Come 30 anni fa Akira cambiò la fantascienza e l'animazione giapponese

Autore: Vincenzo Recupero ,

Nei primi anni '80 vide la luce il cyberpunk, una fiorente corrente narrativa che deve il suo nome al racconto breve di Bruce Bethke del 1983. Andando a ritroso nel tempo, i primi semi di questa nuova estetica erano stati piantati dai grandi maestri della science fiction già negli anni '60 e '70, ma è nella prima metà degli anni '80 che è possibile identificare tre opere che, più delle altre, hanno plasmato e canonizzato questo sottogenere della fantascienza. Curiosamente, appartengono a tre media diversi.

Al cinema, nel 1982, fu il turno Blade Runner di Ridley Scott ispirato al romanzo Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?) di Philip K. Dick. Un film, quello di Scott, che fu un mezzo flop al botteghino ma che, negli anni, si è giustamente guadagnato il titolo di capolavoro di genere.

Advertisement

Nelle librerie nel 1984 arrivò Neuromante di William Gibson, primo dei tre libri della cosiddetta trilogia dello Sprawl. Con Neuromante, Gibson stravolse i topoi classici della fantascienza portandosi in luoghi ancora inesplorati e, cosa non da poco, fu il primo a coniare il termine "cyberspazio".

In Giappone, nel 1982 esordì, sulla rivista Young Magazine, Akira, manga di Katsuhiro Otomo destinato a diventare il grimaldello che avrebbe consentito negli anni'80-'90 al mondo del fumetto made in Japan di conquistare gli USA e l'occidente. Nel 1988, infatti, grazie all'edizione Epic Comics (etichetta di proprietà Marvel) il lavoro di Otomo giunse negli States e fu enormemente apprezzato - anche grazie all'onda lunga del successo di Blade Runner che, nel frattempo, era diventato un vero e proprio cult - sdoganando, di fatto, i manga nel mercato occidentale.

Il grande successo del manga nella madre patria (in cui vendette oltre 3 milioni di copie), mise in moto un'enorme macchina produttiva per realizzarne una trasposizione animata. Otomo curò regia e sceneggiatura ma si rese addirittura necessaria la creazione di una società dedicata, l'Akira Commitee, in cui 10 delle maggiori case di produzione cinematografica del Sol Levante fecero confluire più di mille animatori. Il risultato fu un lungometraggio di due ore visivamente strabiliante ed impreziosito dalle strepitose musiche di Shoji Yamashiro.

Ma di cosa parla Akira? Tra ondate criminali fuori controllo, tensioni sociali ed intrighi politici, una distopica Tokyo del 2019 (curiosamente il 2019 è lo stesso anno in cui è ambientato Blade Runner) fa da teatro alla storia dell'amicizia di due ragazzi, Tetsuo e Kaneda, due membri di una gang di motociclisti. Dopo un incidente, in Tetsuo si risveglieranno incredibili poteri psichici; questa nuova condizione porterà Tetsuo a voler avere una rivalsa nei confronti di Kaneda che, dal canto suo, lo aveva sempre protetto come un fratello minore. Con, sullo sfondo, un programma segreto governativo, questi eventi incrineranno irrimediabilmente il rapporto tra i due che si ritroveranno rivali in un'escalation di distruzione.

Advertisement

Naturalmente, le oltre 2mila pagine che compongono il manga non potevano essere concentrate in toto in un lungometraggio di 2 ore. Il film, dunque, presenta alcune sostanziali differenze rispetto al materiale sorgente e le diversità maggiori si evidenziano nella seconda parte dell’opera e nel finale che, nell'anime, si presenta ancora più psichedelico e criptico che nel manga.

A distanza di 30 anni dalla sua uscita nelle sale, il film di animazione di Akira (che il 18 aprile 2018 tornerà nei cinema, con un nuovo doppiaggio, per un evento speciale grazie a Nexo Digital) ha mantenuto intatte tanto la sua potenza visiva che un'invidiabile freschezza narrativa. L'opera di Otomo, come poche, ha dato un enorme e nuovo contributo alla fantascienza, ibridando tematiche come l'alienazione giovanile, il paranormale, la politica e calandole in una distopia futuristica ispiratissima che, come poche altre, sarebbe diventata negli anni a venire un vero e proprio termine di paragone.
Basti pensare a quanto, dopo ben tre decadi, sia ancora dannatamente affascinante e futuribile il design della moto di Kaneda. 

wikipedia
Katsuhiro Otomo e la moto di Kaneda
Il maestro Otomo posa su una replica della moto di Kaneda al festival di Angoulême 2016

Insomma la Neo-Tokyo creata dal maestro Otomo ha senza dubbio lasciato un segno indelebile nella cultura pop. Film come Looper, Chronicle e, soprattutto, Matrix o anime come Ghost in the Shell, devono moltissimo ad Akira, una delle poche opere a poter essere considerata, con pieno diritto, una pietra miliare della storia della fantascienza.

Advertisement
Non perderti le nostre ultime notizie!

Iscriviti al nostro canale Telegram e rimani aggiornato!

Sto cercando articoli simili...