Cos'è la Sindrome di Stoccolma raccontata in Clark e come funziona?

Autore: Elisa Giudici ,

Nella serie Netflix Clark viene raccontata la vita del rapinatore svedese Clark Olofsson. In uno dei suoi colpi più celebri, avvenne un fatto incredibile che diede il nome a uno stadio psicologico molto noto, definito Sindrome di Stoccolma. 

Ripercorriamo insieme gli eventi che hanno portato alla nascita di questo termine e cerchiamo di capire cos'è esattamente la Sindrome di Stoccolma...e cosa c'entra Clark Olofsson con la sua scoperta. 

Clark Clark Questa è l'incredibile storia dietro il gangster più famoso della Svezia, Clark Olofsson, i cui crimini infami hanno dato origine al termine 'Sindrome di Stoccolma'. Apri scheda

Per saperne di più a riguardo puoi leggere anche la vera storia di Clark Olofsson.

Clark e la Sindrome di Stoccolma

Cos'è la Sindrome di Stoccolma?

La Sindrome di Stoccolma è una condizione alterata della psiche umana, caratterizzata da una profonda dipendenza psicologica (spesso di natura affettiva) di un soggetto nei confronti di un altro che verso di lui ha atteggiamenti violenti, abusivi e talvolta mette in pericolo la sua vita. In parole più semplici, chi è affetto dalla Sindrome di Stoccolma prova sentimenti positivi, talvolta perfino affetto verso una persona che ha verso di lui atteggiamenti negativi, violenti e che lo minaccia di morte. 

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La Sindrome di Stoccolma sarebbe una sorta meccanismo di difesa della psiche che, in momenti di prigionia o violenza, arriva ad affezionarsi, sottomettersi e a dipendere completamente da chi abusa della persona (solitamente privata della sua libertà) per sopravvivere. 

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Cos'è la Sindrome di Stoccolma?

La Sindrome di Stoccolma è una condizione alterata della psiche umana, caratterizzata da una profonda dipendenza psicologica (spesso di natura affettiva) di un soggetto nei confronti di un altro che ha atteggiamenti violenti e pericolosi nei suoi confronti. In altre parole, chi è affetto dalla Sindrome di Stoccolma prova sentimenti positivi, talvolta perfino affetto verso una persona violenta e prevaricante. 

 

La Sindrome di Stoccolma esiste davvero?

Nessuno manuale di psicologia riconosce l'esistenza della Sindrome di Stoccolma e anche i pochi studi effettuati a riguardo non danno risultati certi rispetto alla sua esistenza. L'opinione scientifica degli esperti è che sia un caso molto peculiare di tutto lo spettro di reazioni con cui la psiche si confronta con episodi fortemente traumatici o violenti, nel caso esista veramente. La sindrome sarebbe una manifestazione di quella gamma di reazioni complesse e sorprendenti che si istaurano tra soggetti con una forte disparità di potere, in cui uno e totalmente sottomesso a un altro. 

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Nell'immaginario collettivo però la Sindrome di Stoccolma gode di enorme popolarità. È diventata un modo di dire per indicare tutte quelle situazioni in cui una persona invischiata in una situazione fortemente negativa, lega inspiegabilmente con colui o colei che le sta facendo del male. Viene usata spesso in ambito giornalistico e letterario per descrivere relazioni amorose malate, violente, in cui una parte viene maltrattata dall'altra ma ne rimane inspiegabilmente legata. 

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La Sindrome di Stoccolma esiste davvero?

Pur essendo popolarissima nella cultura popolare, non è una condizione psichica riconosciuta da alcun manuale di psicologia. Non esistono prove convincenti che esista veramente.

 

Perché la Sindrome di Stoccolma si chiama così?

Come spiegato nella serie Clark, la Sindrome di Stoccolma è legata alla rapina che Jan-Erik Olsson tentò il 23 agosto 1973 alla Sveriges Kreditbanken di Stoccolma. Evaso dal carcere, Olsson assaltò la banca e riuscì a prendere in ostaggio quattro persone. Le tre donne e un uomo erano una cassiera, una stenografa, un'impiegata e un neoassunto, tutti di giovanissima età. La vicenda ottenne da subito grandissima eco mediatica: la Svezia e il mondo seguirono la vicenda per una settimana intera, con il fiato sospeso. 

