BAC Nord, la storia vera dietro il duro poliziesco di Cédric Jimenez

Autore: Alessandro Zoppo ,

BAC Nord ha subito conquistato la Top 10 dei titoli più visti su Netflix nella prima settimana d'uscita sulla piattaforma streaming. Il durissimo poliziesco con Gilles Lellouche, François Civil, Karim Leklou, Adèle Exarchopoulos e Kenza Fortas è il quarto film di Cédric Jimenez, scritto dal regista con Audrey Diwan.

Classe 1976, Jimenez si è fatto conoscere con il thriller d'esordio Aux yeux de tous, il polar #French Connection (con Jean Dujardin, ispirato all'attività del giudice Pierre Michel ucciso dalla criminalità organizzata) e il dramma storico #L'uomo dal cuore di ferro, adattamento del romanzo HHhH di Laurent Binet e incentrato sull'Operazione Anthropoid, la missione militare che pianificò l'assassinio del generale nazista Reinhard Heydrich, il "boia di Praga".

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Prodotto da Hugo Sélignac per Chi-Fou-Mi Productions e Studiocanal, #BAC Nord è un vero e proprio western urbano che in patria è stato accompagnato da inevitabili polemiche, sia durante le settimane di produzione che nel corso della travagliata distribuzione. Alla base del film c'è infatti una storia vera che ha fatto molto discutere.

BAC Nord BAC Nord Stufi della routine, tre poliziotti di Marsiglia incappano in un esteso traffico di droga. Ma i confini diventano confusi quando un'informatrice fa una grossa richiesta. Apri scheda

La trama del film

Greg, Yass e Antoine sono tre poliziotti del BAC di Marsiglia. Pattugliano i quartieri difficili del nord, dove lo spaccio è all'ordine del giorno e il loro ufficiale di riferimento, Jérôme, continua a spingere per abbattere il costo delle loro operazioni. Quando i vertici della polizia pretendono una retata antidroga per dimostrare l'efficacia della brigade anti-criminalité, gli agenti si ritrovano a collaborare con la "indic" di Antoine, una informatrice che in cambio delle soffiate chiede cinque chili di resina di cannabis (la "linfa" dell'erba ricca di THC), ma che non vengano da Aigues Douces.

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Jérôme dà il via libera e la missione ha il successo sperato. Ben presto, però, la situazione degenera: una settimana dopo, i poliziotti vengono arrestati in seguito ad un'ispezione dell'IGPN, "la polizia della polizia". Sono accusati di essersi impossessati di cannabis sequestrata senza l'approvazione dei capi e soprattutto di averla rivenduta per profitto personale. C'è qualcuno che fa il doppio gioco e per loro si spalancano addirittura le porte del carcere.

Il tasso di criminalità a Marsiglia

La periferia degradata di Marsiglia è al centro di BAC Nord, ambientato in particolare nel quartiere de La Castellane, sorta di Scampia di Francia nella banlieue nord della città, al XV arrondissement. Le autorità chiamano La Castellane "i territori perduti della République".

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La zona, popolata da pusher e sentinelle appostate sui tetti per segnalare l'arrivo dei "flic" e dove ormai lo Stato ha perso il controllo, è tristemente nota per fatti di crimine e malaffare particolarmente sanguinosi. Gang di spacciatori e trafficanti di droga dettano legge da anni, la povertà raggiunge livelli record, dominano il disagio sociale, l'incuria e l'abbandono.

Marsiglia è una delle città francesi più problematiche e capitale della criminalità organizzata, per molti decenni il centro mondiale per i traffici di eroina e cocaina. Le scuole sono fatiscenti, il trasporto pubblico è carente, gli edifici non sono sicuri e la disoccupazione è al 10 per cento, più alta della media nazionale. La situazione sta progressivamente peggiorando. Soltanto dall'inizio del 2021, si contano 15 morti legati al narcotraffico. Il fenomeno è in preoccupante aumento: nel 2020 le vittime erano state 12, 22 nel 2018 e 29 nel 2016.

