I 15 migliori film horror su sette e culti distruttivi

Autore: Alessandro Zoppo ,

State cercando qualcosa di horror da guardare ma che riguardi i culti "distruttivi" e le sette? Questi spesso sono incentrati attorno alla figura di un leader carismatico in grado di raccogliere intorno a sé schiere di proseliti, affascinano da sempre il cinema, specie quello di genere.

L'horror ha indagato spesso quella zona d'ombra tra la violenza e il sacro, la spiritualità e l'auto-organizzazione, l'esoterismo e la rigida gerarchia.

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Quali sono i motivi che spingono una persona a formare una setta o ad aderire a un culto? Con quali schemi si formano i gruppi settari?

Ecco una lista di 15 film su culti e sette, dalle comuni naturaliste al fanatismo luciferino, che scandagliano queste dinamiche e fanno davvero rabbrividire.

The Devil Rides Out

Terence Fisher inaugura il sottogenere nel 1968. Christopher Lee è Nicholas, duca di Richleau che nell'Inghilterra del 1929 vuole salvare il figlio dell'amico Simon da una setta di adoratori del demonio, capeggiata dal luciferino, ipnotico e sensuale Mocata (Charles Gray). La sceneggiatura, dal romanzo Il battesimo del diavolo di Dennis Wheatley, è di Richard Matheson. Produce la Hammer e Fisher può darci dentro con tutti gli ingredienti del satanic horror, dall'occultismo violento alla black magic. Un autentico cult movie.

Rosemary's Baby

Di Roman Polanski, uscito nel 1968. Al centro del film la coppia Rosemary e Guy che si trasferiscono in un palazzo sinistro. Rosemary rimane incinta e sospetta che i loro vicini, i Castevet, siano coinvolti in una congiura satanica. La gravidanza è segnata da eventi strani e incubi terrificanti. Rosemary è isolata e diffidente, dubitando anche della sua sanità mentale. Guy diventa complice dei Castevet. Rosemary si convince che il bambino non è umano.

Suspiria

Chi è davvero la Regina Nera? L'incubo rosso sangue di Dario Argento si materializza nell'Accademia di danza di Friburgo, dove si nasconde una potente strega con la sua setta di adepte. Una fiaba caleidoscopica, un'opera d'arte "potente e innovativa di pura follia e gioia cinematografica" (parola di Guillermo Del Toro). Rifatto da Luca Guadagnino come omaggio, rilettura e variazione sul tema.

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La via italiana all'horror settario-soprannaturale ha un altro titolo di riferimento del periodo: il delirante e morboso Tutti i colori del buio di Sergio Martino. A Francoforte, invece, c'è La setta (quella dei "senza volto") di Michele Soavi, che cerca di mettere al mondo l'Anticristo.

The Wicker Man

È il 1973 e Christopher Lee incontra lo sceneggiatore Anthony Shaffer, alle prese con un adattamento del romanzo Ritual di David Pinner. La coppia coinvolge il regista Robin Hardy e il produttore Peter Snell: l'idea è quella di girare un piccolo film su una "antica religione". Nasce così l'horror celtico-campestre The Wicker Man, il racconto erotico e carico d'atmosfera di un poliziotto calvinista chiamato a confrontarsi con una comunità pagana che celebra Samhain, Yule e Beltane. Il film diventa subito un piccolo cult nel Regno Unito e negli Usa, dove viene rifatto nel 2006 da Neil Labute con Nicolas Cage.

Grano rosso sangue

Nel 1977 Stephen King scrive il racconto breve I figli del grano, pubblicato su Penthouse e successivamente incluso nella raccolta A volte ritornano. Lo spunto è semplice: nelle campagne del Nebraska, c'è una setta di bambini che ha sterminato gli adulti abbracciando il culto di "Colui che cammina tra i filari". Dopo il cortometraggio I discepoli del corvo, nel 1984 arriva l'horror (sottovalutato da pubblico e critica) di Fritz Kiersch, diventato di culto soltanto col passare degli anni. Children of the Corn ha generato la saga degli "adoratori del male", girata soprattutto per la TV e durata cinque film. Nel 2009 è arrivato persino il remake dell'originale, intitolato Campi insanguinati.