Quando cominciarono le trattative con la polizia per la liberazione degli ostaggio, Olsson chiese che venisse liberato l'amico Clark Olofsson, conosciuto in carcere. La polizia, preoccupata per l'incolumità dei quattro giovani, acconsentì anche a questa richiesta. Clark raggiunse Jan-Erik in banca e, nonostante la polizia avesse messo a disposizione un auto per la fuga, i due rimasero chiusi nell'edificio con gli ostaggi per ben 130 ore, ovvero quasi 6 giorni di prigionia.

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Dopo l'irruzione della polizia, si scoprì che nei 6 giorni di prigionia i quattro ostaggi avevano fraternizzato con i rapitori, al punto da temere più le azioni della polizia che quelle dei criminali. Per la prima volta nella storia svedese vennero sottoposti anche a indagine psicologica i sequestrati. Ne emerse un grado di profonda gratitudine ed empatia con i loro rapitori. Piccoli gesti gentili di Jan-Erik e Clark portarono i 4 a sentirsi protetti e rassicurati, tanto che dopo il loro arresto, chiesero notizie della loro salute e andarono a trovarli in prigione. Gli psichiatri, stupiti, diedero al fenomeno il nome di Sindrome di Stoccolma. 

Questa definizione divenne però enormemente popolare solo un anno più tardi, quando venne usata da Patty Hearst per difendersi in un processo in cui era accusata di aver rapinato una serie di banche. La difesa sostenne che, dopo essere stata rapita da un gruppo di esponenti dell'Esercito di Liberazione Simbionese, la donna fosse divenuta vittima della Sindrome di Stoccolma, quindi la sua colpevolezza fosse circoscritta. Heasrt venne comunque condannata a 35 anni di carcere, ma dopo solo 22 mesi ottenne uno sconto di pena e in seguito venne graziata e ottenne l'indulto. 

Perché la Sindrome di Stoccolma si chiama così?

Il termine venne coniato a seguito della rapina con ostaggi messa in atto da Jan-Erik Olsson il 23 agosto 1973 alla Sveriges Kreditbanken di Stoccolma.

 

Come funziona la Sindrome di Stoccolma?

Secondo quanto osservato dopo gli eventi alla Sveriges Kreditbanken di Stoccolma, una persona un profonda situazione di pericolo e stress può "aggrapparsi" a piccoli gesti di apparente gentilezza del suo rapitore, sequestratore o carceriere, creando con un legame di empatia. 

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I 4 ostaggi di Olsson e Olofsson raccontarono che provarono gratitudine per i rapitori per aver consentito loro di sgranchirsi le gambe, per aver prestato una giacca alla cassiera quando aveva freddo, per aver consolato un ostaggio dopo un brutto sogno. Ovviamente la visione del rapito è distorta: per esempio quando Olsson minaccio di sparare a un ostaggio alla gamba se la polizia avesse tentato d'irrompere in banca, questi provò gratitudine per la scelta della gamba e non orrore al pensiero di venire ferito. 

I pochi casi noti che rientrerebbero nel profilo tendono a svilupparsi in situazioni di prigionia, rapimento, sequestro e in generale in un quadro improvviso e violento di privazione della libertà. 

Come funziona la Sindrome di Stoccolma?

Secondo quanto osservato dopo gli eventi alla Sveriges Kreditbanken di Stoccolma, una persona un profonda situazione di pericolo e stress può "aggrapparsi" a piccoli gesti di apparente gentilezza del suo rapitore, sequestratore o carceriere, creando con un legame di empatia.

 

Qual è il legame tra Sindrome di Stoccolma e Clark Olofsson?

Clark Olofsson è uno dei due rapitori che tennero in ostaggio i quattro impiegati della banca che furono il caso di studio principale della Sindrome di Stoccolma. Olofsson in particolare fu protagonista di molti di quei "gesti gentili" che indussero i 4 a empatizzare con i rapitori, difendendoli. 

La storia di Clark Olofsson dimostra come, oltre ad essere particolarmente avvenente, sapesse affascinare le persone. 

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