Cosa c’è di vero nel film Amsterdam? Il Business Plot: la vera storia dei fascisti in America

Autore: Elisa Giudici ,

Amsterdam, il nuovo film di David O. Russell, si apre con una scritta che recita: molte di queste cose sono successe davvero. Sì, ma quali? Una domanda non scontata, considerando che il film getta luce su uno degli episodi più oscuri e controversi della storia novecentesca della giovane nazione statunitense.

Al centro della trama del film di Russell con protagonista il trio formato da Christian Bale, Margot Robbie e John David Washington c’è un episodio realmente accaduto e noto come il Business Plot.

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Riassunto in poche parole, il Business Plot è stato un tentativo di organizzare un colpo di stato “dolce” e rovesciare la presidenza dell’allora presidente Franklin D. Roosevelt.

Il film di Russell infatti è ambientato nella New York del 1933, con lunghi flashback del periodo bellico e dei successivi anni ‘20, volti a spiegare in contesto in cui è nata questa cospirazione. L’idea di un gruppo di agiati cittadini statunitensi era quella di mettere da parte Roosevelt, dandogli un ruolo meramente rappresentativo, dando pieni poteri a una figura che potesse dare gli interessi delle élite. Il tutto era orchestrato da personaggi con pubbliche simpatie per gli esperimenti politici italiani e tedeschi allora in corso, ovvero il fascismo e il nazismo.

Prima di entrare nel dettaglio è bene chiarire un fatto storico: sì, c’è stato nei fatti un tentativo di cospirare contro Roosevelt, sono stati raccolti milioni di dollari per farlo, si è tentato di corrompere persone influenti che poi hanno lanciato l’allarme, rivelando il complotto. Su quanto fosse avanzato il piano e quante possibilità di essere messo in atto e di avere successo c’è molto dibattito tra gli storici esperti di questo periodo e di questo episodio in particolare.

Cosa c’è di vero in Amsterdam (e cosa no)

Per prima cosa bisogna mettere da parte il trio di personaggi protagonisti del film e buona parte delle figure raccontate da Amsterdam: sono tutte inventate, non basate su personaggi realmente esistiti.

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Anche il contesto narrato dal film non fotografa esattamente la situazione politica ed economica dell’epoca; uno dei difetti che contribuisce a rendere la pellicola poco riuscita, come evidenziato nella recensione di Amsterdam.

Il film si apre nella New York del 1933. Sono passati pochi anni dallo scoppio della Grande Depressione, il rovinoso crollo di Wall Street nel 1929. Nel 1933 si raggiunse il picco della conseguente curva di disoccupazione. Gli statunitensi erano alle prese con migrazioni interne di massa per tentare di trovare lavoro e cibo, con una povertà estrema e diffusa, in un clima plumbeo, disperato. È in questo momento politico che Roosevelt vince le elezioni, promettendo ampie riforme e sussidi per rimettere in sesto l’economia.

Nel mentre dall’altra parte dell’oceano arrivano notizie dai nuovi governi di Mussolini e di Hitler. Diversamente da quanto si possa pensare, entrambi vantavano ammiratori sia in seno all’Europa sia oltre Manica e oltre Oceano, nonostante fosse sempre più evidente l’antisemitismo su cui si fondava la dottrina di Berlino e lo stampo dittatoriale di entrambi i regimi.

Tornando negli Stati Uniti, negli anni ‘30 una fascia di popolazione soffriva particolarmente: quella dei reduci e degli invalidi della Prima guerra mondiale. Tornati dal fronte estero, i soldati (anche quelli senza ferite invalidanti o traumi psicologici piuttosto diffusi) si ritrovano senza lavoro, impossibilitati a sfamare le proprie famiglie. Una situazione potenzialmente esplosiva, che diede vita alle proteste che vediamo in Amsterdam: in 20mila veterani manifestarono a Washington per ottenere il pagamento immediato del cosiddetto Bonus Army, un sussidio ricevuto per aver combattuto in guerra ma che sarebbe stato pagato solo successivamente.

American Liberty League e il Business Plot

In questo clima politico particolare una parte dell’élite borghese statunitense, scontenta per alcune riforma di Roosevelt volte a far ripartire l’economia (ma dannose per i grandi patrimoni e i gruppi industriali più sviluppati), pensò di trasformare il mezzo milione di veterani insoddisfatti censiti nel paese in un formidabile strumento elettorale e politico. Il piano della American Liberty League, una sorta di gruppo di pressione formato dall’establishment del mondo del business americano (da qui il nome del complotto), era piuttosto astuto. Il gruppo raccolse in un fondo centinaia di milioni di dollari per supportare l’attività di una figura volta a influenzare il voto dei veterani. Vale la pena ricordare che tra i membri accertati di questa lobby c’erano figure di spicco di realtà economiche ancor oggi potentissime come J.P. Morgan e General Motors.

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Il denaro venne messo a disposizione di Gerald MacGuire, ovvero l’unico personaggio rilevante del film storicamente esistito e presentato con il suo nome. Nella realtà fu questo broker a mettere in atto parte del piano, concretizzandone almeno la prima parte. MacGuire avvicinò l’altra figura storicamente esistita di Amsterdam, quella che fece venire il complotto a galla: il generale Butler, rinominato da Russell Gill Dillenbeck. Nel film il personaggio è interpretato da Robert De Niro e ha un nome differente rispetto alla realtà. Durante la pellicola vediamo l’attore reinterpretare alcuni stralci di filmati d’epoca con i discorsi di Butler, celebre figura pubblica e sostenitore dei veterani e delle loro istanze. Lui stesso era un veterano decorato: Smedley Butler militò nel corpo dei Marine durante la Prima guerra mondiale.

MacGuire e Butler: i personaggi storici di Amsterdam

Butler venne avvicinato da MacGuire con la promessa di fondi e aiuti per aiutare a dare visibilità alle proteste e alle richieste dei veterani del primo conflitto mondiale nel 1933 (l’anno in cui è ambientato il film). A fronte di proposte sempre più generose di sostegno all’azione dei veterani, Butler s’insospettì e contattò l’FBI, allora presieduto dalla famigerata figura di J. Edgar Hoover. Il generale spiegò che MacGuire aveva chiesto il suo sostegno per convincere i veterani a schierarsi contro l’abbandono dello standard aureo; una misura economica particolarmente cara a Roosevelt e assai invisa all’American Liberty League. Da queste insistenze e richieste politiche nacquero i sospetti di Butler, che pochi mesi dopo denunciò pubblicamente il complotto.

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Non ci furono però tentativi di omicidio del generale né quanto raccontato nella rocambolesca parte finale di Amsterdam. Similmente, non ci sono dettagli che confermino una connessione tra i piani della American Liberty League e la fantomatica rete di cliniche che puntavano a sterilizzare la popolazione afroamericana dell’epoca in maniera truffaldina. Il che non vuol dire che episodi simili non siano avvenuti, ma che semplicemente non facevano parte, almeno ufficialmente e in maniera comprovata, del Business Plot. È vero però che nonostante emersero prove dei tentativi di influenzare la scena politica, nessun membro dell’American Liberty League venne mai messo sotto processo, nessuna accusa venne formalizzata. Al contrario Butler subì gli attacchi della stampa amica dei magnati, che non ne diedero certo un’immagine positiva, ridicolizzando le sue denunce.

Insomma, la realtà storica alla base di Amsterdam è un complotto meno articolato e preciso di quanto raccontato nel film, che è stato messo in atto solo in fase embrionale prima di essere sventato.

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