François Civil e Karim Leklou in una scena del film BAC Nord
Antoine e Yassine a La Castellane

La storia vera

Il film di Cédric Jimenez è stato ispirato da un caso di cronaca accaduto a Marsiglia nel 2012: l'arresto di 18 agenti di polizia del BAC, le brigades anti-criminalité, accusati di estorsione e traffico di droga. Gli inquirenti bollano i poliziotti come un "ripoux", una "banda organizzata" che commette gravi violenze, ruba la droga sequestrata agli spacciatori, la nasconde nei controsoffitti degli spogliatoi, la rivende per "arricchimento personale".

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Lo scandalo ha avuto una forte risonanza mediatica: Jacques Dallest, l'allora procuratore di Marsiglia, ha promesso di voler ripulire le forze di polizia da "una vera cancrena". Molti giornali, come Le Monde, si sono subito chiesti se "l'affaire BAC" non sia stato sproporzionatamente ingigantito da politica e giustizia. Nel 2019, sette anni dopo i fatti, i 18 ex membri della squadra anticrimine sono stati rinviati a giudizio. Scagionati dalle accuse più gravi, sono stati processati in appello per traffico di droga e abuso di potere nell'esercizio delle loro funzioni. Il tribunale penale di Marsiglia ha poi rilasciato sette dei 18 agenti e condannato gli altri 11 (con pena detentiva sospesa) per furto di denaro e spaccio di droga.

Tuttavia, una settimana dopo la decisione del giudice, l'accusa ha impugnato la sentenza presentando ricorso contro il rilascio. Soltanto due dei sette poliziotti rimessi in libertà sono stati definitivamente scagionati dal fascicolo. Gli agenti la cui pena detentiva è stata sospesa hanno inoltre beneficiato del mancato inserimento nel casellario giudiziario. Quindici degli ex "baqueux" sono ancora in servizio, mentre solo due di loro sono stati licenziati. La vicenda del BAC Nord non è dunque ancora finita.

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Jerome Mace / Chi-Fou-Mi Productions
Karim Leklou, François Civil, Gilles Lellouche e Adèle Exarchopoulos in una scena del film BAC Nord
La

Jimenez spiega nelle note di regia che quando è scoppiato lo scandalo ha voluto tornare nei quartieri del nord di Marsiglia dov'è cresciuto da adolescente, "zone abbandonate dallo Stato e che hanno i loro codici... e la polizia non fa eccezione".

BAC Nord nasce come riflessione (in chiave action thriller) sulla grancassa mediatica che ha caratterizzato il caso BAC, sull'ipocrisia di media, politica e vertici della polizia. Il regista cita le parole di Manuel Valls, all'epoca primo ministro socialista con Hollande presidente che dichiarava che avrebbe "ripulito la polizia!".

Ho sentito il bisogno di sapere cosa fosse successo davvero.

Tramite le sue amicizie Jimenez è riuscito ad incontrare di persona i veri poliziotti del BAC e i ragazzi delle case popolari. Lellouche, Civil e Leklou hanno "indurito" i loro look (i capelli rasati o biondi, gli orecchini, l'accento marsigliese) e si sono anche addestrati con veri agenti, che hanno insegnato loro come maneggiare le armi, come nascondersi e comportarsi durante le operazioni d'assalto e le ore di servizio.

Quando la procura ha fatto cadere le accuse principali – racconta Jimenez – "non c'è stata una singola parola in merito nei media, anche se il loro arresto aveva fatto notizia per diversi giorni".

Hanno fatto delle cose stupide, non c'è dubbio, ma l'amplificazione mediatica è stata sproporzionata.

Il film vuole sottolineare tutte le contraddizioni di questa vicenda e l'improvviso cambio di paradigma che ha avvolto i poliziotti, "apprezzati e applauditi dalle istituzioni per il loro lavoro e, da un giorno all'altro, ridotti al rango di paria", costretti infine a vivere il trauma dell'incarcerazione, "l'ultimo posto in cui avrebbero pensato di finire".

