà la passione per ambientazioni vagamente gotiche, e renderà i vampiri figure decisamente più fascinose rispetto ai mostri degli anni 30, come Nosferatu.

Warner Bros
Gary Oldman nei panni di Dracula
Dracula di Bram Stoker, di Francis Ford Coppola (1992)

Gli anni 90 sono anche la scoperta da parte del mondo occidentale del j-horror, l'horror proveniente dal Giappone. Un perfetto esempio è Ring (1998) di Hideo Nakata, da cui Gore Verbinski realizzerà un popolare remake americano, insieme a The Grudge.

La fine degli anni 90 è segnata dall'arrivo di #The Blair Witch Project di Daniel Myrick e Eduardo Sanchez, in cui tre ragazzi scompaiono in un bosco durante le riprese di un documentario sulla leggenda della strega di Blair. Il film è stato girato come se le loro riprese, ritrovate dopo la loro scomparsa, fossero state montate insieme per mostrare l'inaspettata piega degli eventi. Il film è uno dei primi del filone del mockumentary, e più di preciso del found footage

Lionsgate
Una scena notturna di finto found footage con una persona di spalle di fronte ad un'inquietante scultura rudimentale di rametti
The Blair Witch Project, di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez (1999)

I primi anni 2000

Gli 2000 iniziano con #The Others (2001), uno dei film più celebri di Alejandro Amenàbar, ispirato dal meccanismo narrativo de Il Sesto Senso, uscito appena due anni prima. Il film parla di una donna (Nicole Kidman) in attesa del ritorno del marito dalla guerra, che vive in una grande casa con i due figli fotofobici; la casa sembra infestata come molte altre nella storia dell'horror, ma nulla è come sembra. 

Lucky Red
Una bambina coperta da un velo bianco gioca con una marionetta al lume di candela
The Others, di Alejandro Amenábar (2001)

Accanto alla assoluta assenza di sangue di The Others trova spazio il revival dello splatter e del cosiddetto torture porn, con #Saw - L'enigmista (2004) di James Wan e #Hostel (2005) di Eli Roth, in cui la modalità con cui avvengono gli efferati omicidi e le torture è l'assoluta protagonista, e gli strumenti di morte sono sempre più perversi e sofisticati. Il cinema francese ha assorbito queste influenze e le ha rielaborate secondo i propri paradigmi, concentrandosi sì sulla tortura, ma anche sul rapporto con la mente umana, con film come À L’intérieur (2007) di Alexandre Bustillo e Martyrs (2008) di Pascal Laugier. Martyrs in particolare percorre la storia della vendetta di due sorelle contro chi ha abusato di loro per tutta la vita, per poi scoprire un terribile culto che mette in correlazione la disperazione e la soffrenza del martirio con l'estasi della santità.

Canal+
Morjana Alaoui, nei panni di Anna, alle prese con una delle terribili torture nel film
Martyrs, di Pascal Laugier (2008)

La tecnica del found footage e del documentari continua la sua fortuna con #Paranormal Activity (2007) di Oren Peli e Rec (2007) di Jaume Balaguerò e Paco Plaza; nel primo caso, una giovane coppia installa delle videocamere in casa per riprendere gli eventi inspiegabili che accadono di notte, mentre nel secondo tratta di un programma televisivo che riprende una climax di strani avvenimenti all’interno di un condominio.

Nel 2009, Lars von Trier si lancia in uno dei suoi film della sua "Depression Trilogy", con un horror molto controverso che ha a che fare con la religione, il femminile, la misoginia e la psiche; la storia inizia con una coppia che si rifugia in una baita per superare il lutto del figlio morto, e continua in una spirale di violenza crescente sino al discusso finale.

Oggi

Nel 2010, con Insidious, inizia un filone dedicato all'occulto che riscuote un discreto successo. Seguono, sulle stesse note, Sinister (2012) e la ricca (e in fieri) saga di #The Conjuring - #Annabelle, che segue le vicende degli investigatori dell'occulto Ed e Lorraine Warren.

