Chi era davvero Nikos Skotarczak: la storia vera dietro How I Fell in Love with a Gangster

Autore: Alessandro Zoppo ,

È meglio vivere un anno da tigre che venti da tartaruga: è il motto di Nikodem "Nikos" Skotarczak che apre How I Fell in Love with a Gangster, il film-fiume (oltre 3 ore di durata) di Maciej Kawulski ispirato alla vita e alle "imprese" di uno dei più celebri criminali polacchi.

In buona parte romanzato ma basato su ricerche approfondite, il gangster movie (disponibile su Netflix dal 12 gennaio) rientra nel filone di titoli come Operation Hyacinth che stanno rileggendo storie vere particolari e poco conosciute accadute nella Polonia comunista degli anni '70 e '80.

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Stavolta al centro del racconto c'è l'ascesa del fuorilegge Nikos Skotarczak, "l'Irishman polacco" interpretato da Tomasz Wlosok. Ma chi era davvero il bandito di Danzica protagonista di un'invidiabile carriera criminale tra furti, omicidi e fughe rocambolesche? Scopriamolo insieme.

How I Fell in Love with a Gangster How I Fell in Love with a Gangster Una donna misteriosa ripercorre l’ascesa e il fallimento di Nikodem “Nikos” Skotarczak, uno dei maggiori ganster della storia della Polonia… Apri scheda

I ladri d'auto di Danzica

Classe 1954, Nikos Skotarczak nasce e cresce a Pruszcz Gdański, cittadina del distretto di Danzica, la "tripla città" (perché composta da Gdansk, Gdynia e Sopot) perla del Baltico. Tutto quello che rivela il film sulla sua giovinezza è vero: il lavoro a 19 anni come buttafuori ai night club Lucynka, Maxim e Patron, i contatti con i marinai stranieri e i cambiavalute dell'ovest, l'incontro con il suo "padrino" Michał, i primi furti d'auto messi a segno col fratello Marek, le trasferte con truffa a Budapest.

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A metà degli anni '70 Nikos è già il boss del contrabbando di macchine: ruba in Germania e Austria e rivende in Polonia. Diventa presto un "modello" per i malavitosi di Pruszków, il luogo in cui nascerà la mafia polacca. Apre la strada dell'Ungheria ai futuri gangster di Varsavia e della Slesia. Con la cerchia di jugoslavi conosciuti alla stazione di Keleti allarga il giro d'affari a orologi e profumi.

Quando emigra in Germania, corrompe numerosi ufficiali della milizia e agenti dei servizi segreti dell'SB per favorire i suoi traffici. Con le enormi somme di denaro guadagnate acquista una casa nel quartiere Jelitkowo di Danzica e apre un casinò che diventa presto il paradiso dei giocatori d'azzardo di tutta la Polonia. Sposa Gabriela, la sua prima moglie morta di parto nel dare alla luce il figlio Piotr.

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La presidenza del Lechia

Skotarczak ci tiene a Danzica, la sua città. Appassionato di rugby, diventa sponsor del Lechia Gdańsk, la locale (e disastrata) squadra di calcio. Spende buona parte dei suoi guadagni illeciti per il Lechia, che porta a vincere la Coppa nazionale e a giocarsi i sedicesimi di finale di Coppa delle Coppe con la leggendaria Juventus di Trapattoni e Platini.

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#How I Fell in Love with a Gangster ripercorre la partita di ritorno in Polonia del 28 settembre 1983, vinta 3-2 dalla Signora dopo l'iniziale vantaggio dei padroni di casa. Lo stadio è tutto esaurito per vedere la Juve. Quella sfida avviene durante gli anni di governo del generale Jaruzelski ed è ricordata in patria soprattutto per i fischi a Boniek e la presenza in tribuna di Lech Walesa, il leader di Solidarnosc cresciuto nel quartiere operaio di Zaspa e accolto da cori e applausi.

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Il film ignora volutamente il match d'andata al Comunale di Torino, finito 7-0 per i bianconeri con poker di Penzo e doppietta di Le Roi. Una settimana dopo la partita di ritorno, il 5 ottobre, Walesa riceve il Nobel per la pace.

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La "presidenza" Skotarczak conduce ad eventi storici inaspettati, come la cittadinanza onoraria di Danzica che viene conferita al criminale dal sindaco Kazimierz Rynkowski e la visita della squadra in udienza da Papa Giovanni Paolo II.

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L'arresto, il carcere e l'evasione

A metà degli anni '80 Nikos Skotarczak ha già un secondo matrimonio alle spalle (con Halina, madre della seconda figlia Natalia) e vive con la terza moglie ad Amburgo, dove continua a condurre il contrabbando di auto ed è al tempo stesso proprietario dell'azienda Skotex e di un negozio di elettronica. Tutti sanno come guadagna, ma chiudono un occhio.

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I guai cominciano nel 1989, quando a Berlino, dove si è trasferito tre anni prima, è arrestato dalla polizia mentre guida un'Audi Coupé rubata. La procura decide di trattenerlo: per la prima volta ha le prove che i documenti delle macchine che importa sono falsi. In precedenza, quando era ancora ad Amburgo, era riuscito a sfuggire alle manette facendo finire in carcere la sorella Teresa, il suo braccio destro nelle attività illegali di famiglia. La ragazza non aveva resistito alla vita dietro le sbarre e si era impiccata in cella ad appena 33 anni.