La polizia – ricorda il regista – "non si occupa di lavoro sociale, hanno metodi duri che non approvo", ma i personaggi finiscono per essere schiacciati dal sistema che li ha plasmati, "un sistema che genera frustrazione e tensione permanente all'interno dei suoi stessi ranghi".

Penso che spetti allo Stato preparare e sostenere meglio i suoi agenti di polizia, in termini di istruzione, stipendi e competenze tecniche: è un circolo vizioso che deve essere trasformato in un circolo virtuoso. Questi poliziotti del BAC sono in contatto permanente con gli abitanti, ed è proprio per questo che volevo raccontare il loro punto di vista: pattugliano di giorno, quindi li vedono sempre. Vivono insieme alle persone dei quartieri. Il caso, alla fine, è secondario. È solo il veicolo che mi ha permesso di mostrare un sistema di polizia obsoleto e fallimentare.

Jerome Mace / Chi-Fou-Mi Productions
François Civil e Gilles Lellouche in una scena del film BAC Nord
Antoine e Greg lasciati sempre più soli

Jimenez ha girato l'operazione – la lunga scena madre del film – nel cuore della Castellane, usando persone del posto come comparse. Persino Nora, la moglie di Yass interpretata da Adèle Exarchopoulos, si basa su una figura esistente: una dipendente nel ruolo di comando del CIC, il Centre d'Intervention et de Commandement, il centro che assegna i compiti e smista le chiamate all'Évêché, la stazione centrale di polizia di Marsiglia.

Nora è una donna forte come quella che l'ha ispirata: quando suo marito era in prigione, ha cresciuto i figli da sola, con uno stipendio più basso, e ha continuato ad andare al lavoro, ignorando gli sguardi di chi ora la vedeva come "la moglie del poliziotto corrotto". L'unico personaggio fittizio del film è quello dell'informatrice Amel (Kenza Fortas), nato in realtà raccogliendo diversi veri aneddoti su figure simili in giro per il quartiere.

Jerome Mace / Chi-Fou-Mi Productions
Kenza Fortas e François Civil in una scena del film BAC Nord
Amel e Antoine

BAC Nord è stato stroncato dalla critica "progressista" francese perché il copione di Jimenez e Diwan "assolve" i poliziotti e fornisce una ricostruzione dei fatti tutta dalla parte del BAC.

Adrien Gombeaud scrive su Les Échos che il film "si schiera per l'innocenza degli imputati prima ancora del verdetto del tribunale". Luc Chessel su Libération è ancora più severo, definendolo "il Cinquanta sfumature di destra", un poliziesco "demagogico e virile" fallimentare "tanto nell'esecuzione quanto nelle intenzioni".

Jimenez, dal canto suo, ha sempre detto che BAC Nord "non è un film pro o contro la polizia. E il mio ruolo non è quello di sostituirmi a quello del sistema giudiziario".

Volevo semplicemente raccontare la storia di tre uomini ed esporre, attraverso la loro professione e quello che hanno passato, i difetti di un sistema; un sistema in cui quelli in fondo alla scala vengono sistematicamente sacrificati. Un sistema che ignora i suoi dipendenti pubblici e dimentica gli abitanti delle periferie.

L'uscita del film in Francia, prevista per il 2020, è stata rimandata al 2021 a causa della pandemia. Presentato Fuori Concorso al Festival di Cannes, BAC Nord è arrivato nelle sale francesi il 18 agosto, proprio nel periodo in cui i quartieri settentrionali di Marsiglia hanno vissuto un'estate di sangue: una feroce guerra di controllo del territorio tra bande di narcotrafficanti ha causato la morte di dodici persone, tra cui un adolescente di 14 anni. A nulla sono valse le visite e le promesse del presidente Emmanuel Macron per annunciare fondi per la sicurezza e le riqualificazioni: puntualmente i fari sulla città del sindaco socialista Benoît Payan si riaccendono soltanto a ridosso delle elezioni.

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