End of the Line

Paura di prendere la metro? Colpa di Maurice Devereaux: il regista canadese, a un anno dall'uscita di Silent Hill di Christophe Gans (ispirato soprattutto al primo capitolo del videogame), gira questo horror indipendente old school e veramente spaventoso. La protagonista è Karen, una ragazza intrappolata con altri due malcapitati nel ventre della metro: i loro aguzzini sono i componenti di una setta apocalittica, che controlla i media e le comunicazioni, prepara deliziosi muffin allucinogeni e pianifica un suicidio di massa.

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Da vedere con il messicano Curandero di Eduardo Rodriguez (la setta di folli visionari stavolta è guidata da "Castaneda": produce il "mariachi" Robert Rodriguez) e con Borderland - Linea di confine di Zev Berman, ispirato a fatti realmente accaduti sul confine fra Stati Uniti e Messico alla fine degli anni Ottanta: gli omicidi rituali compiuti dal culto del serial killer cubano Adolfo de Jesús Constanzo, "El Padrino" leader dei Narcosatánicos.

Martyrs

Quali sono i limiti della sofferenza? Come si raggiunge la trascendenza? Il martire percepisce ciò che gli altri non vedono, come la protagonista Anna ammanettata e torturata dal culto di "Mademoiselle" e capace di resistere, perché soltanto attraverso il dolore è possibile oltrepassare il mondo delle convenzioni e delle apparenze. Pascal Laugier, l'ex redattore di Mad Movies che ha riportato in auge l'horror francese con Alexandre Aja, Alexandre Bustillo e Julien Maury, realizza un film perverso ed efferato, osceno e blasfemo, disturbante e a tratti insopportabile. Ovviamente in senso "buono". Vanta un (discutibile) remake statunitense, diretto da Kevin e Michael Goetz.

Kill List

Strano tipo Ben Wheatley. Soltanto uno come lui, capace di passare dalla commedia nera Killer in viaggio al remake di Rebecca, poteva dirigere un film così, che parte come un melodramma familiare, diventa un gangster movie e si trasforma in un horror misterioso e irresistibile. Quando il sicario protagonista Jay (Neil Maskell) firma col sangue il contratto per eliminare i bersagli della "kill list" del titolo, la confraternita che l'ha ingaggiato si materializza in un rito sacrificale ancestrale, e in un terrificante incubo a occhi aperti. Un mix perfetto di Carter e Lovecraft, proprio come l'ha immaginato Wheatley.

Red State

Travis, Jarod e Billy Ray sono tre cazzoni che decidono di rispondere all'annuncio di una milf che li ha invitati via web a fare sesso di gruppo. Quando arrivano alla roulotte della donna, vengono drogati e sequestrati. Al risveglio, i tre si ritrovano davanti al pastore Abin Cooper (un immenso Michael Parks), un redentore che con il suo culto promuove un fondamentalismo razzista e idiota. I fatti della Chiesa battista di Westboro guidata da Fred Phelps e dell'assedio di Waco echeggiano in questo "indie movie 2.0", impreziosito dalle presenze di John Goodman e Melissa Leo nel cast. Uno dei film più sottovalutati, riusciti e incompresi di Kevin Smith.

Da vedere insieme a The Invitation (claustrofobico thriller psicologico di Karyn Kusama) e The Endless, horror sci-fi mistico e lovecraftiano di Justin Benson e Aaron Moorhead.

The Sacrament

Gene Jones è lo strano "Padre" dell'Eden Parish, un paradiso in terra che raccoglie i reietti ai margini della società. Ti West dedica il suo mockumentary all'eccidio di Jonestown, la comunità chiusa e protetta del reverendo Jones, diventata parte della cultura pop a stelle e strisce. L'atmosfera è intrigante e il ricorso al found footage funziona: un tour de force dentro uno dei capitoli più oscuri e tragici della storia americana del Novecento.