Oggi l'esplorazione del genere è ancora lontana dall'essere finita. Nel 2018 l'horror Scappa - Get Out, firmato da Jordan Peele, vince un Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Il film racconta il razzismo in chiave horror, giocando su una quotidianità borghese apparentemente serena e proprio per questo ricca di terribili segreti che scorrono sotto la superficie. A Scappa - Get Out Jordan Peele ha fatto seguire Us, che pur avendo temi simili trova un nuovo, terrificante modo di raccontare le vicende del razzismo americano.

Blumhouse Productions
Daniel Kaluuya cammina in un ambente buio con la luce di un accendino
Scappa - Get out, di Jordan Peele (2017)

Anche in questo decennio non potevano mancare dei remake di horror già celebri, come il discusso Suspiria di Luca Guadagnino, che pur ripercorrendo la sinossi del film di Dario Argento apporta delle sostanziali ed originali modifiche, avvalendosi del talento di attrici come Dakota Johnson e Tilda Swinton. 

Gli ultimi anni hanno visto venire alla ribalta la casa di produzione A24, che si è distinta per alcuni film acclamatissimi dalla critica, come Hereditary (in cui una famiglia in lutto è disturbata da misteriosi avvenimenti e fa i conti col dolore dell'eredità emotiva di una famiglia), Climax (in cui dei ballerini francesi si riuniscono a festeggiare e a provare in una scuola isolata, scoprendo però che la sangria servita alla festa è corretta con una dose massiccia di LSD).

Rectangle Productions, Wild Bunch
Una scena di ballo di tutta la compagnia di ballerini
Climax, di Gaspar Noè (2018)

L'elenco dei successi horror della A24 è ancora lungo, ma vale la pena menzionare Midsommar (che parla di una coppia che si reca in un villaggio svedese rurale per festeggiare un festival estivo pagano apparentemente idilliaco ma con molti segreti e risvolti tetri) e l'acclamato The Witch, di Robert Eggers (in cui una famiglia puritana che vive esiliata in uno sperduto bosco del New-England inizia a percepire una presenza demoniaca all'interno della propria casa avviluppata dal silenzio, iniziando a sospettare di una delle giovani figlie di complottare col diavolo).

Eagle Picture
Florence Pugh col capo coperto di fiori, sullo sfondo un cielo azzurro.
Midsommar, di Ari Aster (2019)

Una sicura innovazione è quella di #Babadook, di Jennifer Kent. La storia sarebbe quella di una madre vedova che, tormentata da un esistenza emarginata e da un figlio problematico; i due, un giorno, trovano un inquietante libro che parla di un'orrenda creatura, il Babadook. Ma come spesso negli horror, il film non è solo un crescendo di paura e orrore, ma una profonda riflessione sul dolore, sulla maternità, sulla solitudine del lutto, sulle ombre dell'anima, sulla necessità di affrontare se stessi.

Midnight Factory
Una pagina del terrificante libro del Babadook
Babadook, di Jennifer Kent (2014)

L'usare l'horror come metafora del reale non è certamente un'innovazione, ma Babadook ha portato tutto su un altro livello, più intimo e terrificante, ed è stato seguito da altrettanti film che usano la stessa tecnica narrativa. In questo contesto si inseriscono film come Lights Out (che, in modo sottile parla della schizofrenia e dei demoni di una madre), Relic (un'orrorifica e terribile metafora sull'Alzheimer), e l'ormai celebre #It Follows.

Koch Media
Un ragazzo dagli occhi vuoti e molto inquietante incombe su Maika Monroe, di spalle
It Follows, di David Robert Mitchell (2014)

È impossibile prevedere l'evoluzione del genere in futuro, ma la produzione più recente lascia con una certezza: il viaggio, le idee, i terrori, l'esplorazione e la sperimentazione non sono ancora finiti.

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