Disney+ 'nasconde' alcuni Classici negli account per bambini: ecco cosa sta succedendo

Autore: Giulia Greco ,

Peter Pan, Gli Aristogatti e Dumbo sono tra i classici Disney oggi più discussi in seguito alla decisione della compagnia di porre delle restrizioni alla visione di questi film.

Si tratta di una scelta ben ponderata che non ha, come si potrebbe immaginare, lo scopo di eliminare i contenuti dalla piattaforma, ma che punta semplicemente a segnalare la presenza di elementi problematici, discriminatori o razzisti in alcuni dei lungometraggi d'animazione Disney.

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Per evitare che vengano veicolati messaggi sbagliati, la casa di Topolino ha scelto di eliminare i suddetti film su Disney+, ma solamente dagli account dedicati ai bambini. Ciò significa che Dumbo, Peter Pan e Gli Aristogatti saranno comunque presenti nel catalogo e che i bambini potranno continuare a vederli accompagnati dai genitori.

La restrizione, attiva per il momento solo in Regno Unito, non ha lo scopo di censurare nessuno dei classici dello studio d'animazione, ma di invogliare al dialogo in modo da discutere su tematiche delicate con nuova sensibilità.

Nell'avvertenza che precede i film, leggiamo:

Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono ancora. Piuttosto che rimuovere questo contenuto, vogliamo riconoscerne l'impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo.

La presa di posizione di Disney non deve sorprendere. Già dallo scorso ottobre alcune pellicole sono precedute da un disclaimer che avverte lo spettatore della presenza di “rappresentazioni negative che denigrano popolazioni e culture”. Era solo questione di tempo prima che fosse notata la presenza di stereotipi e contenuti canzonatori all'interno di alcuni classici d'animazione e che venissero prese delle misure a riguardo.

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Ci sono alcune scene in particolare ritenute colpevoli di contenere e promuovere messaggi dannosi.

Ne Gli Aristogatti, il momento incriminato è quello in cui in gatto siamese Shun Gon suona il pianoforte con le bacchette, chiara caricatura delle popolazioni orientali.

Nel comunicato stampa ufficiale divulgato da Disney+ si legge:

Il gatto è raffigurato come una caricatura razzista dei popoli dell'Asia orientale con tratti stereotipati esagerati come occhi obliqui e denti da coniglio. Canta in un inglese stentato, è doppiato da un attore bianco e suona il piano con le bacchette. Questa rappresentazione rafforza lo stereotipo secondo cui gli asiatici sono considerati sempre degli stranieri in America. Inoltre, il film presenta anche testi che deridono la lingua e la cultura cinese come 'Shanghai, Hong Kong, Egg Foo Young. Fortune cookie always wrong'.

In Dumbo invece sono gli schiavi neri a venir sbeffeggiati. Una delle sequenze finali del film, quella in cui i corvi cantano “Giammai gli elefanti volar”, è accusata di mettere in ridicolo la schiavitù. La scena in questione, infatti, ricorderebbe la pratica del blackface, utilizzata da artisti bianchi che si dipingevano il volto di nero per prendersi gioco degli schiavi nelle piantagioni.

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Uno dei corvi si chiama poi Jim Crow. Anche se potrebbe trattarsi di una sfortunata coincidenza (crow è l'inglese per corvo), non si può ignorare il fatto che il nome ricordi troppo da vicino quello di alcune leggi razziali emanate negli Stati Uniti tra il 1877 e il 1964: le leggi Jim Crow, per l'appunto.

E infine c'è Peter Pan, additato di essersi preso gioco delle popolazioni native americane attraverso stereotipi razzisti presenti in canzoni come “Perché è rosso l'uomo rosso”.

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Il film ritrae i nativi in un modo stereotipato che non riflette né la diversità dei popoli nativi né le loro autentiche tradizioni culturali. Parlano in una lingua incomprensibile e vengono ripetutamente chiamati "pellerossa", un termine offensivo. Peter e i bambini perduti danzano indossando copricapi e altre vesti esageratamente stereotipate. Si tratta di una forma di derisione e appropriazione della cultura dei nativi americani.

Disney ha quindi scelto di riconoscere gli errori del passato segnalandoli con adeguate avvertenze e raccontare d'ora in avanti storie “che riflettano la ricca diversità dell'umanità nel mondo”.

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