Baskin - La porta dell'inferno

Dalla Turchia con orrore. Nel 2013 il giovane regista Can Evrenol dirige Baskin, un corto di 11 minuti che due anni dopo trasforma nel suo lungometraggio d'esordio. "C'era una volta in Anatolia incontra Hellraiser", grida la critica al Festival di Toronto. E in effetti i macabri riti e le messe nere praticate dalla setta capitanata dal feroce e mostruoso baba (l'attore esordiente Mehmet Cerrahoglu è affetto davvero da una rara malattia alla pelle) fanno pensare a quello. Non sarà rivoluzionario, ma Baskin è un film che fa il suo sporco lavoro, specie pensando che Evrenol l'ha girato con poco meno di 300mila euro di budget e senza permessi.

Jonestown: The Life and Death of Peoples Temple

Il timore verso le sette è stato alimentato mediaticamente anche da una serie di tragedie, come il suicidio collettivo di 900 residenti del Tempio del Popolo di Jonestown nel 1978. L'unico documentario di questa lista è questo terrificante lavoro di Stanley Nelson, che ricostruisce le gesta degli adepti del reverendo Jim Jones promotori del "socialismo apostolico".

Sul tema sono consigliati The Cult at the End of the World (la storia di Michael Travesser: il predicatore che si è auto-proclamato Dio nella sua Lord Our Righteousness Church), The Institute (doc sull'esperimento psicologico collettivo del Jejune Institute) e The Source Family, il documentario che Maria Demopoulos e Jodi Wille hanno dedicato alla figura di Jim Baker, ovvero Father Yod, l'ambiguo padre spirituale di una comune hippy nella Los Angeles dei primi anni Settanta.

The House of the Devil

Ti West torna sul luogo del delitto e omaggia il cinema di paura degli anni Settanta e Ottanta. I fatti realmente accaduti citati nei provocatori titoli di testa sono un richiamo al "satanic panic", il panico satanista tutto bufale e isteria collettiva che ha sconvolto gli Stati Uniti del periodo. Qui, per fortuna, ci sono soltanto una studentessa universitaria babysitter e un'eclissi totale di luna prima che si scateni l'orrore.

La visione è consigliata con quelle di Regression (le sette sataniche secondo Alejandro Amenábar), Mandy di Panos Cosmatos (Nicolas Cage allucinato a caccia di Jeremiah Sand, il leader dei Children of the New Dawn che ha rapito la sua Mandy) e Apostolo (il period horror di Gareth Evans sulle tracce de Il grande inquisitore e La pelle di Satana). Se non se ne ha abbastanza, c'è pure 1BR di David Marmor, dove la setta è... un'agenzia immobiliare.

Midsommar - Il villaggio dei dannati

Dopo la pesante ereditarietà familiare al centro di Hereditary - Le radici del male, Ari Aster racconta le pratiche di una comune pagana immersa nei boschi di Hårga, regione incantata dell'Hälsingland svedese. Una storia di riti antichi e soprattutto di rinascita femminile, piena di simbolismi e sequenze angosciose e allegoriche. Un film folgorante e importante per capire l'incontro "eretico" con una cultura altra.

The Other Lamb

Il folk horror conferma il momento di rilancio con l'ultimo, scomodo film della regista polacca Małgorzata Szumowska. Un racconto di formazione di matrice femminista e anti-patriarcale: la messinscena del narcisismo giudaico-cristiano, racchiuso nella figura del "pastore del gregge", il Dio, padre e marito Michiel Huisman.

Quando la giovane protagonista Selah (la folgorante Raffey Cassidy) "rompe la tela" della comune, può finalmente raccontare la sua storia di "donna selvaggia fatta di denti e chiaro di luna".

"Le donne sono così insicure – ha spiegato Szumowska a Cineuropa – che è facile manipolarle in un certo modo, più facile di quanto non sia con gli uomini. Penso che tutto questo ora stia cambiando: è una rivoluzione".

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