Nel 1989, a bordo di quell'Audi, Nikos non riesce a scappare. È condannato a un anno e nove mesi di reclusione e imprigionato nel famigerato carcere di Moabit a Berlino, uno dei luoghi di detenzione più grandi d'Europa. La spettacolare fuga ricostruita nel film è successa davvero. Il 4 dicembre 1989, poco dopo tre mesi di prigione e un suicidio inscenato tagliandosi le vene per farsi trasferire nel carcere psichiatrico di Tegel, Nikos evade con la complicità del fratello, scambiando identità con lui tranquillamente, sotto lo sguardo non tanto vigile delle guardie. Come se nulla fosse. La direzione se ne accorge soltanto qualche settimana dopo, quando Skotarczak manda una cartolina dalla Polonia.

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La morte in un'agenzia di escort

Il triste presagio della fine di Nikos si compie nel periodo appena prima di Pasqua nel 1992, quando lui, la nuova compagna Edyta e i due figli sono a Cracovia, in attesa dell'arrivo della madre e di Marek per festeggiare in famiglia. La Peugeot 205 nera sulla quale la mamma e il fratello stanno viaggiando non arriverà a destinazione: si schianta per strada e i due muoiono sul colpo.

Nikos fugge ancora, stavolta a Varsavia, ma la polizia lo becca quando sta per vendere un furgone Mercedes a un cliente. Riesce a scappare di nuovo pagando ingenti mazzette a tutte le guardie di scorta che lo stanno trasportando all'ufficio del pubblico ministero. L'arresto è rimandato di un anno: nel 1993 il "padrino della Pomerania" si fa trovare in una casa popolare di Żoliborz.

Per molti è una messa in scena: vuole scontare una pena leggera con rito abbreviato. Non a caso in tribunale non ammette il traffico di auto rubate, ma solo l'uso di documenti falsi e l'evasione dal carcere La condanna è morbida: due anni di reclusione. Appena un anno dopo, nel febbraio del 1994, esce di galera: ufficialmente per buona condotta, nei fatti grazie alle tangenti elargite ai secondini.

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Nell'ottobre del 1996 comincia un altro processo a Skotarczak davanti a un tribunale provinciale: Nikos è accusato formalmente di associazione a delinquere. Il verdetto non verrà mai emesso. Il 24 aprile 1998 Skotarczak, ormai fuori controllo tra cocaina e gioco d'azzardo e tradito da qualcuno della sua cerchia ristretta, è al Las Vegas Club, un'agenzia di escort di Gdynia. All'improvviso irrompono due uomini incappucciati che lo uccidono a sangue freddo esplodendo sei colpi. Gli assassini, con tutta probabilità affiliati del clan rivale di Pruszków o alla "piovra" di Łódź, non saranno mai catturati.

Pochi mesi prima della sua morte, Nikos era già stato coinvolto in una guerra tra bande che fece 15 vittime, tutti ragazzi sui 18-20 anni che volevano essere come lui. L'immagine del leggendario gangster di Danzica portato fuori dal locale in un sacco nero fa il giro della Polonia. Skotarczak è sepolto nel cimitero di Srebrzysko: la tomba che si vede al termine di How I Fell in Love with a Gangster è quella vera, con l'epitaffio epicureo "Non fui, fui, non sum, non curo", ovvero "Non esistevo, ho vissuto, non ci sono più, sono libero".

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La fine dell'uomo, l'inizio della leggenda

Non si diventa per caso uno dei gangster polacchi più famosi di sempre. La leggenda di Skotarczak si è alimentata con gli anni grazie agli articoli dei tabloid, ai documentari sulla sua figura (spicca su tutti Kraina złudzeń di Wojciech Szumowski) e ai suoi comportamenti smaccatamente pop. Nikos usciva a cena con popolari attori come Cezary Pazura e Jan Nowicki e recitò anche in un film, la commedia carceraria Sztos, debutto alla regia di Olaf Lubaszenka.

Chi lo conosceva bene diceva che sembrava semplicemente un bravo ragazzo: uno stimabile uomo d'affari, simpatico e sempre sorridente, con uno spiccato senso dell'umorismo, amante della ricchezza, del lusso e delle belle donne. "Le celebrità erano attratte da lui, e lui voleva essere una celebrità", racconta il giornalista Krzysztof Wójcik, autore del libro-inchiesta Mafia na Wybrzeże.

Poco importa che Skotarczak fosse responsabile di rapimenti, omicidi ed estorsioni. I giornalisti di Danzica erano sempre dalla sua parte. A Nikos piaceva apparire sulle prime pagine dei quotidiani e sulle copertine delle riviste. E quando i cronisti smettevano di scrivere sul suo conto, lui si rimboccava le maniche: diceva che avrebbe lanciato una bomba a mano sulle loro redazioni.

Appena è uscito su Netflix, How I Fell in Love with a Gangster è schizzato immediatamente in testa alla Top 10 dei film più popolari in Polonia. Il crime drama è piaciuto a tutti, o quasi: Edyta, la vedova Skotarczak, ha postato un comunicato al veleno su Facebook scagliandosi contro la rappresentazione "negativa" del marito che fornisce il biopic. Edyta rivela di non essere mai stata coinvolta dal regista e dalla produzione nel progetto e scrive che "questo film è una grande bestemmia per chi conosceva me e Nikodem". Sono gli effetti collaterali per chi si è divertito a diventare uno dei gangster più temuti nell'intera storia dell'Europa dell'est.

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